LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Revoca agevolazione fiscale per beni trasferiti extra SEE

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2234/2024, ha stabilito che la revoca dell’agevolazione fiscale ‘Tremonti ter’ è legittima se i beni agevolati vengono trasferiti presso una stabile organizzazione della stessa azienda situata in un Paese non appartenente allo Spazio Economico Europeo (SEE). Secondo la Corte, tale trasferimento, pur non essendo una vendita a terzi, frustra la finalità della norma, che è quella di incentivare la produttività sul territorio nazionale o comunitario. La decisione si basa su un’interpretazione teleologica della legge, che considera lo spostamento del bene equiparabile a una ‘cessione’ ai fini della revoca del beneficio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Revoca Agevolazione Fiscale per Beni Trasferiti Extra SEE: La Sentenza della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande importanza per le imprese che usufruiscono di incentivi statali. La questione centrale riguarda la revoca dell’agevolazione fiscale nota come ‘Tremonti ter’ nel caso in cui i macchinari acquistati con il beneficio vengano trasferiti all’estero, presso una stabile organizzazione della stessa azienda situata fuori dallo Spazio Economico Europeo (SEE). Il provvedimento chiarisce i confini interpretativi della norma e le sue finalità economiche.

Il caso ha visto contrapposta un’importante società per azioni all’Agenzia delle Entrate, a seguito del diniego di rimborso della maggiore IRES versata per gli anni 2009 e 2010, proprio a causa della contestata fruizione dell’incentivo.

I Fatti di Causa

Una società aveva richiesto il rimborso di imposte versate, sostenendo di aver diritto all’agevolazione prevista dal D.L. 78/2009 (c.d. ‘Tremonti ter’). Questo incentivo consentiva una detassazione del 50% del valore degli investimenti in nuovi macchinari. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate aveva negato il beneficio, rilevando che i beni in questione erano stati trasferiti e collocati presso stabili organizzazioni della società situate in Paesi al di fuori dello Spazio Economico Europeo.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’Amministrazione finanziaria, sostenendo che lo scopo della norma era obbligare al mantenimento e all’utilizzo del bene agevolato all’interno del SEE. Di conseguenza, collocare i beni al di fuori di quest’area geografica comportava la perdita del vantaggio fiscale. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando questa interpretazione.

L’interpretazione della norma sulla revoca agevolazione fiscale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del comma 3-bis dell’art. 5 del D.L. 78/2009. Questa disposizione prevede la revoca dell’incentivo se i beni oggetto degli investimenti sono ‘ceduti a soggetti aventi stabile organizzazione in Paesi non aderenti allo Spazio economico europeo’.

La società ricorrente sosteneva un’interpretazione letterale, secondo cui la revoca si applicherebbe solo in caso di ‘cessione’ a un soggetto terzo, e non per un mero spostamento del bene all’interno della stessa entità giuridica, seppur presso una filiale estera. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa visione restrittiva.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha adottato un’interpretazione che va oltre il mero dato letterale, per abbracciare la finalità economica e lo scopo complessivo della normativa. I giudici hanno chiarito che il termine ‘cessione’ deve essere inteso in senso ampio, come trasferimento a qualunque titolo della disponibilità del bene al di fuori del SEE.

Le principali motivazioni sono le seguenti:
1. Finalità della Norma: L’obiettivo del legislatore era incentivare la produttività delle imprese nazionali e la competitività del sistema produttivo italiano ed europeo. Trasferire i macchinari in un Paese extra SEE significa favorire la produttività di quel Paese, con un profitto tassato localmente, ma con un costo (il mancato gettito fiscale) a carico dell’erario italiano. Questo contrasta palesemente con lo scopo dell’agevolazione.
2. Coerenza Sistematica: L’interpretazione estensiva è coerente con le precedenti normative di agevolazione (es. ‘Legge Tremonti’ e ‘Tremonti bis’), che legavano il beneficio agli investimenti realizzati ‘nel territorio dello Stato’. La norma in esame ha ampliato il perimetro allo Spazio Economico Europeo per compatibilità con i principi comunitari di libera circolazione, ma non oltre.
3. Irrilevanza della Distinzione Giuridica: Anche se la stabile organizzazione non è un soggetto giuridico distinto dalla casa madre, essa costituisce un centro di imputazione di redditi tassati nello Stato estero. Il trasferimento del bene agevolato a tale struttura produttiva extra SEE è sufficiente a configurare la fattispecie che determina la revoca.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la legittimità della revoca dell’agevolazione fiscale. Ha enunciato un importante principio di diritto: la norma va interpretata nel senso che la revoca scatta non solo in caso di vendita a terzi, ma anche in caso di trasferimento del bene da parte dello stesso beneficiario presso proprie strutture produttive situate al di fuori dello Spazio Economico Europeo. Questa decisione sottolinea che l’utilizzo concreto del bene e la sua localizzazione geografica sono elementi determinanti per il mantenimento del beneficio. Le imprese devono quindi prestare massima attenzione non solo all’atto di acquisto, ma anche alla successiva destinazione e utilizzo dei beni agevolati, per non incorrere in spiacevoli recuperi fiscali.

Il trasferimento di un bene agevolato a una propria stabile organizzazione fuori dallo Spazio Economico Europeo causa la revoca dell’agevolazione fiscale?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, tale trasferimento costituisce causa di revoca del beneficio fiscale, in quanto equiparabile a una ‘cessione’ ai fini della norma agevolativa.

Perché la legge prevede la revoca dell’agevolazione fiscale in caso di trasferimento extra SEE?
La revoca è prevista perché la finalità della norma è quella di incentivare la produttività delle imprese sul territorio nazionale o all’interno dello Spazio Economico Europeo. Trasferire i beni al di fuori di quest’area contrasta con tale obiettivo, spostando i benefici produttivi e fiscali in un altro Stato a fronte di un costo per l’erario italiano.

L’interpretazione della norma si basa solo sul testo letterale o anche sulla sua finalità?
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’interpretazione non può limitarsi al senso letterale della parola ‘cessione’, ma deve considerare la logica economica e la finalità complessiva della legge, che è quella di sostenere il sistema produttivo nazionale e comunitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati