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Responsabilità solidale accise: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24201/2024, ha stabilito che il titolare di un deposito fiscale è solidalmente responsabile per il pagamento delle accise in caso di ammanco di carburante durante il rifornimento a una nave. La discrepanza tra la quantità erogata e quella ricevuta, attestata dal comandante della nave, costituisce una presunzione di ‘immissione in consumo’ che fa scattare l’obbligo fiscale. La Corte ha chiarito che spetta al fornitore l’onere di provare la correttezza della fornitura, non potendo la dichiarazione del comandante essere svalutata sulla base di una mera supposizione di malfunzionamento degli strumenti di misura della nave. Questo principio rafforza la responsabilità solidale accise per gli operatori del settore.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Solidale Accise: la Cassazione sulla Prova degli Ammanchi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia fiscale: la responsabilità solidale accise del titolare di un deposito fiscale per gli ammanchi di carburante. La decisione chiarisce che una discrepanza tra la quantità di prodotto che lascia il deposito e quella ricevuta dal cliente finale fa scattare una presunzione di immissione in consumo, con conseguente obbligo di versare l’imposta. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore petrolifero, titolare di un deposito fiscale, effettuava una fornitura di gasolio (bunkeraggio) a una nave in porto, operando in regime di sospensione d’accisa. Al termine del rifornimento, il comandante della nave dichiarava di aver ricevuto una quantità di carburante inferiore a quella registrata in uscita dal deposito della società fornitrice.

Sulla base di questa discrepanza, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli emetteva avvisi di pagamento per recuperare l’accisa non versata sulla quantità mancante, oltre alle relative sanzioni. La Commissione Tributaria Regionale, in un primo momento, dava ragione alla società fornitrice, ritenendo che l’accertamento dell’Agenzia non fosse sufficientemente provato. In particolare, i giudici di secondo grado avevano svalutato la dichiarazione del comandante, ipotizzando un possibile malfunzionamento del sistema di misurazione della nave, senza però che vi fosse alcuna prova concreta a riguardo. L’Agenzia Fiscale ricorreva quindi in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza precedente e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata la valutazione dei giudici di merito, ribadendo che la segnalazione di un ammanco da parte del ricevente è un elemento probatorio che non può essere ignorato sulla base di mere supposizioni.

Le Motivazioni: la Responsabilità Solidale Accise e l’Onere della Prova

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa sulle accise e sulla ripartizione dell’onere della prova.

1. Presunzione di Immissione in Consumo: La legge stabilisce che qualsiasi ammanco o deficienza di prodotto in regime sospensivo, oltre le tolleranze consentite, si considera come una ‘immissione in consumo’. Questo evento, anche se irregolare, rende l’accisa immediatamente esigibile.

2. Valore della Dichiarazione del Ricevente: La Corte ha sottolineato che la dichiarazione del comandante della nave, che segnalava la discrepanza, era un elemento di prova che i giudici di merito avrebbero dovuto valutare attentamente. Sminuirne il valore basandosi sulla semplice ipotesi di un guasto agli strumenti della nave, senza alcuna verifica tecnica, è stato considerato un errore di diritto.

3. Onere della Prova a Carico del Fornitore: Di conseguenza, l’onere di dimostrare che la discrepanza non era reale o era dovuta a cause non imputabili ricadeva sulla società fornitrice. Era quest’ultima che avrebbe dovuto fornire la prova di aver consegnato l’intera quantità di carburante dichiarata o che la misurazione della nave era errata. La responsabilità solidale accise impone al depositario autorizzato di garantire la corretta circolazione dei prodotti in regime sospensivo.

4. Principio di Solidarietà: La normativa prevede una responsabilità solidale tra il titolare del deposito fiscale e gli altri soggetti coinvolti nella circolazione del prodotto. Ciò significa che lo Stato può richiedere il pagamento dell’imposta evasa a chiunque abbia partecipato alla catena, in caso di irregolarità. Il depositario autorizzato è garante del pagamento del tributo e risponde dell’imposta in caso di svincolo irregolare dal regime sospensivo, a meno che non provi la sua completa estraneità alla condotta illecita.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Operatori

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per tutti gli operatori che gestiscono prodotti in regime sospensivo d’accisa. La decisione implica che:

* Non è possibile scaricare la responsabilità di eventuali ammanchi sul destinatario finale senza prove concrete del suo errore o dolo.
* Le dichiarazioni e le misurazioni effettuate dal ricevente costituiscono un elemento di prova significativo che l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente utilizzare per accertare un’evasione d’imposta.
* Le aziende fornitrici devono dotarsi di sistemi di controllo e documentazione robusti per poter dimostrare, in caso di contestazione, la correttezza delle proprie forniture e l’effettiva consegna delle quantità dichiarate. La responsabilità solidale accise non è un concetto astratto, ma una regola con pesanti conseguenze operative e finanziarie.

Chi è responsabile per il pagamento delle accise se si verifica un ammanco di carburante durante un rifornimento?
Secondo la Corte, il titolare del deposito fiscale (il fornitore) è solidalmente responsabile con gli altri soggetti coinvolti nella circolazione del prodotto. La discrepanza tra la quantità erogata e quella ricevuta è considerata un’immissione in consumo irregolare che rende l’accisa dovuta.

La dichiarazione del comandante della nave che riceve il carburante ha valore di prova?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la dichiarazione del comandante, che attesta una discrepanza nella quantità ricevuta, è un elemento probatorio valido. Non può essere svalutata sulla base di una mera supposizione, non provata, che gli strumenti di misura della nave siano difettosi.

Su chi ricade l’onere della prova in caso di discrepanza tra carburante erogato e ricevuto?
L’onere della prova ricade sul fornitore (il depositario autorizzato). È compito suo dimostrare di aver effettivamente consegnato l’intera quantità di carburante dichiarata o che la perdita è avvenuta per cause a lui non imputabili. Non spetta all’amministrazione finanziaria provare il corretto funzionamento degli strumenti del ricevente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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