LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità del liquidatore e debiti fiscali

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito che la responsabilità del liquidatore per i debiti fiscali di una società sussiste anche se l’accertamento fiscale avviene dopo la cancellazione della società dal registro delle imprese. Il caso riguardava una complessa operazione di ristrutturazione debitoria considerata elusiva dall’Agenzia delle Entrate. La Corte ha chiarito che la responsabilità del liquidatore è di natura civile e non richiede la preventiva notifica dell’atto impositivo alla società estinta, ma solo la notifica al liquidatore stesso entro i termini di decadenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del Liquidatore: Debiti Fiscali Anche Dopo l’Estinzione della Società

La questione della responsabilità del liquidatore per i debiti fiscali di una società estinta è un tema cruciale nel diritto tributario e societario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, affermando che la cancellazione della società dal registro delle imprese non costituisce uno scudo per il liquidatore. L’amministrazione finanziaria può infatti agire direttamente nei suoi confronti, anche se il debito fiscale non era stato formalmente accertato prima dell’estinzione della società. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti: Una Complessa Ristrutturazione Societaria

Il caso trae origine da una complessa operazione di ristrutturazione del debito di un gruppo societario, gravato da un’esposizione verso le banche per oltre 200 milioni di euro. Per risolvere la situazione, venne creata una nuova società veicolo (SPV) che acquistò i crediti dalle banche a un prezzo inferiore al loro valore nominale, utilizzando liquidità ottenuta dalla vendita di partecipazioni strategiche.

Successivamente, questa SPV, divenuta socia della società debitrice originaria, rinunciò a una parte significativa del credito acquistato. Secondo l’Agenzia delle Entrate, questa manovra era elusiva: se le banche avessero rinunciato direttamente al credito, per la società debitrice sarebbe emersa una sopravvenienza attiva tassabile per oltre 55 milioni di euro. L’operazione, invece, sfruttava la norma che esclude da tassazione le rinunce ai crediti fatte dai soci.

Poco dopo il completamento dell’operazione, sia la società debitrice che la SPV furono messe in liquidazione e rapidamente cancellate dal registro delle imprese. L’Ufficio, ritenendo l’operazione elusiva, notificò un avviso di accertamento per recuperare le imposte evase, indirizzandolo, tra gli altri, al liquidatore della società estinta.

La Questione Giuridica e i Gradi di Giudizio

Il liquidatore impugnò l’atto, sostenendo di non poter essere ritenuto responsabile, dato che nessun debito fiscale era stato accertato prima che la società venisse cancellata. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado accolsero le sue ragioni, affermando che la cancellazione della società comportava l’estinzione del soggetto passivo d’imposta e, in assenza di un debito precedentemente accertato, nessuna responsabilità poteva ricadere sul liquidatore. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La responsabilità del liquidatore: l’intervento della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici supremi hanno stabilito che l’interpretazione fornita dalla corte territoriale era errata e avrebbe permesso alle società di sottrarsi ai propri obblighi fiscali attraverso una deliberata e tempestiva cancellazione.

La decisione si fonda su principi consolidati, in particolare sulla natura giuridica della responsabilità del liquidatore delineata dall’art. 36 del d.P.R. n. 602/1973.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che la responsabilità del liquidatore nei confronti dell’erario non è una responsabilità tributaria, ma una forma speciale di responsabilità civile. Essa deriva da un fatto proprio del liquidatore (ex lege), ovvero dall’aver gestito la fase di liquidazione senza aver prioritariamente saldato i debiti fiscali. Non è quindi necessario che il debito fiscale sia accertato e iscritto a ruolo prima della cancellazione della società.

Ciò che rileva, secondo la Cassazione, è che l’atto di accertamento sia notificato direttamente al liquidatore entro il termine di decadenza previsto dalla legge. Tale atto deve motivare sia l’esistenza e l’ammontare del debito della società estinta, sia i presupposti soggettivi e oggettivi della responsabilità personale del liquidatore. Questi ultimi includono la distribuzione di attivi ai soci o il pagamento di creditori di grado inferiore a quello tributario senza prima aver soddisfatto il fisco.

La sentenza impugnata è stata ritenuta contraddittoria perché, pur ammettendo che la cancellazione non estingue i debiti non liquidati, ha poi concluso che l’assenza di un accertamento notificato prima della cancellazione escludesse la responsabilità del liquidatore. Questo, secondo la Corte, è un errore di diritto.

Le Conclusioni

In definitiva, il ricorso è stato accolto e la sentenza cassata con rinvio alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado. Il principio di diritto che emerge è chiaro e di grande importanza pratica: il liquidatore non può sfuggire alla propria responsabilità semplicemente accelerando la cancellazione della società dal registro delle imprese. La sua responsabilità sorge per non aver correttamente adempiuto ai propri doveri durante la fase di liquidazione.

Il giudice del rinvio dovrà ora riesaminare il caso, tenendo conto di questi principi. Dovrà valutare nel merito la presunta elusione fiscale e accertare se, al momento della liquidazione, esistessero attivi che il liquidatore avrebbe dovuto utilizzare per pagare i debiti tributari, anche se non ancora formalmente accertati, invece di distribuirli o soddisfare altri creditori. Questa decisione rafforza significativamente gli strumenti a disposizione dell’amministrazione finanziaria per contrastare le condotte elusive e garantire il recupero dei crediti erariali.

Un liquidatore può essere ritenuto responsabile per i debiti fiscali di una società anche dopo la sua cancellazione dal registro delle imprese?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la responsabilità del liquidatore sussiste anche se la società è stata cancellata. La cancellazione non estingue la sua responsabilità personale per la cattiva gestione della fase liquidatoria.

È necessario che l’avviso di accertamento fiscale sia stato notificato alla società prima della sua cancellazione affinché sorga la responsabilità del liquidatore?
No, non è necessario. Secondo la Corte, è sufficiente che l’atto di accertamento, che contesta sia il debito della società sia la responsabilità del liquidatore, sia notificato direttamente a quest’ultimo entro i termini di decadenza previsti dalla legge.

Che natura ha la responsabilità del liquidatore per i debiti fiscali non pagati?
La responsabilità del liquidatore non è di natura tributaria, bensì una forma speciale di responsabilità civile. Essa deriva direttamente dalla legge (art. 36 del d.P.R. n. 602/1973) e sanziona il comportamento del liquidatore che ha distribuito attivi ai soci o pagato altri creditori senza aver prima saldato i debiti verso l’erario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati