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Responsabilità socio società cancellata: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di merito che aveva escluso la responsabilità fiscale del socio unico di una società estinta. La Corte ha stabilito che i giudici di secondo grado hanno errato nel non valutare la specifica norma sulla responsabilità socio società cancellata (art. 36, D.P.R. 602/1973), concentrandosi su una normativa non pertinente. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione basata sulla corretta disciplina fiscale.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del socio per debiti fiscali della società cancellata: l’intervento della Cassazione

La questione della responsabilità socio società cancellata per i debiti tributari rimasti insoddisfatti è un tema di grande rilevanza pratica. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su un punto procedurale fondamentale, cassando una sentenza di merito che aveva omesso di valutare la specifica norma tributaria applicabile al caso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate al socio unico e legale rappresentante di una società a responsabilità limitata unipersonale. La società, che era stata cancellata dal registro delle imprese, non aveva presentato le dichiarazioni fiscali né versato le imposte dovute (Ires e Iva) per diverse annualità.

L’amministrazione finanziaria, ritenendo il socio responsabile per le violazioni commesse, agiva direttamente nei suoi confronti. Il contribuente impugnava l’atto impositivo. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva parzialmente il ricorso, limitando la responsabilità del socio ‘nei limiti del bilancio di liquidazione’.

Successivamente, in appello, la Commissione Tributaria Regionale rigettava il gravame dell’Agenzia delle Entrate, sostenendo l’inapplicabilità di una specifica norma (l’art. 28 del d.lgs. 175/2014) in quanto la società era già estinta al momento della sua entrata in vigore. L’Agenzia ricorreva quindi in Cassazione.

L’Ordinanza della Cassazione e la responsabilità socio società cancellata

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ravvisando un vizio di omessa pronuncia nella sentenza impugnata. Il motivo centrale del ricorso dell’Agenzia, infatti, non era basato sull’art. 28 del d.lgs. 175/2014, bensì sulla violazione dell’art. 36 del d.P.R. n. 602/1973.

Questa norma disciplina una forma specifica di responsabilità personale e solidale di liquidatori, amministratori e soci per il mancato pagamento delle imposte dovute dai soggetti con personalità giuridica. Secondo l’Agenzia, la tutela dell’erario si estende al socio unico, e la sua responsabilità in ambito tributario è più ampia di quella prevista in sede civilistica dall’art. 2495 c.c.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, rubricato come ‘Violazione e falsa applicazione dell’art. 112 c.p.c.’. Questo articolo del codice di procedura civile sancisce il principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato, imponendo al giudice di decidere su tutta la domanda e non oltre i limiti di essa.

Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva completamente ignorato la questione centrale sollevata dall’Agenzia delle Entrate, ovvero l’applicabilità dell’art. 36 del d.P.R. 602/1973. I giudici di merito si erano limitati a discutere di un’altra norma, tralasciando di esaminare il vero thema decidendum del processo. Questa omissione ha viziato la sentenza, rendendola nulla per violazione di una norma procedurale fondamentale.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Campania, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà valutare la legittimità dell’avviso di accertamento proprio alla luce dell’art. 36 del d.P.R. n. 602/1973.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: la responsabilità personale del socio per i debiti tributari di una società estinta non può essere analizzata solo attraverso le lenti del diritto civile. Esistono norme tributarie specifiche, come l’art. 36 del d.P.R. 602/1973, che delineano una responsabilità più stringente per amministratori e soci. I giudici di merito hanno il dovere di esaminare tutte le argomentazioni giuridiche proposte dalle parti, senza poterne tralasciare alcuna. Per i contribuenti, ciò significa che l’estinzione della società non costituisce uno scudo automatico contro le pretese del Fisco, e la propria posizione deve essere attentamente valutata anche alla luce delle normative speciali del diritto tributario.

Il socio unico di una società cancellata può essere chiamato a rispondere dei debiti fiscali della società?
Sì, secondo l’impostazione dell’Agenzia delle Entrate, avallata in via procedurale dalla Cassazione, la responsabilità del socio può sussistere in base a specifiche norme tributarie, come l’art. 36 del d.P.R. n. 602/1973, che prevede una responsabilità personale per amministratori e soci.

Quale errore ha commesso il giudice d’appello in questo caso?
Il giudice d’appello ha commesso un errore di ‘omessa pronuncia’. Ha ignorato completamente la principale argomentazione giuridica dell’Agenzia delle Entrate (basata sull’art. 36 del d.P.R. 602/1973) e ha fondato la sua decisione sulla discussione di una norma diversa e non centrale per il caso.

Cosa succede ora che la Cassazione ha annullato la sentenza?
La causa è stata rinviata a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado. Questo nuovo collegio dovrà riesaminare il caso e decidere sulla legittimità dell’avviso di accertamento, valutando specificamente se sussistono le condizioni per applicare l’art. 36 del d.P.R. n. 602/1973 e affermare la responsabilità personale del socio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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