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Responsabilità solidale gestore: la Cassazione decide

Una società proprietaria di un centro commerciale è stata ritenuta responsabile in solido per il pagamento della tassa sui rifiuti (TARSU) relativa alle aree comuni. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3809/2024, ha confermato la decisione, basandosi sull’interpretazione dei contratti di fitto che attribuivano alla società un ruolo di gestore, anche se delegabile. La Corte ha però accolto il ricorso riguardo le spese legali, stabilendo che non sono dovute alla controparte se questa non ha partecipato a una fase del giudizio. Questo caso chiarisce il principio della responsabilità solidale gestore nei complessi commerciali.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità solidale gestore: chi paga la tassa rifiuti per le aree comuni?

La questione della ripartizione degli oneri fiscali nei centri commerciali è un tema ricorrente e complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla responsabilità solidale gestore per il pagamento della tassa sui rifiuti (TARSU, oggi TARI) relativa alle aree comuni. La pronuncia analizza il caso di una società proprietaria del complesso immobiliare che, pur avendo affittato tutte le superfici operative, è stata considerata responsabile per il tributo, offrendo spunti fondamentali per operatori del settore e professionisti legali.

I fatti di causa

Una società, proprietaria di un centro commerciale, ha impugnato un avviso di pagamento relativo alla TARSU per l’anno 2008, sostenendo di non essere il soggetto passivo del tributo. La sua tesi si basava sul fatto di aver concesso in affitto d’azienda tutte le superfici del centro, trasferendo di conseguenza la detenzione degli immobili e, a suo dire, anche la responsabilità per la gestione dei servizi comuni. L’ente impositore, invece, riteneva la società co-obbligata in solido in qualità di gestore di tali servizi. La questione, dopo un lungo iter giudiziario, è giunta all’esame della Corte di Cassazione per la seconda volta, a seguito di un precedente annullamento con rinvio.

La decisione della Corte sulla responsabilità solidale gestore

La Corte di Cassazione ha rigettato i principali motivi di ricorso della società, confermando la sua responsabilità. L’analisi dei giudici si è concentrata non sulla mera detenzione fisica delle aree, ma sul ruolo giuridico derivante dai contratti di affitto. Secondo la Corte, il giudice di rinvio aveva correttamente interpretato le clausole contrattuali, dalle quali emergeva che la società concedente conservava un “diritto/dovere di assicurare il miglior funzionamento del centro integrato”.

L’interpretazione dei contratti

I contratti prevedevano esplicitamente che la società proprietaria potesse esercitare tale dovere “tramite il direttore e/o gestore del centro integrato” e che avesse il potere di modificare il regolamento interno del complesso. Questi elementi sono stati ritenuti sufficienti per identificare nella società la titolare della posizione giuridica di gestione, anche se tale funzione poteva essere materialmente delegata a un altro soggetto. La titolarità del potere di gestione, secondo la Corte, è il presupposto per la responsabilità solidale gestore prevista dall’art. 63 del D.Lgs. n. 507/1993. In sostanza, solo chi è titolare di una funzione può delegarla.

La questione delle spese di giudizio

Un aspetto interessante della pronuncia riguarda l’accoglimento del quarto motivo di ricorso, relativo alla condanna al pagamento delle spese legali. La società ricorrente aveva lamentato di essere stata condannata a rimborsare le spese di un precedente giudizio di Cassazione in cui il Comune e la società di riscossione non si erano nemmeno costituiti (erano rimasti contumaci).
La Corte ha accolto questa doglianza, ribadendo un principio fondamentale: la condanna alle spese presuppone che la parte vittoriosa le abbia effettivamente sostenute partecipando attivamente al giudizio. Non è possibile attribuire un rimborso per spese mai erogate, come quelle relative a una fase processuale a cui non si è preso parte. Pertanto, la sentenza è stata annullata su questo specifico punto.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione distinguendo tra l’accertamento del fatto e la violazione di legge. La valutazione del giudice di merito, che ha identificato la società ricorrente come gestore basandosi sulle prove documentali (i contratti di fitto), è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha invece confermato la corretta applicazione del principio giuridico secondo cui, nei centri commerciali, chi gestisce i servizi comuni è responsabile in solido con i singoli occupanti per il pagamento della tassa sui rifiuti relativa a tali aree. Per quanto riguarda le spese legali, la motivazione si basa sul presupposto indefettibile della condanna: l’effettivo sostenimento di un costo per l’attività difensiva. La parte contumace, non svolgendo attività difensiva, non sostiene spese e non può quindi ottenerne il rimborso.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza conferma un orientamento consolidato sulla responsabilità solidale gestore dei centri commerciali per i tributi locali sulle aree comuni. La titolarità della gestione non deriva dalla detenzione materiale, ma dal potere giuridico di organizzare e dirigere i servizi comuni, potere che può emergere direttamente dalle clausole contrattuali. Al contempo, la sentenza offre un importante chiarimento procedurale, sancendo che non vi è diritto al rimborso delle spese di lite per le fasi del giudizio a cui non si è attivamente partecipato. La decisione, quindi, bilancia la responsabilità sostanziale del contribuente con il rispetto dei principi di correttezza processuale.

Chi è tenuto a pagare la tassa sui rifiuti per le aree comuni di un centro commerciale?
Secondo la legge (art. 63, D.Lgs. 507/1993) e l’interpretazione della Corte di Cassazione, la soggettività passiva per le aree comuni è attribuita a chi gestisce i servizi comuni del centro, il quale è responsabile in solido con i singoli occupanti dei locali in uso esclusivo.

La società proprietaria di un centro commerciale può essere considerata gestore anche se affitta tutte le superfici?
Sì. La Corte ha stabilito che la qualifica di gestore non dipende dalla detenzione diretta delle aree, ma dalla titolarità del potere giuridico di gestione. Se i contratti di affitto riservano alla società proprietaria il diritto/dovere di assicurare il funzionamento del centro, anche delegando tale compito, essa mantiene la titolarità della posizione e la conseguente responsabilità solidale.

È possibile essere condannati a rimborsare le spese legali a una parte che non ha partecipato al giudizio?
No. La Corte ha chiarito che il presupposto per la condanna al pagamento delle spese di lite è che la parte vittoriosa le abbia effettivamente sostenute. Una parte che rimane contumace, cioè non si costituisce e non svolge attività difensiva in una determinata fase processuale, non ha diritto al rimborso delle relative spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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