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Responsabilità del socio: quando non si risponde dei debiti

La Corte di Cassazione ha chiarito i limiti della responsabilità del socio per i debiti di un’associazione non riconosciuta. Un socio aveva sublocato un immobile all’associazione agendo in nome proprio. La Corte ha stabilito che, non avendo agito in nome e per conto dell’ente, il socio non è responsabile in solido per i debiti fiscali dell’associazione. La responsabilità del socio richiede infatti il compimento di specifici atti di gestione per conto dell’ente, non essendo sufficiente la mera qualifica di socio o un’attività svolta a titolo personale.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La responsabilità del socio: agire in nome proprio esclude il debito solidale

La questione della responsabilità del socio per i debiti di un’associazione non riconosciuta è un tema cruciale, specialmente in ambito fiscale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento, stabilendo che la responsabilità solidale non sorge automaticamente con la qualifica di socio, ma richiede che la persona abbia agito specificamente ‘in nome e per conto’ dell’ente. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata pratica.

I fatti del caso

L’Amministrazione Finanziaria notificava a un contribuente un avviso di accertamento e un atto di contestazione per imposte (IRES, IVA, IRAP) e sanzioni relative all’anno 2008. L’ente impositore riteneva il contribuente responsabile in solido per i debiti tributari di un’associazione ricreativa di cui era socio. La pretesa si fondava sul presupposto che il soggetto avesse compiuto atti per conto dell’associazione.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso del contribuente, annullando gli atti. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in sede di appello, riformava la decisione, dichiarando legittimo l’accertamento fiscale.

Il contribuente, non soddisfatto della sentenza di secondo grado, proponeva ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi. Il primo, di natura procedurale, contestava la tardività dell’appello dell’Amministrazione Finanziaria. Il secondo, di merito, contestava l’errata interpretazione della sua responsabilità del socio ai sensi dell’art. 38 del codice civile.

La responsabilità del socio e l’interpretazione normativa

Il cuore della controversia risiedeva nel secondo motivo di ricorso. Il contribuente sosteneva di non aver mai agito in nome e per conto dell’associazione. L’unico atto rilevante, un contratto di sublocazione di un immobile, lo vedeva come sublocatore in nome e per conto proprio, non come rappresentante dell’ente. Egli aveva prima preso in locazione un immobile da una società terza e, successivamente, lo aveva sublocato all’associazione. Quest’ultima era intervenuta nel contratto tramite il suo legale rappresentante, distinguendo nettamente le posizioni giuridiche.

La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, ritenendo il secondo motivo fondato. La decisione si basa su una rigorosa applicazione dell’articolo 38 del codice civile, che disciplina la responsabilità patrimoniale delle associazioni non riconosciute.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che la responsabilità del socio personale e solidale prevista dall’art. 38 c.c. è legata non alla mera qualità di socio, ma al compimento effettivo di attività negoziali in nome e per conto dell’associazione. È necessario che il socio abbia ‘speso’ il nome dell’ente, assumendo obbligazioni per esso.

Nel caso di specie, il ricorrente non aveva compiuto alcun atto gestionale per conto dell’associazione. Il contratto di sublocazione, unico elemento preso in esame, era un atto compiuto in nome proprio. Il contribuente ha agito come locatore e l’associazione come conduttrice; non vi è stata alcuna assunzione di obbligazioni per conto dell’ente. Mancando questo presupposto fondamentale, la Corte ha escluso che il contribuente potesse essere considerato responsabile in solido per i debiti tributari dell’associazione.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte lo ha rigettato, ritenendo corretta la valutazione della Commissione Tributaria Regionale sulla tempestività dell’appello dell’Amministrazione Finanziaria, la cui prova di spedizione era stata validamente fornita tramite la distinta postale.

Le conclusioni

La Corte ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso originario del contribuente, annullando gli atti impositivi. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per affermare la responsabilità del socio di un’associazione non riconosciuta, non è sufficiente dimostrare un generico coinvolgimento o un beneficio indiretto arrecato all’ente. È indispensabile provare che il socio abbia agito concretamente in rappresentanza dell’associazione, assumendo obbligazioni in suo nome. Una distinzione cruciale che protegge il patrimonio personale dei soci da pretese fiscali infondate, garantendo certezza nei rapporti giuridici.

Quando un socio di un’associazione non riconosciuta è personalmente responsabile per i debiti fiscali dell’ente?
Secondo la Corte, la responsabilità personale e solidale del socio sorge solo quando questi ha compiuto atti negoziali ‘in nome e per conto’ dell’associazione, assumendo obbligazioni per essa. La semplice qualifica di socio non è sufficiente.

Sublocare un immobile alla propria associazione comporta automaticamente la responsabilità per i suoi debiti?
No. Se il socio agisce in nome e per conto proprio come sublocatore e l’associazione interviene come conduttrice tramite il proprio legale rappresentante, l’atto è compiuto a titolo personale. Di conseguenza, non fa sorgere la responsabilità solidale per i debiti dell’associazione.

Cosa si intende per ‘agire in nome e per conto’ dell’associazione?
Significa compiere un atto giuridico (come firmare un contratto) dichiarando esplicitamente di rappresentare l’associazione, in modo che gli effetti giuridici ed economici dell’atto ricadano direttamente sull’ente e non sulla persona fisica che agisce.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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