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Responsabilità socio società cancellata: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24023/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di responsabilità del socio di una società cancellata. In un caso riguardante avvisi di accertamento per debiti fiscali di una s.r.l. estinta, notificati direttamente al socio unico, la Corte ha chiarito che l’Agenzia delle Entrate non deve attendere il decorso del quinquennio di “ultrattività” fiscale previsto dall’art. 28 del D.Lgs. 175/2014. Questa norma, che crea una fictio iuris di sopravvivenza della società ai soli fini fiscali, è uno strumento a favore dell’Erario, non un ostacolo. Pertanto, l’amministrazione finanziaria può agire immediatamente contro i soci per le loro responsabilità personali (ex art. 36 D.P.R. 602/1973) senza dover attendere l’estinzione definitiva della società. La sentenza della Commissione tributaria regionale, che aveva ritenuto illegittima tale azione, è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del Socio per Debiti Fiscali di Società Cancellata: Le Ultime dalla Cassazione

Quando una società chiude e viene cancellata dal registro delle imprese, cosa succede ai suoi debiti fiscali? La questione della responsabilità del socio di una società cancellata è da tempo al centro di dibattiti legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 24023/2025) ha fornito un chiarimento cruciale, stabilendo che il Fisco non è costretto ad attendere cinque anni prima di poter agire nei confronti dei soci. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Un Avviso di Accertamento al Socio Unico

Il caso ha origine da due avvisi di accertamento per Ires, Irap ed Iva, relativi agli anni d’imposta 2012 e 2013. Tali avvisi erano stati notificati dall’Agenzia delle Entrate a una persona fisica in qualità di socio unico e amministratore di una S.r.l. che, nel frattempo, era stata cancellata dal registro delle imprese. Il contribuente aveva impugnato gli atti, sostenendo, tra le altre cose, che l’azione dell’Agenzia fosse prematura.

La Decisione dei Giudici di Merito: L’Errata Attesa del Quinquennio

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al contribuente. I giudici di merito ritenevano che, in base all’art. 28 del D.Lgs. 175/2014, la società cancellata gode di una “ultrattività” quinquennale ai soli fini fiscali. Secondo questa interpretazione, l’Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto attendere la scadenza di questi cinque anni prima di poter contestare la responsabilità del socio della società cancellata ai sensi dell’art. 36 del D.P.R. 602/1973. In pratica, l’azione contro il socio era considerata possibile solo dopo la “morte fiscale” definitiva della società.

La Responsabilità del Socio in Società Cancellata secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa visione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici supremi hanno chiarito la funzione e i limiti delle norme in gioco, delineando un quadro più coerente con le esigenze di riscossione erariale.

Il Ruolo dell’Art. 28 D.Lgs. 175/2014: Un’Agevolazione, non un Ostacolo

Il punto centrale della decisione è l’interpretazione dell’ultrattività quinquennale. La Corte ha spiegato che questa norma non crea un termine che il Fisco deve attendere, ma piuttosto una fictio iuris (finzione giuridica) che agevola l’amministrazione finanziaria. Essa consente di notificare gli atti fiscali alla società come se fosse ancora in vita, superando i problemi pratici derivanti dalla sua estinzione. Non è, quindi, una barriera che impedisce azioni alternative o simultanee.

L’Azione Diretta contro il Socio ex Art. 36 D.P.R. 602/1973

La Corte ha riaffermato che la responsabilità dei soci per i debiti fiscali non pagati dalla società estinta è una fattispecie autonoma, disciplinata dall’art. 36 D.P.R. 602/1973. Questa norma consente al Fisco di agire direttamente nei confronti dei soci che hanno ricevuto beni in sede di liquidazione o che, come nel caso di specie, sono ritenuti responsabili per le condotte che hanno generato il debito. Attendere cinque anni per poter avviare questa azione sarebbe contrario al principio di economia dei mezzi giuridici e all’interesse pubblico alla pronta realizzazione del credito tributario.

Le Motivazioni della Corte

Secondo la Cassazione, la tesi dei giudici di merito creava una situazione paradossale: un “debito senza responsabilità” per cinque anni. Durante questo periodo, il Fisco avrebbe dovuto attendere passivamente, mentre il soggetto realmente responsabile (il socio) rimaneva intoccabile. La Corte ha sottolineato che il prolungamento della vita della società è una finzione che non può “paralizzare” le diverse e distinte esigenze erariali, specialmente quando queste si indirizzano verso chi è ritenuto l’effettivo titolare della responsabilità patrimoniale. Inoltre, l’atto notificato al socio, seppur basato sugli stessi presupposti di quello notificato alla società, deve essere motivato in modo da esplicitare le ragioni della sua responsabilità personale, consentendogli un’adeguata difesa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ha importanti conseguenze pratiche. Stabilisce chiaramente che l’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di scegliere la strategia più efficace per il recupero dei crediti fiscali di una società estinta. Può notificare gli atti alla società “fittiziamente viva” entro i cinque anni, oppure può agire direttamente e senza attese nei confronti dei soci ritenuti responsabili. Per i soci, ciò significa che non possono più contare su un periodo di “limbo” di cinque anni dopo la cancellazione della società per sentirsi al riparo dalle pretese del Fisco. La responsabilità del socio di una società cancellata può essere fatta valere immediatamente, a condizione che l’atto impositivo sia correttamente motivato sulle ragioni della sua personale chiamata in causa.

È necessario attendere la fine del quinquennio di “ultrattività” fiscale per agire contro il socio di una società cancellata?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’amministrazione finanziaria non è obbligata ad attendere la scadenza dei cinque anni. Può agire direttamente contro il socio per la sua responsabilità personale (ex art. 36 D.P.R. 602/1973) anche prima di tale termine.

L’avviso di accertamento notificato al socio deve essere completamente diverso da quello per la società?
No, non deve essere “plasticamente” diverso. L’atto può riprodurre i contenuti di quello indirizzato alla società, ma deve contenere una motivazione specifica che chiarisca perché il socio è chiamato a rispondere personalmente del debito, permettendogli di comprendere le accuse e di difendersi adeguatamente.

Perché la Corte ritiene che l’Erario possa agire direttamente contro il socio senza attendere?
Perché la responsabilità del socio è una fattispecie autonoma e diretta. Attendere cinque anni creerebbe una situazione illogica di “debito senza responsabilità”, pregiudicando l’interesse pubblico alla riscossione dei tributi e andando contro il principio di economia dei mezzi giuridici. L’ultrattività è uno strumento a favore del Fisco, non un vincolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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