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Responsabilità del liquidatore: società estinta e debiti

Un liquidatore ha impugnato un avviso di accertamento fiscale notificato a una società già cancellata dal registro delle imprese. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché la società, essendo estinta, non aveva più capacità processuale. Tuttavia, ha confermato la sussistenza della personale responsabilità del liquidatore per non aver saldato i debiti fiscali con il patrimonio sociale prima di chiudere la liquidazione, chiarendo la natura e i presupposti di tale obbligazione.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del Liquidatore: Quando Risponde per i Debiti Fiscali della Società Cancellata

La gestione della fase finale della vita di una società è un compito delicato, carico di oneri e potenziali insidie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la responsabilità del liquidatore per i debiti fiscali non pagati non svanisce con la cancellazione della società dal registro delle imprese. Questo articolo analizza la pronuncia, chiarendo la distinzione tra l’estinzione della società e la persistenza degli obblighi personali di chi l’ha gestita nella fase terminale.

Il Contesto: L’Accertamento Fiscale a una Società Estinta

Il caso riguarda una società a responsabilità limitata, operante nel settore dei giochi, che aveva omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno 2013. L’Agenzia delle Entrate, di conseguenza, aveva notificato un avviso di accertamento, ricostruendo induttivamente i redditi e le imposte dovute. L’atto era stato indirizzato alla società ormai estinta, in persona del suo ex liquidatore.

Quest’ultimo aveva impugnato l’avviso, sostenendo un duplice vizio: da un lato, l’atto era nullo perché notificato a un soggetto giuridicamente inesistente; dall’altro, la sua responsabilità personale non poteva essere affermata sulla base di mere presunzioni.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità del Liquidatore

La Corte di Cassazione ha esaminato la questione sotto due profili distinti, arrivando a una soluzione netta.

In primo luogo, ha confermato che il ricorso presentato dal liquidatore in nome e per conto della società estinta era inammissibile. La cancellazione dal registro delle imprese, infatti, determina l’estinzione della società e la sua perdita di capacità processuale. Un’entità che non esiste più non può agire né essere convenuta in giudizio. La Corte ha inoltre precisato che la norma che ha introdotto una “sopravvivenza” quinquennale della società ai soli fini fiscali (art. 28, D.Lgs. 175/2014) non è retroattiva. Poiché la richiesta di cancellazione della società in esame era anteriore all’entrata in vigore di tale legge, la società doveva considerarsi definitivamente estinta.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Corte ha rigettato il motivo di ricorso relativo alla responsabilità del liquidatore. Ha chiarito che l’azione dell’Agenzia delle Entrate nei suoi confronti non si fondava su una successione nel debito della società, ma su un titolo di responsabilità del tutto autonomo e personale.

La Natura della Responsabilità del Liquidatore

La responsabilità prevista dall’art. 36 del d.P.R. n. 602/1973 non è di natura tributaria, bensì civilistica. Essa sanziona il comportamento del liquidatore che, avendo a disposizione le attività sociali, non adempie all’obbligo di pagare i debiti tributari prima di distribuire eventuali residui ai soci o di chiudere la liquidazione. Si tratta di una responsabilità per fatto proprio, assimilabile a quella risarcitoria prevista dall’art. 1218 del codice civile.

In pratica, il Fisco non chiede al liquidatore di pagare un’imposta in quanto successore della società, ma gli chiede di risarcire il danno che la sua condotta negligente ha causato all’erario, privato del proprio credito.

L’Onere della Prova

La Corte ha anche chiarito l’aspetto probatorio. Una volta che l’Amministrazione finanziaria contesta la mancata soddisfazione dei crediti tributari in presenza di attività liquidabili, spetta al liquidatore dimostrare la propria assenza di colpa. Egli deve provare che, al momento della liquidazione, non vi erano attività sufficienti a pagare i debiti fiscali oppure che le attività disponibili sono state utilizzate per soddisfare crediti di rango superiore, secondo le norme civilistiche.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un consolidato orientamento giurisprudenziale che distingue nettamente la posizione della società estinta da quella del suo ex liquidatore. La cancellazione dal registro delle imprese ha un effetto estintivo immediato (salvo i casi in cui si applica la normativa sulla sopravvivenza quinquennale), privando l’ente della capacità giuridica e processuale. Pertanto, qualsiasi atto giudiziario intrapreso in nome della società cancellata è viziato da un difetto insanabile. Parallelamente, la responsabilità del liquidatore è autonoma e sorge per violazione degli obblighi specifici legati al suo incarico: quello di gestire il patrimonio sociale con la diligenza richiesta per soddisfare tutti i creditori secondo il loro grado. La sua è una responsabilità per fatto proprio, di natura civile, il cui presupposto è il debito fiscale della società, ma il cui fondamento è la sua condotta colposa.

Le conclusioni

La decisione offre un importante monito per tutti i professionisti che assumono l’incarico di liquidatore. La conclusione della liquidazione e la cancellazione della società non comportano un’automatica liberazione da ogni responsabilità. Il liquidatore rimane personalmente esposto all’azione dei creditori insoddisfatti, tra cui il Fisco, se non è in grado di dimostrare di aver agito con la massima diligenza nel pagamento dei debiti sociali. È fondamentale, quindi, mappare con precisione tutte le passività, rispettare l’ordine di priorità dei crediti e conservare la documentazione necessaria a provare la correttezza del proprio operato, anche ben oltre la data di estinzione della società.

Un liquidatore può impugnare un avviso di accertamento notificato a una società già cancellata dal registro delle imprese?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la cancellazione dal registro delle imprese priva la società della capacità di stare in giudizio. Di conseguenza, il liquidatore non ha più la legittimazione a rappresentarla e un eventuale ricorso proposto in nome della società estinta è inammissibile.

La “sopravvivenza” di cinque anni della società ai fini fiscali dopo la cancellazione è sempre applicabile?
No. Questa regola, introdotta dall’art. 28 del D.Lgs. 175/2014, non è retroattiva. Si applica solo se la richiesta di cancellazione della società è stata presentata dopo l’entrata in vigore della norma (13 dicembre 2014). Se la richiesta è anteriore, la società si estingue con la cancellazione.

Il liquidatore risponde personalmente dei debiti fiscali della società estinta?
Sì, ma a titolo di responsabilità propria e non come successore della società. Si tratta di una responsabilità di natura civilistica, che sorge se il liquidatore non ha pagato i tributi dovuti con le attività della liquidazione prima di estinguere la società. L’Agenzia delle Entrate può agire direttamente contro di lui con un atto motivato, e spetta al liquidatore dimostrare di aver agito con diligenza o che non c’erano fondi sufficienti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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