LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità intermediario fiscale: la Cassazione

Un contribuente, sanzionato per violazioni fiscali commesse dal proprio consulente, veniva inizialmente esentato dalle sanzioni dai giudici di merito. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la responsabilità per l’operato dell’intermediario fiscale non viene meno con la sola denuncia penale. Il contribuente ha l’onere di dimostrare di aver agito con diligenza sia nella scelta (culpa in eligendo) sia nella vigilanza (culpa in vigilando) del professionista, non potendo addurre a scusante la propria incompetenza tecnica. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Intermediario Fiscale: Quando il Contribuente Paga per gli Errori del Commercialista

Affidarsi a un commercialista o a un consulente per la gestione degli adempimenti fiscali è una prassi comune per imprese e professionisti. Ma cosa succede se l’intermediario commette errori che portano a sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate? La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità dell’intermediario fiscale e, soprattutto, su quella del contribuente, chiarendo che delegare non significa essere esenti da colpe. Vediamo insieme cosa ha stabilito la Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un imprenditore riceveva un avviso di accertamento e un atto di contestazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria per l’anno d’imposta 2012. Le violazioni contestate includevano l’utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti e la presentazione di dichiarazioni di ritenute non veritiere.

Il contribuente si difendeva sostenendo di non essere responsabile, poiché le irregolarità erano state commesse dai suoi intermediari. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado accoglievano, in parte, la sua tesi, annullando le sanzioni per un presunto difetto dell’elemento psicologico, ovvero la mancanza di colpa da parte del contribuente.

L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la responsabilità del contribuente non fosse stata correttamente valutata.

La Decisione della Corte e la Responsabilità dell’Intermediario Fiscale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la prospettiva dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione è che il contribuente non può essere automaticamente esonerato dalle sanzioni solo perché le violazioni sono state materialmente commesse da un terzo da lui incaricato.

La Suprema Corte ha ribadito che sul contribuente grava un onere probatorio stringente. Non basta dimostrare di aver delegato gli adempimenti, ma è necessario provare l’assenza di una propria colpa, sia nella scelta del professionista (culpa in eligendo) sia, e soprattutto, nella supervisione del suo operato (culpa in vigilando).

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi:

1. L’Onere della Prova: Secondo i principi generali, spetta al contribuente che vuole evitare le sanzioni dimostrare di aver agito senza colpa. Questo include la prova di aver vigilato sull’operato del professionista incaricato.

2. L’Irrilevanza della Sola Denuncia: La normativa (art. 6, comma 3, D.Lgs. 472/1997) prevede una causa di non punibilità se il fatto è addebitabile esclusivamente a terzi e se è stato denunciato all’autorità giudiziaria. La Cassazione ha chiarito che questi due requisiti devono coesistere. Tuttavia, la semplice presentazione di una denuncia penale nei confronti del consulente non è di per sé sufficiente. Nel caso specifico, la denuncia era stata presentata con notevole ritardo (quasi un anno e mezzo dopo la notifica del verbale di constatazione), un elemento che indeboliva la posizione del contribuente.

3. Il Dovere di Vigilanza: Il cuore della motivazione risiede nel concetto di culpa in vigilando. Il contribuente ha il dovere di controllare, nei limiti delle sue possibilità, che il consulente stia adempiendo correttamente ai suoi obblighi. L’ordinanza sottolinea come la corte d’appello non avesse chiarito in che modo il contribuente avesse concretamente tentato di ottenere informazioni e documentazione, né come avesse fornito prova di tali attività.

4. L’Incompetenza Tecnica non è una Scusante: I giudici di merito avevano dato peso al fatto che il contribuente, essendo un perito meccanico, non avesse le competenze per verificare la correttezza delle operazioni fiscali. La Cassazione ha smontato questa argomentazione, affermando che chi esercita un’attività imprenditoriale risponde degli adempimenti fiscali anche se non è un esperto della materia. Il dovere di vigilanza non richiede una competenza da specialista, ma un interesse attivo e un controllo diligente sulla gestione dei propri affari fiscali.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione lancia un messaggio chiaro a tutti i contribuenti: delegare la gestione fiscale a un professionista non è un’esenzione totale da responsabilità. Per evitare di pagare le sanzioni per errori altrui, è fondamentale non solo scegliere con cura il proprio consulente, ma anche mantenere un controllo attivo e costante sul suo operato. Conservare la documentazione, chiedere riscontri periodici e non esitare a sollecitare chiarimenti sono tutte azioni che dimostrano quella diligenza richiesta per provare l’assenza di culpa in vigilando. In definitiva, la responsabilità ultima degli obblighi tributari resta saldamente in capo al contribuente.

Denunciare il proprio commercialista per errori fiscali è sufficiente per evitare le sanzioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola denuncia penale nei confronti dell’intermediario non basta a escludere la responsabilità del contribuente. È necessario che la denuncia sia tempestiva e che il contribuente dimostri di non avere alcuna colpa, specialmente per quanto riguarda la mancata vigilanza sull’operato del professionista.

Il contribuente è sempre responsabile per gli errori commessi dal suo intermediario fiscale?
Di norma sì. Il contribuente risponde delle condotte evasive attuate in suo nome dal consulente che ha scelto. Può essere esonerato solo se riesce a provare l’assenza totale della propria colpa, dimostrando di aver agito con diligenza sia nella scelta del professionista (culpa in eligendo) sia nel controllo del suo lavoro (culpa in vigilando).

La mancanza di competenze tecniche in materia fiscale può essere usata come scusa per non aver controllato l’operato del consulente?
No. La Corte ha stabilito che chi esercita un’attività d’impresa è tenuto a rispondere degli adempimenti fiscali anche se non è un esperto della materia. La propria incompetenza tecnica non è una giustificazione valida per omettere il dovere di supervisione e controllo sul professionista incaricato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati