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Responsabilità Presidente ASD: quando si esclude?

La Corte di Cassazione ha chiarito che la responsabilità del presidente di un’associazione sportiva dilettantistica (ASD) per i debiti fiscali dell’ente non è automatica. Sebbene esista una presunzione di responsabilità per chi agisce in nome dell’associazione, questa può essere superata. Nel caso esaminato, il presidente ha dimostrato con prove concrete, provenienti anche da un processo penale, di essere stato totalmente estraneo alla gestione, un mero prestanome. La Corte ha quindi confermato la decisione che lo esonerava dalla responsabilità personale e solidale, stabilendo che la carica formale non è sufficiente a fondare l’obbligazione tributaria se viene provata la completa non ingerenza nell’attività sociale.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Presidente ASD: La Carica Formale Non Basta per i Debiti Fiscali

La questione della responsabilità del presidente di una ASD per i debiti fiscali dell’associazione è un tema delicato che preoccupa molti dirigenti di enti non profit. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: ricoprire formalmente la carica di presidente non comporta automaticamente una responsabilità personale e solidale. Se viene fornita la prova di una totale estraneità alla gestione, anche il rappresentante legale può essere esonerato dal pagamento delle imposte dovute dall’ente.

I Fatti del Caso: Un Presidente “di Paglia”?

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a un’associazione sportiva dilettantistica e, in solido, al suo presidente e legale rappresentante. L’amministrazione finanziaria contestava gravi irregolarità contabili e fiscali, tra cui la mancata esibizione di documentazione, l’assenza di tracciabilità degli incassi e l’emissione di fatture per operazioni ritenute inesistenti. Tali violazioni avevano portato alla revoca dei benefici fiscali previsti per le associazioni sportive e al recupero di IRES, IRAP e IVA.

Il presidente, tuttavia, impugnava l’atto sostenendo di essere stato un mero prestanome. Affermava di non aver mai compiuto alcun atto di gestione, di non aver mai firmato contratti o dichiarazioni fiscali e di essersi completamente disinteressato delle sorti dell’associazione fin dalla sua costituzione. A sostegno della sua tesi, evidenziava come un procedimento penale parallelo avesse accertato, tramite una perizia calligrafica (CTU), che le firme apposte su contratti e altri documenti erano apocrife e riconducibili a un altro soggetto, il vero gestore di fatto dell’ASD.

Il Percorso Giudiziario e il Principio di Diritto

La Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente respinto le ragioni del contribuente. La Commissione Tributaria Regionale, invece, riformava la decisione, annullando l’atto impositivo nei confronti del presidente. I giudici d’appello avevano valorizzato le prove emerse nel processo penale, ritenendole sufficienti a dimostrare la “sostanziale estraneità del presidente alla gestione dell’ASD, seppur dovuta a sua negligenza e mancanza di controllo”.

L’Agenzia delle Entrate ricorreva quindi in Cassazione, insistendo sul principio sancito dall’art. 38 del codice civile, secondo cui chi agisce in nome e per conto di un’associazione non riconosciuta risponde personalmente e solidalmente delle obbligazioni assunte.

La Responsabilità Presidente ASD: una Presunzione Superabile

La Suprema Corte, nel rigettare il ricorso dell’Agenzia, ha offerto un’analisi approfondita sulla natura della responsabilità del presidente di una ASD. I giudici hanno confermato che l’art. 38 c.c. pone una presunzione di responsabilità a carico di chi riveste la carica di rappresentante legale. Questa presunzione, tuttavia, non è assoluta ma relativa (iuris tantum).

Ciò significa che spetta alla persona chiamata a rispondere dei debiti fornire la prova contraria, dimostrando la propria totale estraneità alla gestione e alla partecipazione nelle attività dell’ente durante il periodo del proprio mandato. L’onere della prova, in questo caso, è a carico del rappresentante legale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno applicato correttamente i principi di diritto. Essi non si sono limitati a constatare la carica formale del presidente, ma hanno valutato nel concreto gli elementi probatori offerti. La CTR ha ritenuto che le risultanze del procedimento penale – in particolare la perizia che attestava la falsità delle firme e le testimonianze che indicavano un altro soggetto come gestore – fossero idonee a superare la presunzione legale di responsabilità.

La Cassazione ha sottolineato che la valutazione delle prove è un compito esclusivo del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno di vizi logici o giuridici che in questo caso non sono stati riscontrati. La decisione della CTR era ben motivata, in quanto non si basava su una generica non partecipazione ad alcuni atti, ma su una provata “estraneità in toto alla partecipazione e gestione dell’ente”. In sostanza, è stato dimostrato che il presidente non aveva mai, di fatto, esercitato i poteri connessi alla sua carica.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto di riferimento per chiunque ricopra cariche in associazioni non riconosciute. Il principio chiave è che la responsabilità per i debiti tributari non deriva automaticamente dal ruolo formale, ma dall’effettiva ingerenza nella gestione. Se un presidente o un amministratore è in grado di dimostrare, con prove concrete e oggettive, di non aver partecipato in alcun modo alle decisioni e alle attività che hanno generato il debito, può essere esonerato dalla responsabilità personale e solidale. Questo caso evidenzia l’importanza di conservare prove documentali della propria attività (o inattività) e sottolinea come gli esiti di un procedimento penale possano avere un’influenza decisiva anche in ambito tributario.

Il presidente di una ASD è sempre personalmente responsabile per i debiti fiscali dell’associazione?
No. Esiste una presunzione legale di responsabilità, ma questa può essere superata. Il presidente non è responsabile se riesce a provare di essere stato completamente estraneo alla gestione dell’associazione e di non aver mai agito in suo nome e per suo conto nel periodo in cui sono sorti i debiti.

Che tipo di prova deve fornire il presidente per dimostrare la sua estraneità?
La prova deve essere concreta e rigorosa. Nel caso esaminato, sono state decisive le risultanze di un procedimento penale, come una perizia calligrafica che ha dimostrato la falsità delle firme del presidente su contratti e documenti, e le testimonianze che indicavano un’altra persona come effettivo gestore dell’associazione.

La negligenza o la mancanza di controllo da parte del presidente sono sufficienti a renderlo responsabile?
Non necessariamente per i debiti tributari. La sentenza chiarisce che la responsabilità si fonda sull’effettiva ingerenza nella gestione. La Corte d’appello aveva riconosciuto una “negligenza e mancanza di controllo” da parte del presidente, ma ha comunque escluso la sua responsabilità per i debiti, poiché è stata provata la sua totale assenza di partecipazione all’attività gestionale che li ha generati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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