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Responsabilità professionista: quando il cliente paga

Una società e i suoi soci, a seguito di un avviso di accertamento fiscale, si sono visti dichiarare inammissibile il ricorso perché presentato tardivamente. La causa del ritardo era l’inadempimento del professionista incaricato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei contribuenti, affermando che non basta delegare un compito per essere esenti da colpa. È necessario dimostrare di aver vigilato sull’operato del professionista. Questo caso chiarisce i confini della responsabilità del professionista e i doveri di controllo del cliente.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Professionista: Quando l’Errore del Consulente Ricade sul Cliente

Affidarsi a un commercialista o a un avvocato è una prassi comune per gestire complesse questioni fiscali. Ma cosa succede se il professionista commette un errore, come mancare la scadenza per un ricorso tributario? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità del professionista e sottolinea i doveri di vigilanza che incombono sul contribuente. Quest’ultimo, infatti, non può considerarsi automaticamente esente da colpa, ma deve dimostrare di aver agito con diligenza.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Presentato Fuori Termine

Una società e i suoi soci ricevevano un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per l’anno d’imposta 2008. Affidavano quindi a un professionista l’incarico di impugnare l’atto. Tuttavia, scoprivano solo dopo molto tempo che il ricorso non era mai stato depositato, rendendo l’accertamento definitivo.

Decidevano quindi di presentare un nuovo ricorso, a distanza di oltre sette anni dalla notifica dell’atto, chiedendo la cosiddetta ‘rimessione in termini’, ovvero la possibilità di compiere l’atto processuale oltre la scadenza a causa di un impedimento non imputabile a loro. La loro tesi si basava sul fatto di essere stati vittime della condotta illecita del consulente infedele.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano la richiesta, dichiarando il ricorso inammissibile per tardività. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Responsabilità del Professionista

La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso dei contribuenti. Il punto centrale della controversia era stabilire se la condotta negligente o fraudolenta del professionista potesse essere considerata una causa di forza maggiore sufficiente a giustificare il ritardo del cliente.

Le Motivazioni della Corte: L’Onere della Vigilanza del Cliente

Secondo la Cassazione, la responsabilità del professionista non esclude quella del contribuente. Per giurisprudenza costante, il cliente non può essere considerato esente da colpa per il solo fatto di aver incaricato un esperto. Per ottenere la rimessione in termini, il contribuente ha l’onere di dimostrare non solo l’inadempimento del professionista, ma anche di aver esercitato un controllo attivo e diligente sul suo operato.

Non è sufficiente, a tal fine, dimostrare di aver presentato una denuncia penale contro il consulente. Occorre fornire prove concrete di aver vigilato sul puntuale adempimento del mandato. Ad esempio, attraverso richieste scritte di aggiornamenti, solleciti o verifiche periodiche sullo stato della pratica. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che i ricorrenti non avessero fornito tale prova, rendendo di fatto la loro negligenza una concausa del danno subito.

La Corte ha inoltre specificato che solo un comportamento fraudolento del professionista, finalizzato specificamente a mascherare il proprio inadempimento, potrebbe superare questa presunzione di colpa del cliente. Ma anche in questo caso, la prova di tale condotta deve essere rigorosa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: delegare non significa abdicare alla propria responsabilità. Per i contribuenti, le implicazioni sono chiare e significative:

1. Scegliere con cura: La scelta del professionista è il primo passo, ma non l’unico.
2. Mantenere un dialogo attivo: È essenziale mantenere una comunicazione costante con il proprio consulente, chiedendo aggiornamenti scritti e copie degli atti depositati.
3. Documentare tutto: Conservare email, lettere e qualsiasi comunicazione che attesti le richieste di informazioni e le istruzioni fornite. Questa documentazione diventa cruciale per dimostrare la propria diligenza in caso di contenzioso.

In conclusione, la sentenza rafforza l’idea che il rapporto tra cliente e professionista debba essere basato non solo sulla fiducia, ma anche su un principio di collaborazione e controllo reciproco. Ignorare questo aspetto può avere conseguenze economiche molto gravi, trasformando l’errore del consulente in un problema insormontabile per il contribuente.

Se il mio commercialista sbaglia e non presenta un ricorso in tempo, sono sempre esente da colpa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il solo fatto di aver incaricato un professionista non esonera il contribuente da ogni responsabilità. Per essere considerato esente da colpa, devi dimostrare di aver agito con diligenza, controllando l’operato del professionista.

Cosa devo dimostrare per ottenere la ‘rimessione in termini’ in un caso di inadempimento del professionista?
Devi dimostrare non solo l’inadempimento del consulente, ma anche la tua totale assenza di negligenza. Questo significa provare di aver svolto atti concreti per controllare l’effettiva esecuzione dell’incarico, come richieste di aggiornamenti o verifiche periodiche.

La semplice denuncia penale contro il professionista infedele è sufficiente a provare la mia assenza di colpa?
No, non è sufficiente. La giurisprudenza costante ritiene che la denuncia penale non basti, da sola, a dimostrare di aver vigilato diligentemente sull’adempimento del mandato conferito al professionista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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