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Responsabilità del contribuente: che fare se sbaglia?

Un avvocato non presenta la dichiarazione dei redditi, accusando il proprio commercialista. La Cassazione, con l’ordinanza 7712/2025, chiarisce la piena responsabilità del contribuente, che ha l’obbligo di vigilare sull’operato del professionista incaricato. Viene inoltre confermato che, in caso di accertamento induttivo puro, spetta al contribuente l’onere di provare i costi deducibili. La semplice denuncia del professionista non è sufficiente per escludere le sanzioni.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità del Contribuente: Cosa Succede se il Commercialista Sbaglia?

Affidarsi a un professionista per la gestione degli adempimenti fiscali è una prassi comune, ma fino a che punto ci si può sentire al sicuro? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7712/2025, torna a delineare i confini della responsabilità del contribuente in caso di omessa dichiarazione da parte del commercialista incaricato. La decisione sottolinea un principio fondamentale: delegare non significa abdicare al proprio dovere di vigilanza.

I Fatti del Caso: Una Dichiarazione dei Redditi Mancante

Un avvocato si vedeva recapitare un avviso di accertamento per l’omessa dichiarazione dei redditi (IRPEF, IRAP e IVA) per l’anno 2004. L’Agenzia delle Entrate, attraverso un accertamento induttivo puro, aveva ricostruito il suo reddito basandosi sui compensi desunti dai modelli 770 presentati dai suoi clienti. Il contribuente si difendeva attribuendo l’intera colpa al commercialista incaricato, sostenendo che l’omissione era dovuta a un fatto del terzo. Inizialmente, i giudici di primo grado avevano parzialmente accolto il ricorso, ma la questione è poi giunta fino in Cassazione.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

In secondo grado, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato parzialmente la sentenza, riducendo le sanzioni del 50%. Questa riduzione era stata concessa in virtù dell’ammissione di colpa del commercialista, che in sede di interrogatorio penale aveva confessato di non aver presentato le dichiarazioni a causa di carenze organizzative del suo studio. Tuttavia, la CTR aveva rigettato la richiesta del contribuente di un ulteriore riconoscimento di costi deducibili, poiché non era stata fornita alcuna prova documentale a sostegno.

L’Analisi della Cassazione e la Responsabilità del Contribuente

Il contribuente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione delle norme sull’accertamento, la mancata considerazione dei costi sostenuti e l’errata applicazione delle norme sulla responsabilità per le sanzioni. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, consolidando importanti principi.

L’Accertamento Induttivo Puro e l’Onere della Prova dei Costi

La Corte ha chiarito che, in caso di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, l’Amministrazione finanziaria è legittimata a procedere con un accertamento induttivo “puro”. Questo metodo consente all’Ufficio di ricostruire il reddito basandosi su presunzioni “supersemplici”, cioè non necessariamente dotate dei requisiti di gravità, precisione e concordanza. In questo scenario, l’onere della prova si inverte: spetta al contribuente dimostrare, con prove documentali, l’esistenza e l’inerenza dei costi che intende dedurre. Nel caso di specie, il professionista non ha fornito alcuna documentazione a supporto dei maggiori costi sostenuti, rendendo la sua doglianza infondata.

La Responsabilità del Contribuente per Fatto del Professionista

Il punto cruciale della sentenza riguarda la responsabilità del contribuente. La Cassazione ribadisce che la colpa del contribuente si presume. Per andare esente da sanzioni, non basta dimostrare l’errore o l’omissione del professionista delegato. È necessario provare di aver diligentemente vigilato sul suo operato. La semplice presentazione di una denuncia contro il commercialista non è sufficiente a dimostrare l’assenza di colpa. Il contribuente deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie, come ad esempio richiedere le ricevute di avvenuta trasmissione telematica delle dichiarazioni.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento consolidato, anche delle Sezioni Unite. La legge prevede che la colpa del contribuente sia presunta e che l’esclusione della punibilità per fatto del terzo (il professionista) sia subordinata a una prova rigorosa. Il contribuente deve dimostrare di aver vigilato “sul puntuale adempimento del mandato conferito”. In questo caso, la CTR aveva addirittura evidenziato la negligenza del contribuente nel non essersi assicurato della regolare e tempestiva spedizione delle dichiarazioni. Di conseguenza, la riduzione del 50% delle sanzioni, concessa dai giudici di merito basandosi solo sull’ammissione di colpa del commercialista, è stata considerata una decisione benevola, ma il rigetto totale del motivo di gravame del contribuente era inevitabile.

Conclusioni: L’Obbligo di Vigilanza non è Delegabile

Questa ordinanza è un monito importante per tutti i contribuenti. Affidare la propria contabilità a un professionista non esonera da un fondamentale obbligo di controllo e vigilanza. La responsabilità del contribuente rimane centrale e, per evitare sanzioni in caso di inadempimento del delegato, è indispensabile poter dimostrare di aver agito con la “normale diligenza”, monitorando attivamente l’operato del professionista e assicurandosi che tutti gli adempimenti siano stati correttamente eseguiti.

Se il mio commercialista non presenta la dichiarazione dei redditi, sono comunque responsabile?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la colpa del contribuente è presunta. Per essere esonerato dalle sanzioni, non è sufficiente dimostrare l’errore del professionista, ma è necessario provare di aver esercitato un’attenta vigilanza sul suo operato, ad esempio richiedendo le prove dell’avvenuta presentazione delle dichiarazioni.

In caso di accertamento “induttivo puro”, come posso far valere i costi che ho sostenuto?
In un accertamento induttivo puro, che avviene in caso di omessa dichiarazione, l’onere della prova grava interamente sul contribuente. Per far riconoscere i costi deducibili, è indispensabile fornire all’Agenzia delle Entrate prove documentali certe e puntuali che ne attestino l’esistenza, l’importo e l’inerenza all’attività svolta.

È sufficiente denunciare il commercialista per evitare le sanzioni fiscali?
No. La sola denuncia penale nei confronti del professionista infedele non è considerata una prova sufficiente per escludere la responsabilità del contribuente e, di conseguenza, le sanzioni. È necessario dimostrare di aver tenuto un comportamento diligente e di aver vigilato sull’adempimento degli obblighi fiscali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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