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Responsabilità gestore associazione: quando è solidale?

La Corte di Cassazione chiarisce i contorni della responsabilità del gestore di un’associazione non riconosciuta. Con un’ordinanza recente, ha stabilito che la responsabilità solidale per i debiti tributari non deriva solo dalla carica formale, ma dall’effettiva attività di gestione svolta. Non sussiste litisconsorzio necessario tra l’ente e chi agisce per esso, poiché l’obbligazione è solidale e i rapporti processuali restano scindibili. Il ricorso del gestore, che contestava la sua responsabilità per un’annualità in cui aveva cessato la carica, è stato respinto perché la sua gestione di fatto era stata provata dall’Amministrazione Finanziaria.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del Gestore di un’Associazione: Conta la Carica o la Gestione Effettiva?

La questione della responsabilità del gestore di un’associazione non riconosciuta per i debiti dell’ente è un tema cruciale, specialmente in ambito fiscale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, distinguendo tra la responsabilità derivante dalla carica formale e quella legata all’effettiva attività di gestione. La decisione sottolinea come chi agisce concretamente in nome e per conto dell’associazione possa essere chiamato a rispondere personalmente dei debiti, indipendentemente dalla durata del suo incarico formale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da tre avvisi di accertamento per IRES, IRAP e IVA emessi dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di un’associazione sportiva e, in solido, di un suo gestore. Gli accertamenti, relativi agli anni d’imposta 2008, 2009 e 2010, scaturivano dalla mancata presentazione delle dichiarazioni annuali da parte dell’ente.
La Commissione Tributaria Regionale (CTR), in secondo grado, aveva parzialmente accolto l’appello del gestore. I giudici avevano escluso la sua responsabilità per il 2008 e il 2009, ritenendo che il Fisco non avesse fornito prove sufficienti del suo ruolo gestorio in quegli anni. Tuttavia, avevano confermato la sua responsabilità per il 2010, anno in cui l’avviso di accertamento conteneva elementi specifici sulla sua gestione, nonostante egli avesse cessato la carica di legale rappresentante a metà anno.

Il Ricorso in Cassazione e la Responsabilità del Gestore Associazione

Il gestore ha impugnato la decisione della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi principali:
1. La violazione delle norme sul litisconsorzio necessario, sostenendo che il giudizio avrebbe dovuto necessariamente coinvolgere sia l’associazione sia tutti coloro che avevano agito in suo nome.
2. L’erronea attribuzione di responsabilità solidale per l’anno 2010, poiché la sua carica era cessata il 30 giugno di quell’anno.
L’Amministrazione Finanziaria ha resistito con un controricorso e ha proposto un ricorso incidentale per contestare l’annullamento della responsabilità del gestore per gli anni 2008 e 2009. Nel frattempo, il contribuente ha definito la lite per queste due annualità attraverso una procedura di definizione agevolata, portando all’estinzione parziale del giudizio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale del gestore, offrendo importanti principi di diritto.

Inesistenza del Litisconsorzio Necessario

In primo luogo, la Corte ha ribadito un orientamento consolidato: nel giudizio promosso nei confronti di un’associazione non riconosciuta e di coloro che hanno agito per essa, non si configura un’ipotesi di litisconsorzio necessario. Ai sensi dell’art. 38 del Codice Civile, si tratta di un’obbligazione solidale dal lato passivo. Questo significa che i rapporti giuridici, sebbene connessi, restano distinti. Di conseguenza, è sempre possibile una scissione del rapporto processuale, e il giudizio può legittimamente proseguire solo tra alcune delle parti originarie, come in questo caso tra il gestore e il Fisco.

La Distinzione tra Carica Formale e Gestione di Fatto

Il punto cruciale della decisione riguarda il secondo motivo di ricorso. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile perché il ricorrente non aveva compreso appieno la ratio decidendi della sentenza impugnata. La CTR, infatti, non lo aveva ritenuto responsabile per il 2010 solo in virtù della sua carica formale di legale rappresentante, ma sulla base della sua attività gestoria effettivamente espletata. L’avviso di accertamento per quell’anno, a differenza dei precedenti, conteneva elementi probatori che dimostravano il suo coinvolgimento diretto nella gestione dell’associazione. La cessazione della carica a metà anno non era quindi sufficiente a escludere la sua responsabilità, che si fondava su atti concreti di gestione.
La Corte ha precisato che la responsabilità ricade unicamente sul legale rappresentante in carica solo quando l’attribuzione di responsabilità si basa esclusivamente su tale qualifica. Se, invece, come nel caso di specie, viene contestata e provata una gestione di fatto, la responsabilità solidale sussiste per gli atti compiuti.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione rafforza un principio fondamentale in materia di associazioni non riconosciute: la responsabilità personale e solidale di cui all’art. 38 c.c. non è un automatismo legato a una carica, ma una conseguenza diretta dell’aver agito in nome e per conto dell’ente. Per i creditori, inclusa l’Amministrazione Finanziaria, ciò significa che per far valere la responsabilità di un amministratore o di un gestore è necessario provare il suo concreto coinvolgimento nella gestione. Per chi opera all’interno di questi enti, è un monito a tenere presente che le azioni concrete, e non solo le cariche formali, determinano l’estensione della propria responsabilità patrimoniale.

In un processo contro un’associazione non riconosciuta e chi ha agito per essa, tutte le parti devono obbligatoriamente partecipare al giudizio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non si determina una situazione di litisconsorzio necessario. L’obbligazione è solidale e i rapporti giuridici restano distinti, quindi è sempre possibile la scissione del processo.

La cessazione della carica di legale rappresentante a metà anno esclude automaticamente la responsabilità per i debiti fiscali di quell’anno?
No. La responsabilità non dipende solo dalla carica formale, ma dall’effettiva attività di gestione. Se l’Amministrazione Finanziaria prova che la persona ha compiuto atti di gestione per l’associazione durante l’anno, questa può essere ritenuta responsabile anche se ha cessato l’incarico formale.

Su cosa si fonda la responsabilità personale e solidale di chi agisce per un’associazione non riconosciuta?
Si fonda, ai sensi dell’art. 38 del Codice Civile, sull’attività concretamente svolta in nome e per conto dell’ente. È una forma di tutela per i terzi che hanno fatto affidamento sulle persone che hanno negoziato per l’associazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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