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Responsabilità rappresentante indiretto: la Cassazione

Una società di assistenza doganale, in qualità di rappresentante indiretto, impugnava un avviso di accertamento per maggiori dazi, IVA e sanzioni su merci importate. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità rappresentante indiretto per i dazi doganali, ma l’ha esclusa per l’IVA all’importazione in assenza di una norma nazionale specifica. Ha inoltre cassato la sentenza per una nuova valutazione sulla proporzionalità delle sanzioni.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Rappresentante Indiretto: Dazi Sì, IVA No. La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2703/2024) ha tracciato una linea netta sulla responsabilità rappresentante indiretto nelle operazioni di importazione, stabilendo importanti principi in materia di dazi, IVA e sanzioni. La decisione distingue nettamente l’obbligazione per i dazi doganali da quella per l’IVA all’importazione, con implicazioni significative per tutti gli operatori del settore, come spedizionieri e centri di assistenza doganale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di rettifica e un successivo atto di irrogazione sanzioni emessi dall’Agenzia delle Dogane nei confronti di un Centro di Assistenza Doganale (CAD). L’Agenzia contestava il mancato versamento di maggiori dazi e IVA su importazioni di calzature dalla Cina, a causa di una presunta sottofatturazione del valore delle merci.

La società di assistenza doganale, che aveva agito come rappresentante indiretto per conto della società importatrice, si opponeva alla pretesa, sostenendo di aver agito con la massima diligenza e di non essere a conoscenza dell’irregolarità. La controversia è giunta fino alla Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi su diversi punti cruciali, tra cui i limiti della responsabilità del rappresentante indiretto.

L’analisi della Corte e la Responsabilità del Rappresentante Indiretto

La Suprema Corte ha esaminato nel dettaglio la questione, arrivando a conclusioni distinte per i dazi e per l’IVA.

La Responsabilità per i Dazi Doganali è Confermata

La Cassazione ha ribadito che, in base al Codice Doganale Comunitario (nello specifico l’art. 201 del Reg. CEE 2913/1992), il dichiarante in dogana – e quindi anche il rappresentante indiretto – è debitore in solido con l’importatore per i dazi doganali.

Tuttavia, la Corte ha precisato che non si tratta di una responsabilità oggettiva. Il rappresentante può andare esente da responsabilità se dimostra di aver agito con la diligenza qualificata richiesta a un operatore professionale (art. 1176, comma 2, c.c.). Questo implica non solo un controllo formale dei documenti, ma anche un obbligo di informazione e un’attenta verifica sulla verosimiglianza dei dati dichiarati. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la Commissione Tributaria Regionale avesse correttamente motivato la colpa del CAD per non aver adottato tutte le cautele del caso.

La Svolta sull’IVA all’Importazione: Responsabilità Esclusa

Il punto più innovativo della sentenza riguarda l’IVA. La Corte, allineandosi alla più recente giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (in particolare la sentenza del 12 maggio 2022, C-714-20), ha stabilito un principio fondamentale: l’IVA all’importazione non fa parte dell’obbligazione doganale.

Di conseguenza, la responsabilità rappresentante indiretto non si estende automaticamente al pagamento dell’IVA non versata. La Direttiva IVA lascia agli Stati membri la facoltà di designare i soggetti debitori. In assenza di una norma nazionale italiana che, in modo “esplicito e inequivocabile”, estenda tale responsabilità solidale anche al rappresentante indiretto, quest’ultimo non può essere chiamato a rispondere del mancato pagamento dell’imposta sul valore aggiunto.

Il Principio di Proporzionalità e le Sanzioni

Un altro motivo di ricorso accolto dalla Cassazione riguarda le sanzioni. La società lamentava la sproporzione tra l’entità del tributo e la sanzione applicata. La Corte ha dato ragione al ricorrente, richiamando il principio di proporzionalità di matrice europea.

I giudici hanno affermato che le sanzioni, anche se previste in misura fissa o con minimi elevati, devono essere adeguate alla violazione commessa. Hanno quindi cassato la sentenza impugnata su questo punto, ordinando al giudice del rinvio di procedere a una nuova valutazione, ponderando la sanzione applicabile secondo il dettato dell’art. 7, comma 4, del D.Lgs. 472/1997, che consente la riduzione della sanzione “fino alla metà del minimo” in caso di manifesta sproporzione.

Le Motivazioni

La Corte fonda la sua decisione su una chiara distinzione tra le fonti normative che regolano dazi e IVA. La responsabilità solidale per i dazi deriva direttamente dalla normativa doganale europea, che identifica il dichiarante come debitore. Questa responsabilità, pur non essendo oggettiva, richiede una prova rigorosa di diligenza professionale da parte del rappresentante.

Per l’IVA, invece, il ragionamento è diverso. La Direttiva IVA conferisce agli Stati membri la discrezionalità di individuare i debitori d’imposta. Poiché l’ordinamento italiano non contiene una disposizione chiara ed esplicita che estenda la solidarietà passiva al rappresentante indiretto per l’IVA, tale responsabilità non può essere presunta. Questo vuoto normativo nazionale impedisce di richiedere il pagamento dell’IVA al rappresentante indiretto, la cui obbligazione resta confinata ai soli dazi.

Per quanto riguarda le sanzioni, la motivazione si basa sul primato del diritto dell’Unione Europea e del principio di proporzionalità. La Corte Costituzionale e la Corte di Giustizia hanno più volte affermato che sanzioni eccessivamente onerose e non graduabili in base alle circostanze del caso concreto violano tale principio. Di conseguenza, il giudice nazionale ha il dovere di utilizzare gli strumenti normativi interni, come l’articolo 7 del D.Lgs. 472/1997, per ricondurre la sanzione a equità.

Le Conclusioni

La sentenza n. 2703/2024 della Cassazione rappresenta un punto di riferimento cruciale per gli operatori della logistica e delle dogane. Le conclusioni pratiche sono due:

1. Stop alla responsabilità per l’IVA: I rappresentanti doganali indiretti non sono responsabili in solido per l’IVA all’importazione, a meno che non intervenga una modifica legislativa nazionale. Questo riduce significativamente il rischio finanziario legato alla loro attività.
2. Sanzioni più eque: Viene rafforzato il diritto del contribuente a ottenere una sanzione proporzionata alla gravità della violazione. Gli operatori possono contestare sanzioni ritenute sproporzionate, avendo ora un solido appiglio giurisprudenziale per chiederne la riduzione.

Il rappresentante doganale indiretto è sempre responsabile per i maggiori dazi accertati?
Sì, in linea di principio è responsabile in solido con l’importatore. Tuttavia, non si tratta di una responsabilità oggettiva. Può esimersi dimostrando di aver agito con la diligenza qualificata di un operatore professionale, verificando attentamente la documentazione e la congruità dei dati.

La responsabilità del rappresentante indiretto si estende anche all’IVA sull’importazione?
No. La Corte di Cassazione, seguendo la giurisprudenza europea, ha stabilito che, in assenza di una specifica e inequivocabile norma nazionale che lo preveda, il rappresentante indiretto non è responsabile in solido per il pagamento dell’IVA all’importazione.

Le sanzioni doganali possono essere ridotte se ritenute sproporzionate?
Sì. La Corte ha affermato che le sanzioni devono rispettare il principio di proporzionalità. Se esiste una manifesta sproporzione tra l’entità del tributo evaso e la sanzione, il giudice può ridurla fino alla metà del minimo previsto dalla legge, applicando l’art. 7, comma 4, del D.Lgs. 472/1997.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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