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Responsabilità presidente associazione: quando si esclude

La Corte di Cassazione ha confermato l’annullamento di un accertamento fiscale notificato al presidente di un’associazione sportiva dilettantistica. La Corte ha stabilito che la responsabilità del presidente di un’associazione può essere esclusa se questi riesce a dimostrare la sua totale estraneità alla gestione dell’ente. Nel caso di specie, il presidente, pur ricoprendo formalmente la carica, ha provato di essere stato un mero prestanome, superando così la presunzione di responsabilità per i debiti tributari dell’associazione.

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Pubblicato il 29 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Presidente Associazione: Quando la Carica Formale Non Basta

La questione della responsabilità del presidente di un’associazione non riconosciuta per i debiti, specialmente quelli fiscali, è un tema di grande rilevanza pratica. La legge prevede una presunzione di responsabilità per chi agisce in nome e per conto dell’ente. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la carica formale non è sufficiente a fondare la responsabilità personale, se viene dimostrata la totale estraneità alla gestione. Analizziamo questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Una Presidenza “di Facciata”

L’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di accertamento al presidente di un’associazione sportiva dilettantistica (ASD), ritenendolo personalmente e solidalmente responsabile per i debiti tributari dell’ente. Tali debiti derivavano da operazioni fiscali irregolari, inclusa l’emissione di fatture per operazioni ritenute inesistenti. L’associazione, infatti, aveva perso le agevolazioni fiscali previste per gli enti non commerciali a causa di gravi inadempienze contabili e gestionali.

Il presidente impugnava l’atto, sostenendo di essere stato un mero prestanome. Affermava di non aver mai partecipato alla gestione, di non aver mai firmato dichiarazioni fiscali, compiuto operazioni bancarie o concluso contratti per conto dell’associazione, disinteressandosi completamente delle sue sorti sin dalla costituzione. A sostegno della sua tesi, produceva prove emerse in un separato procedimento penale, tra cui una perizia calligrafica che attestava la falsità della sua firma su diversi contratti e le testimonianze di terzi che indicavano un’altra persona come effettivo gestore dell’ASD.

La Decisione della Corte sulla responsabilità del presidente dell’associazione

Dopo un primo grado sfavorevole, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva l’appello del contribuente, annullando l’avviso di accertamento. I giudici di secondo grado ritenevano che le prove prodotte, in particolare quelle provenienti dal processo penale, dimostrassero la “sostanziale estraneità” del presidente alla gestione dell’associazione.

L’Agenzia delle Entrate ricorreva in Cassazione, sostenendo la violazione dell’art. 38 del Codice Civile, che disciplina la responsabilità personale di chi agisce per le associazioni non riconosciute. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello. I giudici hanno ritenuto che la Commissione Tributaria Regionale avesse correttamente applicato i principi giuridici, riconoscendo che la presunzione di responsabilità a carico del legale rappresentante può essere superata da una prova contraria convincente.

Le Motivazioni: La Prova dell’Estraneità alla Gestione

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del principio di responsabilità e nella valutazione dell’onere della prova.

La Presunzione di Responsabilità e la Sua Superabilità

La Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: per le obbligazioni tributarie, che sorgono ex lege (cioè per legge) e non da un contratto, si presume che il soggetto che riveste una carica sociale, come quella di presidente, abbia diretto la gestione e sia quindi responsabile. Questa presunzione, però, non è assoluta. È una presunzione iuris tantum, che ammette cioè la prova contraria.

Spetta quindi al presidente, chiamato a rispondere dei debiti, dimostrare la sua completa estraneità alla gestione dell’associazione durante il periodo in cui sono sorte le obbligazioni tributarie. Non è sufficiente una semplice negligenza o una mancanza di controllo; è necessaria la prova di non aver mai compiuto atti di gestione in nome e per conto dell’ente.

Il Ruolo delle Prove Esterne al Processo Tributario

Nel caso specifico, la Corte ha dato grande peso agli elementi probatori emersi nel procedimento penale. La perizia che disconosceva le firme e le testimonianze che indicavano un altro soggetto come vero dominus dell’associazione sono state considerate prove sufficienti a dimostrare che il presidente era, di fatto, una figura puramente formale, un “prestanome”.

La Cassazione ha concluso che la valutazione di queste prove da parte dei giudici di merito è insindacabile in sede di legittimità, se logicamente motivata. Poiché la Commissione Tributaria Regionale aveva fornito una motivazione coerente per cui riteneva provata l’estraneità del presidente, la sua decisione doveva essere confermata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Presidenti di Associazioni

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. La responsabilità del presidente di un’associazione non è automatica e legata indissolubilmente alla carica ricoperta. Sebbene la posizione di legale rappresentante crei una forte presunzione di responsabilità, è possibile liberarsi da tale vincolo dimostrando in modo inequivocabile di non aver mai partecipato alla vita gestoria dell’ente.

La sentenza sottolinea l’importanza di conservare prove della propria non ingerenza, specialmente in contesti dove si accetta di ricoprire cariche sociali a titolo di favore o senza un coinvolgimento attivo. Elementi probatori solidi, anche se provenienti da altri procedimenti giudiziari, possono essere decisivi per vincere la presunzione legale e proteggere il proprio patrimonio personale dalle passività dell’associazione.

Il presidente di un’associazione non riconosciuta risponde sempre personalmente dei debiti fiscali dell’ente?
No. Sebbene esista una presunzione di responsabilità per chi riveste la carica, questa può essere superata. Il presidente non risponde se dimostra la sua completa estraneità alla gestione e all’attività dell’associazione nel periodo in cui è sorto il debito.

Quale tipo di prova è necessaria per escludere la responsabilità del presidente?
È necessario fornire prove concrete che dimostrino la totale mancanza di ingerenza nella gestione. Nel caso esaminato, sono state decisive le prove raccolte in un procedimento penale, come perizie calligrafiche che hanno accertato la falsità delle firme sui contratti e testimonianze che hanno confermato il ruolo di “prestanome” del presidente.

La sola carica formale di presidente è sufficiente per l’Agenzia delle Entrate per contestare la responsabilità personale?
Sì, la carica formale è sufficiente per l’Agenzia delle Entrate per presumere la responsabilità del presidente. Tuttavia, spetta poi al presidente stesso l’onere di provare il contrario in giudizio, dimostrando di non aver mai effettivamente agito in nome e per conto dell’associazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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