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Responsabilità dell’importatore: chi paga per il dolo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6153/2024, ha confermato la piena responsabilità dell’importatore per l’omesso versamento dell’IVA da parte del proprio spedizioniere. Se l’importatore è a conoscenza che il suo rappresentante doganale utilizza un sistema di pagamento differito, accetta il rischio che i versamenti effettuati possano essere imputati a debiti pregressi dello spedizioniere, senza poter invocare la propria buona fede per liberarsi dall’obbligazione tributaria.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità dell’Importatore: Quando la Conoscenza del Rischio Esclude la Buona Fede

Nel complesso mondo del commercio internazionale, la figura dello spedizioniere doganale è cruciale. Ma cosa succede se quest’ultimo, agendo come rappresentante diretto, si rivela inadempiente verso l’Erario? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla responsabilità dell’importatore, stabilendo un principio chiaro: chi è consapevole dei meccanismi operativi del proprio rappresentante, come il pagamento differito, ne assume i rischi, anche in caso di condotta fraudolenta.

I Fatti di Causa

Una società importatrice si era affidata a uno spedizioniere per gestire un’operazione di importazione. Lo spedizioniere, in qualità di rappresentante diretto, aveva presentato la dichiarazione doganale e provveduto al versamento dell’IVA dovuta tramite assegni circolari. Tuttavia, lo stesso spedizioniere si avvaleva della facoltà di pagamento differito dei tributi doganali, un sistema che permette di saldare i debiti periodicamente attraverso un apposito ‘conto di debito’.

L’Agenzia delle Dogane, a causa di pendenze pregresse dello spedizioniere, aveva imputato i versamenti effettuati a copertura di tali debiti anziché all’operazione specifica della società importatrice. Di conseguenza, l’Agenzia emetteva un avviso di rettifica nei confronti della società, chiedendo nuovamente il pagamento dell’IVA relativa a quell’importazione, che risultava formalmente non assolta.

La società importatrice si opponeva, sostenendo di aver adempiuto alla propria obbligazione pagando allo spedizioniere e di essere vittima incolpevole del comportamento di quest’ultimo. Mentre la commissione tributaria di primo grado accoglieva le ragioni dell’azienda, quella regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Responsabilità dell’Importatore

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando la sua piena responsabilità. Il principio di diritto enunciato è netto: l’importatore che è a conoscenza dell’ammissione del proprio spedizioniere al beneficio del pagamento differito risponde del comportamento fraudolento di quest’ultimo, anche se ha già versato le somme dovute al rappresentante.

Secondo i giudici, la conoscenza di tale modalità operativa implica l’accettazione del rischio che i pagamenti non vengano imputati alla specifica operazione, ma utilizzati per coprire altre pendenze dello spedizioniere. In questo scenario, la responsabilità dell’importatore è diretta e non può essere esclusa invocando la buona fede o un presunto errore dell’autorità doganale.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, il rapporto di rappresentanza diretta fa sì che gli atti compiuti dal rappresentante (lo spedizioniere) producano effetti diretti nella sfera giuridica del rappresentato (l’importatore). Pertanto, la falsa dichiarazione o l’omesso versamento da parte dello spedizioniere sono legalmente imputabili all’importatore.

In secondo luogo, la Corte ha escluso la possibilità di invocare la buona fede. La giurisprudenza comunitaria e nazionale richiede, per un’eventuale esenzione, che l’errore sia causato da un comportamento attivo dell’autorità doganale, non da quello di un soggetto privato come lo spedizioniere. Nel caso di specie, la società importatrice era a conoscenza delle modalità con cui operava il suo rappresentante, incluso l’uso del conto di debito. Questa consapevolezza la poneva nella condizione di prevedere il rischio e, pertanto, non poteva essere considerata in buona fede.

Infine, la Corte ha sottolineato che il rischio di comportamenti scorretti da parte dei propri partner commerciali rientra nell’ordinario rischio d’impresa, che non può essere scaricato sull’amministrazione finanziaria. Spetta all’operatore economico premunirsi e tutelarsi nell’ambito dei propri rapporti negoziali, ad esempio attraverso specifiche garanzie contrattuali.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale per tutte le aziende che operano con l’estero: la scelta del rappresentante doganale è un atto di fondamentale importanza che richiede la massima diligenza. La sentenza chiarisce che la responsabilità dell’importatore non viene meno semplicemente trasferendo i fondi allo spedizioniere. È essenziale comprendere a fondo i meccanismi operativi e di pagamento utilizzati dai propri intermediari. La conoscenza di sistemi come il pagamento differito, sebbene legali, espone l’importatore a un rischio maggiore, che deve essere gestito e mitigato. Le imprese sono quindi avvisate: una vigilanza attenta e una chiara definizione contrattuale dei rapporti con i propri spedizionieri sono strumenti indispensabili per evitare costose e spiacevoli sorprese fiscali.

L’importatore è responsabile se il suo spedizioniere, agendo come rappresentante diretto, non versa l’IVA all’importazione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’importatore è direttamente responsabile per il comportamento del suo rappresentante doganale. Le azioni e le omissioni dello spedizioniere, in regime di rappresentanza diretta, sono imputate direttamente all’importatore.

Aver pagato l’importo dovuto allo spedizioniere libera l’importatore dalla sua responsabilità verso l’Agenzia delle Dogane?
No. Il pagamento effettuato nelle mani dello spedizioniere non estingue l’obbligazione tributaria verso l’Erario. Se lo spedizioniere non versa le somme all’autorità doganale, l’importatore rimane obbligato a pagarle nuovamente, specialmente se il pagamento iniziale viene legittimamente imputato ad altri debiti dello spedizioniere.

La conoscenza da parte dell’importatore del fatto che lo spedizioniere utilizza un sistema di pagamento differito ha delle conseguenze sulla sua responsabilità?
Sì, è un elemento decisivo. La Corte ha stabilito che se l’importatore è consapevole che il suo rappresentante utilizza il meccanismo del ‘conto di debito’ per i pagamenti differiti, accetta implicitamente il rischio che i fondi versati possano essere usati per saldare pendenze pregresse dello spedizioniere. Questa consapevolezza esclude la possibilità di invocare la buona fede per sottrarsi alla responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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