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Responsabilità solidale accise: la Cassazione decide

La Cassazione chiarisce la responsabilità solidale accise per il depositario autorizzato in caso di ammanco di carburante durante il rifornimento. La dichiarazione del comandante della nave è sufficiente a provare lo svincolo irregolare, rendendo esigibile l’imposta a carico del fornitore.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Solidale Accise: Chi Paga se Manca il Carburante?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 24182 del 2024 affronta un tema cruciale nel diritto tributario: la responsabilità solidale accise in caso di ammanchi di carburante. La decisione chiarisce che la dichiarazione di un ammanco da parte del comandante di una nave è sufficiente a far scattare l’obbligo di pagamento dell’imposta per il fornitore, titolare del deposito fiscale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una società fornitrice di prodotti petroliferi si è vista recapitare diversi avvisi di pagamento dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’accisa su una quantità di carburante risultata mancante durante operazioni di rifornimento (bunkeraggio) a diverse navi.

La discrepanza emergeva dal confronto tra la quantità di prodotto registrata in uscita dal deposito fiscale della società fornitrice e quella che il comandante della nave, al termine del rifornimento, dichiarava di aver effettivamente ricevuto a bordo. Poiché la quantità ricevuta era inferiore, e superava le tolleranze di legge, l’Agenzia riteneva che il prodotto mancante fosse stato “svincolato irregolarmente” e immesso in consumo senza il pagamento della relativa accisa, addebitandola alla società fornitrice.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

Inizialmente, i giudici tributari regionali avevano dato ragione alla società fornitrice. Secondo la Commissione Tributaria, la sola dichiarazione del comandante della nave non costituiva una prova sufficiente dell’ammanco. I giudici ipotizzavano che il sistema di misurazione della nave potesse non essere affidabile o, addirittura, che il comandante avesse un interesse a dichiarare una quantità inferiore per ottenere uno sconto dal fornitore. Di conseguenza, la Commissione aveva annullato gli avvisi di pagamento, ritenendo non provata l’illecita immissione in consumo del carburante.

La Decisione della Cassazione e la responsabilità solidale accise

L’Agenzia delle Dogane ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato completamente il verdetto. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, stabilendo principi chiari in materia di responsabilità solidale accise.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su una solida base normativa, sia europea (Direttiva 118/2008/CE) che nazionale (D.Lgs. 504/1995, Testo Unico delle Accise). I giudici hanno chiarito che l’accisa diventa esigibile nel momento in cui il prodotto viene “immesso in consumo”. Questa condizione si verifica non solo con la vendita regolare, ma anche in ogni caso di “svincolo irregolare” da un regime sospensivo, come quello di un deposito fiscale.

Il punto centrale della motivazione risiede nella qualificazione della responsabilità. La legge stabilisce una responsabilità solidale tra il titolare del deposito fiscale (il fornitore) e altri soggetti che hanno contribuito all’irregolarità. Qualsiasi ammanco di prodotto che superi le tolleranze legali crea una presunzione di immissione in consumo.

Secondo la Cassazione, la Commissione Tributaria ha errato nel svalutare la dichiarazione del comandante sulla base di mere supposizioni. La segnalazione di un ammanco, prevista peraltro da specifiche determinazioni dell’Agenzia, è un elemento probatorio che non può essere ignorato senza un accertamento concreto del suo malfunzionamento o della sua falsità. Il ruolo dei giudici di merito era quello di verificare se gli elementi forniti dall’Agenzia fossero sufficienti a provare lo svincolo irregolare, non di formulare ipotesi alternative non supportate da prove.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione rafforza il principio della responsabilità solidale accise a carico del titolare del deposito fiscale. La sentenza implica che, in presenza di un ammanco certificato al momento della consegna, l’onere di dimostrare che il prodotto non è stato illecitamente immesso in consumo ricade sul depositario. Non è sufficiente contestare l’affidabilità della misurazione della controparte; è necessario fornire prove concrete che escludano la propria responsabilità. La decisione ha importanti implicazioni per tutte le aziende che operano con prodotti in regime di sospensione d’accisa, sottolineando la necessità di sistemi di controllo rigorosi e di una documentazione impeccabile per evitare di incorrere in pesanti recuperi d’imposta.

La dichiarazione del comandante di una nave che attesta un ammanco di carburante è sufficiente per l’Agenzia delle Dogane per richiedere il pagamento delle accise?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la dichiarazione del comandante è un elemento probatorio sufficiente per presumere uno svincolo irregolare del prodotto e, di conseguenza, per rendere esigibile l’accisa, a meno che non venga fornita una prova contraria concreta.

Chi è responsabile del pagamento dell’accisa in caso di ammanco di carburante durante il trasporto da un deposito fiscale?
La legge stabilisce una responsabilità solidale. Il titolare del deposito fiscale dal quale il prodotto è uscito è obbligato in solido con gli altri soggetti coinvolti nell’irregolare circolazione a pagare l’imposta dovuta.

Può un giudice annullare un avviso di accertamento per accise basandosi sulla semplice ipotesi che la misurazione del ricevente sia inaffidabile o che vi sia un interesse a dichiarare il falso?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i giudici di merito non possono basare la loro decisione su mere supposizioni non provate. Devono valutare gli elementi probatori forniti dall’amministrazione finanziaria e accertare in concreto se l’illecita immissione in consumo sia avvenuta o meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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