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Responsabilità spedizioniere: quando è esclusa?

Un centro di assistenza doganale ha impugnato avvisi di accertamento per importazioni sottovalutate. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, definendo i limiti della responsabilità spedizioniere doganale. La Corte ha stabilito che la procedura domiciliata non comporta automaticamente una rappresentanza indiretta e la conseguente responsabilità solidale. Ha inoltre ribadito l’illegittimità dell’uso di banche dati interne da parte delle Dogane per la rettifica del valore, se non vengono prima applicati i metodi di valutazione normativamente previsti in sequenza. Infine, ha specificato che la responsabilità dello spedizioniere richiede la prova di una sua partecipazione attiva e consapevole all’irregolarità.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità spedizioniere doganale: la Cassazione fissa i paletti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7870/2024) interviene su un tema cruciale per gli operatori del commercio internazionale: la responsabilità spedizioniere doganale. La pronuncia chiarisce in modo netto tre aspetti fondamentali: il rapporto tra procedura domiciliata e tipo di rappresentanza, i limiti all’uso delle banche dati per l’accertamento del valore e l’onere della prova a carico dell’Amministrazione doganale. L’analisi di questa decisione offre spunti preziosi per tutti i professionisti del settore.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Valore Doganale

Il caso trae origine da una serie di avvisi di rettifica emessi dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di un Centro di Assistenza Doganale (CAD). L’Agenzia contestava la sottofatturazione del valore di merci importate dalla Cina per conto di una società terza. Secondo l’Amministrazione, il CAD era solidalmente responsabile per i maggiori dazi dovuti, in quanto le importazioni erano avvenute tramite la cosiddetta “procedura domiciliata”, che a suo avviso implicava automaticamente un regime di rappresentanza indiretta.

La Commissione Tributaria Regionale, in sede di rinvio, aveva dato ragione all’Agenzia, confermando la responsabilità del CAD e la legittimità dell’accertamento basato sulla banca dati interna dell’Agenzia, denominata MERCE. Il CAD ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando l’errata interpretazione delle norme comunitarie e nazionali.

La Procedura Domiciliata e la responsabilità spedizioniere doganale

Il primo e fondamentale punto affrontato dalla Corte riguarda la natura della rappresentanza nella procedura domiciliata. La Corte ha cassato la sentenza impugnata, affermando che è giuridicamente errato associare in modo automatico la procedura domiciliata alla rappresentanza indiretta. Citando un proprio precedente consolidato, la Cassazione ha ribadito che la domiciliazione è una mera semplificazione procedurale che consente all’importatore di sdoganare le merci presso i propri locali. Tale procedura non determina la natura del mandato conferito allo spedizioniere, il quale può benissimo operare in regime di rappresentanza diretta. L’affermazione della Commissione Tributaria Regionale, basata su un automatismo inesistente, è stata quindi censurata come un palese errore di diritto.

L’Uso Illegittimo della Banca Dati per la Rettifica del Valore

Un altro motivo di accoglimento del ricorso ha riguardato le modalità di rideterminazione del valore in dogana. La Corte ha censurato l’operato dell’Agenzia, validato dai giudici di merito, che si era avvalsa direttamente della propria banca dati interna a fronte della mancata risposta dell’importatore e del CAD. La Cassazione ha ricordato che, in presenza di fondati dubbi sul valore dichiarato, il Codice Doganale Comunitario impone all’amministrazione di seguire una rigida e vincolata sequenza di metodi di valutazione alternativi (previsti dagli artt. 30 e 31). Solo dopo aver dimostrato e motivato l’impossibilità di applicare tali metodi in successione, è possibile ricorrere a criteri residuali. L’utilizzo diretto di una banca dati interna, senza rispettare questo percorso normativo, vizia l’atto di accertamento per illegittimità.

L’Onere della Prova per la Responsabilità dello Spedizioniere

Infine, la Corte si è soffermata sulla responsabilità dello spedizioniere che opera in rappresentanza diretta. Anche qualora si operasse in tale regime, la responsabilità non è automatica. La Corte ha chiarito che, ai fini della responsabilità solidale, non è sufficiente che lo spedizioniere abbia presentato la dichiarazione doganale predisposta dall’importatore. L’Amministrazione doganale ha l’onere di provare una condotta attiva dello spedizioniere nella consumazione dell’irregolarità. Deve dimostrare, cioè, che lo spedizioniere ha fornito dati di cui conosceva o avrebbe dovuto conoscere l’irregolarità, o ha allegato documenti di cui era nota o avrebbe dovuto essere nota l’inidoneità. Affermazioni generiche sulla cooperazione nell’illecito, come quelle contenute nella sentenza impugnata, non sono sufficienti a fondare la responsabilità.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione sulla base di un’interpretazione rigorosa della normativa doganale europea e dei principi consolidati nella propria giurisprudenza. La sentenza impugnata è stata ritenuta viziata in punto di diritto perché ha creato un collegamento automatico tra procedura domiciliata e rappresentanza indiretta, un’equazione che non trova riscontro normativo. Per quanto riguarda la determinazione del valore, la Corte ha sottolineato il carattere vincolato della procedura di accertamento, che non può essere derogata a favore di strumenti interni dell’amministrazione se non come extrema ratio e con adeguata motivazione. Infine, sul tema della responsabilità, è stato riaffermato il principio secondo cui la colpa dello spedizioniere non può essere presunta ma deve essere concretamente provata dall’Ufficio, individuando un contributo causale attivo e consapevole all’illecito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante vademecum per gli spedizionieri doganali e gli importatori. Essa chiarisce che la responsabilità spedizioniere doganale non è una conseguenza automatica né della procedura utilizzata né del semplice ruolo di dichiarante. Al contrario, la responsabilità deve essere ancorata a presupposti giuridici precisi e a prove concrete fornite dall’Amministrazione. Viene così rafforzata la tutela del rappresentante doganale che agisce con diligenza, distinguendo la sua posizione da quella dell’importatore, vero dominus dell’operazione commerciale.

La procedura doganale “domiciliata” comporta automaticamente la responsabilità solidale dello spedizioniere doganale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la procedura domiciliata è una semplificazione procedurale e non definisce la natura della rappresentanza. Uno spedizioniere può operare in rappresentanza diretta anche utilizzando tale procedura, e l’equazione automatica tra domiciliazione e rappresentanza indiretta (con responsabilità solidale) costituisce un errore di diritto.

L’Agenzia delle Dogane può utilizzare una propria banca dati per rettificare il valore delle merci importate?
No, non come prima scelta. La Corte ha stabilito che, in caso di dubbi sul valore dichiarato, l’Amministrazione deve seguire la rigida sequenza dei metodi di valutazione sussidiari previsti dagli artt. 30 e 31 del Codice Doganale Comunitario. Solo dopo aver motivato l’impossibilità di applicare tali metodi è possibile ricorrere a criteri diversi. L’uso diretto di banche dati interne è illegittimo se questo iter non viene rispettato.

Quando uno spedizioniere che agisce in rappresentanza diretta è responsabile per i dazi non pagati a causa di sottofatturazione?
La sua responsabilità sorge solo se l’Amministrazione doganale fornisce la prova di una sua condotta attiva e consapevole nella realizzazione dell’irregolarità. Non è sufficiente aver depositato la dichiarazione predisposta dall’importatore; l’Ufficio deve dimostrare che lo spedizioniere ha fornito dati di cui conosceva (o avrebbe dovuto conoscere) la falsità o ha allegato documenti di cui conosceva (o avrebbe dovuto conoscere) l’inidoneità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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