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Responsabilità solidale TARSU: Chi paga per le aree comuni?

Una società proprietaria di un centro commerciale ha impugnato un avviso di accertamento TARSU, sostenendo di non essere responsabile per le aree comuni poiché tutti gli spazi erano stati affittati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando il principio di responsabilità solidale TARSU a carico del soggetto che gestisce i servizi comuni. Secondo la Corte, le clausole contrattuali dimostravano che la società conservava il ruolo di gestore, rendendola quindi solidalmente obbligata al pagamento del tributo. L’impugnazione è stata accolta solo su un punto secondario relativo alla condanna alle spese legali di un precedente giudizio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Solidale TARSU: La Cassazione sui Doveri del Gestore di Centri Commerciali

La questione di chi debba farsi carico della Tassa sui Rifiuti (TARSU) per le aree comuni dei centri commerciali è un tema complesso e dibattuto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, ribadendo il principio della responsabilità solidale TARSU per il soggetto che, anche indirettamente, gestisce i servizi comuni. Questa decisione evidenzia come la semplice cessione in affitto dei singoli locali non sia sufficiente a escludere la responsabilità del proprietario/concedente.

Il Contesto: La Tassa sui Rifiuti per le Aree Comuni

Il caso ha origine dall’impugnazione di un avviso di pagamento per la TARSU relativa all’anno 2007 da parte di una società, proprietaria di un complesso immobiliare a uso commerciale. La società sosteneva di non essere tenuta al pagamento del tributo per le aree comuni, in quanto tutti gli spazi commerciali erano stati ceduti in affitto a terzi. Secondo la sua tesi, la detenzione e, di conseguenza, l’obbligo tributario, erano passati interamente agli affittuari.

Il contenzioso, dopo un lungo iter processuale che ha visto un primo annullamento con rinvio da parte della stessa Cassazione per difetto di motivazione, è tornato al vaglio della Suprema Corte. Il giudice del rinvio aveva nuovamente confermato la pretesa del Comune, ritenendo la società contribuente responsabile in solido.

Il Principio della Responsabilità Solidale TARSU secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto i motivi principali del ricorso, consolidando un orientamento giuridico di grande importanza. La normativa di riferimento (art. 63 del d.lgs. n. 507/1993) stabilisce che, nei centri commerciali integrati, la soggettività passiva del tributo è identificata in coloro che occupano o detengono i locali in uso esclusivo. Tuttavia, la stessa norma prevede che chi gestisce i servizi comuni è responsabile in solido con gli occupanti.

Questo significa che l’ente impositore può richiedere il pagamento dell’intera tassa indifferentemente agli occupanti dei singoli negozi o al gestore delle aree comuni. Sarà poi il gestore, se ha pagato per tutti, a potersi rivalere sui singoli occupanti per la loro quota.

L’Analisi dei Contratti e il Ruolo del Gestore

Il punto cruciale della controversia è stato stabilire se la società ricorrente potesse essere qualificata come “soggetto gestore dei servizi comuni”. La Corte ha sottolineato come la qualifica di gestore non derivi necessariamente da un’attività diretta, ma possa emergere anche dalle clausole contrattuali.

Nel caso specifico, l’analisi dei contratti di affitto ha rivelato che la società concedente si riservava il “diritto/dovere di assicurare il miglior funzionamento del centro integrato”, anche tramite la nomina di un direttore o di un gestore esterno. Questo, secondo i giudici, implicava la titolarità della posizione di gestione, poiché solo chi è titolare di un potere può delegarlo a terzi. Inoltre, i contratti prevedevano il potere della concedente di modificare il regolamento interno del centro, un’altra chiara prerogativa di gestione.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto infondati i motivi di ricorso volti a contestare la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito. La Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. In questo caso, il giudice del rinvio aveva correttamente applicato il principio di diritto sulla responsabilità solidale TARSU, fondando la sua decisione sull’analisi dei documenti, in particolare dei contratti di fitto.

Secondo la Suprema Corte, il giudice di merito ha logicamente dedotto dalle clausole contrattuali la persistenza di un potere di gestione in capo alla società proprietaria. La ricorrente non aveva fornito prova contraria sufficiente, come ad esempio l’indicazione di un diverso soggetto che avesse assunto in via esclusiva la gestione delle aree comuni. La denuncia di una “erronea valutazione delle prove” si è quindi tradotta in una inammissibile richiesta di un nuovo giudizio di merito.

L’unico motivo di ricorso accolto ha riguardato un aspetto puramente procedurale: la condanna al pagamento delle spese legali del precedente giudizio di Cassazione, nel quale le controparti (Comune e società di riscossione) non si erano nemmeno costituite. La Corte ha ribadito che non si può essere condannati a rimborsare spese che la controparte non ha sostenuto.

le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale per la gestione fiscale dei centri commerciali. I proprietari di complessi immobiliari che cedono in affitto i singoli spazi non possono ritenersi automaticamente esenti dalla responsabilità per la TARSU relativa alle aree comuni. Se i contratti di locazione o altre evidenze dimostrano che il proprietario mantiene un ruolo, anche solo di supervisione o di delega, nella gestione dei servizi comuni, egli sarà considerato responsabile in solido con i singoli affittuari.

Questa decisione impone una riflessione attenta sulla redazione dei contratti di affitto e sulla chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità all’interno dei centri commerciali, al fine di evitare contenziosi fiscali e garantire una corretta ripartizione degli oneri tributari.

Chi è responsabile per il pagamento della TARSU relativa alle aree comuni di un centro commerciale?
Sono responsabili in solido sia gli occupanti dei singoli locali in uso esclusivo, sia il soggetto che gestisce i servizi comuni. L’amministrazione comunale può richiedere il pagamento dell’intero importo a uno qualsiasi di questi soggetti.

Il proprietario di un centro commerciale può evitare la responsabilità per la TARSU se affitta tutti i negozi?
No, non necessariamente. Se dai contratti di affitto o da altri elementi emerge che il proprietario mantiene un potere di gestione o di supervisione sui servizi comuni (ad esempio, il diritto di nominare un gestore o di modificare il regolamento del centro), egli rimane responsabile in solido per il pagamento del tributo.

Cosa succede se una parte viene condannata a pagare le spese legali di un giudizio a cui la controparte non ha partecipato?
La condanna è illegittima. La Corte ha stabilito che una parte vittoriosa non può ottenere il rimborso di spese legali che non ha effettivamente sostenuto, come nel caso in cui sia rimasta contumace (cioè non si sia costituita in giudizio).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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