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Revoca fallimento: la Cassazione sul curatore

Una società, inizialmente dichiarata fallita, ottiene la revoca di tale status. Successivamente, il curatore fallimentare impugna delle cartelle di pagamento. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, poiché con la revoca fallimento, divenuta definitiva, il curatore perde la legittimazione processuale a rappresentare la società, ormai tornata ‘in bonis’. La mancanza di tale presupposto processuale può essere rilevata in ogni stato e grado del giudizio.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Revoca Fallimento: Quando il Curatore Perde il Potere di Agire?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14567 del 24 maggio 2024, affronta una questione cruciale che interseca diritto fallimentare e processuale: la perdita dei poteri del curatore a seguito della revoca fallimento. Questa pronuncia chiarisce in modo definitivo che, una volta revocato lo status di fallito, il curatore non ha più la legittimazione per intraprendere azioni legali in nome della società, che ritorna così nella piena disponibilità dei suoi beni e diritti.

I Fatti di Causa: Il Contesto della Controversia

Il caso ha origine da un avviso di liquidazione notificato dall’Agenzia delle Entrate al curatore di una società di fatto, dichiarata fallita nel 1994. L’Agenzia si era insinuata nel passivo del fallimento per un ingente credito erariale.

Durante il lungo contenzioso tributario, la Corte d’Appello, con una sentenza del 2008, revocava la dichiarazione di fallimento della società e dei soci. Nonostante ciò, e dopo la notifica di nuove cartelle di pagamento da parte dell’amministrazione finanziaria nel 2009, era ancora il curatore fallimentare a proporre ricorso avverso tali atti. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano il ricorso, ritenendo che l’ente impositore non potesse richiedere nuovamente un credito già insinuato al passivo fallimentare.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione, contestando la legittimazione del curatore ad agire dopo l’intervenuta revoca del fallimento.

La Questione Giuridica e la Revoca Fallimento

Il nodo centrale della controversia riguarda la legitimatio ad processum, ovvero la capacità del curatore di stare in giudizio. La domanda è: il curatore, organo della procedura concorsuale, mantiene i suoi poteri anche dopo che una sentenza ha revocato il fallimento? E da quale momento esatto questa perdita di poteri diventa efficace?

La Suprema Corte ha dovuto stabilire se l’azione intrapresa dal curatore fosse ammissibile, considerando che la sentenza di revoca era già stata pubblicata al momento della proposizione del ricorso contro le cartelle esattoriali.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando Cessa il Potere del Curatore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, fornendo un’analisi chiara e rigorosa. Il principio fondamentale ribadito è che la sentenza di revoca fallimento produce i suoi effetti, facendo decadere gli organi della procedura, solo dal momento del suo passaggio in giudicato.

Gli Ermellini hanno sottolineato che la mancanza della legittimazione processuale è una nullità rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo, in quanto attiene alla regolare costituzione del rapporto processuale. Nel caso specifico, al momento in cui il curatore ha proposto opposizione, la sentenza che revocava il fallimento era già stata pubblicata. Di conseguenza, il curatore era ormai un organo decaduto dalla sua carica, privo di qualsiasi potere di rappresentanza della società.

L’azione intrapresa è stata quindi considerata radicalmente inammissibile ab origine. La Corte ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha dichiarato l’inammissibilità dell’originario ricorso del curatore. Viene inoltre specificato che la revoca del fallimento, una volta passata in giudicato, priva di effetti anche la precedente ammissione al passivo del credito erariale, aprendo la strada all’azione esecutiva ordinaria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce un punto fermo sulla cessazione delle funzioni degli organi fallimentari, ancorandola alla definitività della sentenza di revoca. Di conseguenza:

1. Perdita di Poteri: Il curatore perde ogni potere di amministrazione e rappresentanza della società non appena la sentenza di revoca diventa definitiva. Qualsiasi atto processuale compiuto successivamente è invalido.
2. Ritorno in Bonis: La società torna nella piena disponibilità del proprio patrimonio e della propria capacità di agire in giudizio, tramite i suoi legali rappresentanti.
3. Azioni dei Creditori: I creditori, come l’Agenzia delle Entrate, possono procedere con le ordinarie azioni di riscossione nei confronti della società tornata in bonis, non essendo più vincolati alla procedura concorsuale.

Da quale momento la revoca di un fallimento diventa efficace e fa decadere gli organi della procedura, come il curatore?
La sentenza di revoca del fallimento produce i suoi effetti e determina la decadenza degli organi fallimentari solo dal momento del suo passaggio in giudicato, ovvero quando diventa definitiva e non più impugnabile.

Può un curatore fallimentare iniziare una causa per la società dopo che la sentenza di revoca del fallimento è stata pubblicata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il curatore, dopo la pubblicazione della sentenza di revoca, è un organo ormai decaduto dalla carica e privo della legittimazione processuale per agire in nome e per conto della società. Un’azione intrapresa in queste condizioni è inammissibile.

Cosa succede al credito di un ente che era stato ammesso al passivo del fallimento, se poi il fallimento viene revocato con sentenza definitiva?
La pronuncia di ammissione al passivo viene privata di effetti. La revoca del fallimento, divenuta definitiva, consente al creditore di procedere con gli strumenti ordinari di riscossione del credito direttamente nei confronti della società, che è tornata nella piena disponibilità del suo patrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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