LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Restituzione addizionale energia: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di restituzione addizionale energia pagata da un’azienda e riscossa da una società di factoring. L’ordinanza conferma il diritto del consumatore a ottenere il rimborso della somma, in quanto l’addizionale era basata su una norma nazionale in contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Il ricorso della società fornitrice di energia, che aveva ceduto il credito, è stato rigettato, consolidando il principio per cui l’azione di restituzione va intentata contro chi ha materialmente ricevuto il pagamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Restituzione Addizionale Energia: La Cassazione Conferma il Diritto al Rimborso

L’ordinanza in esame affronta un tema di grande rilevanza per imprese e consumatori: la restituzione addizionale energia versata sulla base di una normativa nazionale successivamente ritenuta in contrasto con i principi dell’Unione Europea. La Corte di Cassazione, con una decisione chiara, consolida l’orientamento favorevole al rimborso, chiarendo anche i profili di legittimazione passiva in caso di cessione del credito tramite factoring.

I Fatti di Causa: Una Fornitura Elettrica e un’Addizionale Controversa

La vicenda trae origine da un rapporto di fornitura di energia elettrica relativo agli anni 2010 e 2011. La società fornitrice aveva ceduto i crediti derivanti da tale fornitura a una società di factoring. Di conseguenza, l’azienda cliente aveva pagato le fatture direttamente alla società di factoring. Tali fatture includevano una specifica voce di costo: l’addizionale provinciale all’accisa sull’energia elettrica.

Successivamente, è emerso che la legge italiana istitutiva di tale addizionale (art. 6 del D.L. n. 511/1988) si poneva in contrasto con la Direttiva europea 2008/118/CE. L’azienda cliente, ritenendo di aver pagato una somma non dovuta, ha agito in giudizio contro la società di factoring per ottenerne la restituzione ai sensi dell’art. 2033 c.c.

Il Percorso Giudiziario e il Principio della Restituzione Addizionale Energia

Il Tribunale di primo grado ha accolto la domanda del cliente, condannando la società di factoring a restituire le somme e, al contempo, ha accolto la domanda di manleva di quest’ultima nei confronti della società fornitrice di energia. La Corte d’Appello ha parzialmente riformato la sentenza, riducendo l’importo dovuto per effetto dell’accoglimento di un’eccezione di prescrizione parziale, ma ha confermato l’impianto decisionale: la norma nazionale andava disapplicata per contrasto con il diritto comunitario, fondando così il diritto alla restituzione.

La società fornitrice ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, l’impossibilità di disapplicare la norma interna in una controversia tra privati e la non diretta applicabilità della direttiva europea.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si basa su un punto cruciale: la questione giuridica sottostante era già stata risolta da una serie di precedenti pronunce della stessa Corte, emesse a seguito della declaratoria di illegittimità costituzionale della norma che istituiva l’addizionale. In sostanza, il diritto alla restituzione addizionale energia non è più in discussione.

La Corte ha ritenuto sufficiente richiamare integralmente la motivazione di queste sentenze precedenti per giustificare il rigetto. Pur correggendo la motivazione della sentenza d’appello (che si basava sulla disapplicazione diretta della norma), il risultato non cambia: la pretesa restitutoria del cliente è fondata. La declaratoria di incostituzionalità della norma ha rimosso ab origine la base giuridica del pagamento, rendendolo indebito.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida definitivamente il diritto per chiunque abbia pagato l’addizionale provinciale sull’energia elettrica nel periodo in cui era in vigore (prima della sua abolizione nel 2012) di chiederne il rimborso. In secondo luogo, chiarisce che l’azione di restituzione per pagamento indebito deve essere correttamente indirizzata verso il soggetto che ha materialmente ricevuto la somma (l'accipiens), anche se si tratta di un intermediario come una società di factoring. Quest’ultima, a sua volta, potrà rivalersi sul creditore originario (la società energetica). La decisione rafforza la tutela del contribuente e la prevalenza dei principi del diritto eurounitario nell’ordinamento nazionale.

A chi spetta il diritto di chiedere la restituzione dell’addizionale provinciale sull’energia elettrica non dovuta?
Il diritto alla restituzione spetta al soggetto che ha effettivamente sostenuto il costo, ovvero il cliente finale a cui è stata addebitata l’addizionale in fattura.

Contro chi deve essere avviata l’azione legale per il rimborso se le fatture sono state pagate a una società di factoring?
L’azione di restituzione per pagamento indebito va proposta contro il soggetto che ha materialmente incassato la somma (l’accipiens), che nel caso di specie è la società di factoring. Quest’ultima potrà poi agire in rivalsa nei confronti della società fornitrice di energia che le ha ceduto il credito.

Perché la norma che istituiva l’addizionale provinciale sull’energia è stata considerata illegittima?
La norma nazionale (art. 6 del D.L. n. 511/1988) è stata considerata illegittima perché in contrasto con la Direttiva europea 2008/118/CE. Questo contrasto è stato confermato da una successiva declaratoria di illegittimità costituzionale, che ha eliminato la base giuridica del tributo sin dalla sua origine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati