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Responsabilità solidale sostituito: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27744/2024, ha stabilito un principio cruciale in materia di ritenute d’acconto. Viene esclusa la responsabilità solidale del sostituito (il professionista) quando il sostituto d’imposta (il cliente) opera la ritenuta ma non la versa all’Erario, compensandola con crediti inesistenti. La Corte ha chiarito che la responsabilità del professionista sorge solo se la ritenuta non viene affatto operata, non quando, una volta operata, non viene versata.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ritenuta d’acconto non versata: quando il professionista non è responsabile?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per professionisti e lavoratori autonomi: cosa succede se il cliente opera la ritenuta d’acconto ma poi non la versa allo Stato? La questione centrale riguarda la responsabilità solidale del sostituito, un principio che può esporre il contribuente a richieste di pagamento per tasse già trattenute dal proprio compenso. La pronuncia in esame offre un chiarimento fondamentale, distinguendo nettamente tra la mancata effettuazione della ritenuta e il suo mancato versamento.

I Fatti del Caso

Una professionista si vedeva recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2007. L’Amministrazione Finanziaria contestava il mancato versamento delle ritenute d’acconto relative a un compenso di 15.000 euro percepito da una società cliente.

La società, in qualità di sostituto d’imposta, aveva regolarmente operato la ritenuta di 4.500 euro, ma invece di versarla all’Erario, l’aveva compensata con un credito IVA risultato poi inesistente. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate richiedeva il pagamento di tale importo direttamente alla professionista, ritenendola obbligata in solido con la società inadempiente.

La questione della responsabilità solidale del sostituito

Il caso ha attraversato i vari gradi di giudizio. Inizialmente, i giudici di primo grado avevano dato ragione alla contribuente, escludendo il suo coinvolgimento nella presunta frode fiscale della società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Amministrazione Finanziaria e affermando la responsabilità solidale del sostituito.

La professionista ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che, in base all’art. 35 del d.P.R. 602/1973, la responsabilità solidale del sostituito si applica solo in fase di riscossione e dopo l’iscrizione a ruolo del sostituto, non in sede di accertamento, e soprattutto non quando la ritenuta è stata effettivamente operata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della professionista, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici supremi si è concentrato sulla netta distinzione tra due ipotesi:

1. Mancata effettuazione della ritenuta: Se il sostituto d’imposta non opera affatto la trattenuta sul compenso, il sostituito è coobbligato in solido per il versamento dell’imposta.
2. Mancato versamento della ritenuta operata: Se il sostituto, come nel caso di specie, opera la ritenuta (cioè la detrae dal compenso del professionista) ma poi omette di versarla allo Stato, la responsabilità ricade unicamente sul sostituto stesso.

L’Amministrazione Finanziaria aveva basato la propria pretesa proprio sul fatto che le ritenute, sebbene operate, non erano state utilmente versate a causa della compensazione con crediti IVA fittizi. Per la Cassazione, questa circostanza è irrilevante ai fini della responsabilità del professionista.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul tenore letterale dell’art. 35 del d.P.R. n. 602/1973 e su consolidati principi giurisprudenziali, incluse le Sezioni Unite. Una volta che il sostituto effettua la trattenuta, il sostituito ha subito la sua decurtazione patrimoniale e, di fatto, ha adempiuto al suo obbligo fiscale. L’obbligazione di versare quella somma all’Erario si trasferisce interamente in capo al sostituto. Il successivo mancato versamento, qualunque ne sia la causa (omissione, compensazione indebita, etc.), costituisce un inadempimento esclusivo del sostituto d’imposta, per il quale il sostituito non può essere chiamato a rispondere.

La responsabilità solidale del contribuente è, quindi, una misura eccezionale, condizionata espressamente alla circostanza della mancata effettuazione della ritenuta, non al suo successivo destino nelle casse del sostituto. Pertanto, nel caso in esame, la pretesa dell’Agenzia delle Entrate nei confronti della professionista è stata ritenuta illegittima.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una tutela fondamentale per lavoratori autonomi, professionisti e dipendenti. Stabilisce chiaramente che il contribuente, una volta subita la ritenuta sul proprio compenso, è liberato da ogni obbligo verso il Fisco per quell’importo. Il rischio dell’insolvenza o del comportamento fraudolento del sostituto d’imposta non può ricadere sul sostituito, che ha già subito la diminuzione del proprio reddito. La decisione rafforza la certezza del diritto, confermando che l’Amministrazione Finanziaria deve rivolgere le proprie pretese esclusivamente nei confronti del soggetto inadempiente, ovvero il sostituto che ha operato la trattenuta senza poi versarla.

Quando scatta la responsabilità solidale del professionista per le ritenute non versate dal cliente?
La responsabilità solidale del professionista (sostituito) scatta esclusivamente quando il cliente (sostituto d’imposta) non opera affatto la ritenuta sul compenso. Se la ritenuta viene operata, cioè trattenuta dalla fattura, la responsabilità per il mancato versamento è solo del cliente.

Se il mio cliente opera la ritenuta ma poi la compensa con crediti fiscali inesistenti, sono responsabile verso il Fisco?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta che la ritenuta è stata operata, il professionista è liberato da ogni obbligo. Il fatto che il cliente non la versi, utilizzando modalità fraudolente come la compensazione con crediti inesistenti, è un problema che riguarda esclusivamente il rapporto tra il cliente e l’Amministrazione Finanziaria.

Una sentenza favorevole ottenuta per un anno d’imposta vale automaticamente per gli anni successivi?
No, non necessariamente. La Corte chiarisce che il giudicato formatosi su un determinato periodo d’imposta non si estende automaticamente ad altre annualità, a meno che non riguardi elementi preliminari e duraturi nel tempo, come specifiche qualificazioni giuridiche. Una controversia su una prestazione di lavoro autonomo in un anno non costituisce, di per sé, un precedente vincolante per l’anno successivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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