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Responsabilità contribuente: delega al commercialista

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22742/2025, ha stabilito che la delega a un professionista per gli adempimenti fiscali non esonera automaticamente il contribuente dalla responsabilità per le sanzioni in caso di indebita compensazione. Per escludere la colpa, il contribuente deve dimostrare di aver diligentemente vigilato sull’operato del commercialista, non essendo sufficiente la mera estraneità alla condotta illecita. La sentenza chiarisce quindi la portata della responsabilità contribuente e l’onere della prova a suo carico.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Affidarsi al commercialista non basta: la responsabilità contribuente per le sanzioni

Quando si affida la gestione fiscale a un professionista, fino a che punto si è responsabili per i suoi errori? L’ordinanza n. 22742/2025 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: la responsabilità contribuente in caso di indebita compensazione effettuata dal commercialista. La decisione chiarisce che la semplice delega non è sufficiente a scaricare ogni colpa, imponendo al contribuente un preciso dovere di vigilanza.

I Fatti del Caso: La Delega al Professionista e la Compensazione Indebita

Un contribuente si vedeva recapitare un avviso di recupero dall’Agenzia delle Entrate per un’indebita compensazione orizzontale. Egli impugnava l’atto, sostenendo di non dover pagare le sanzioni in quanto l’errore era stato commesso dalla società di professionisti a cui aveva affidato gli adempimenti fiscali.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado accoglievano la sua tesi, annullando le sanzioni. I giudici di merito ritenevano che il contribuente fosse estraneo alla condotta illecita, non potendo quindi essergli addebitata alcuna colpa. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo questa interpretazione, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che l’estraneità materiale non escludesse una colpa per omessa vigilanza.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Responsabilità Contribuente

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria. Il principio cardine affermato dai giudici è che, in materia di sanzioni tributarie, la colpa si presume a carico del contribuente. Per superare questa presunzione, non basta affermare di aver delegato tutto a un professionista.

Secondo la Corte, la responsabilità contribuente può essere esclusa solo se si fornisce la prova positiva dell’assenza di colpa. Questo si traduce nella necessità di dimostrare non solo di aver affidato l’incarico a un professionista, ma anche di aver diligentemente vigilato sul suo operato. L’estraneità alla condotta materiale del commercialista non è, di per sé, sufficiente a dimostrare la propria buona fede.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato. In tema di illeciti amministrativi tributari, la prova dell’assenza di colpa grava sempre sul contribuente. Affidare un mandato a un commercialista per la trasmissione telematica delle dichiarazioni o per altri adempimenti non libera il contribuente dai suoi obblighi fiscali, ma lo investe di un dovere di controllo e vigilanza sul puntuale adempimento da parte del delegato.

La responsabilità è esclusa solo in casi eccezionali, ad esempio quando il contribuente riesce a dimostrare un comportamento fraudolento del professionista, finalizzato a mascherare il proprio inadempimento. Nel caso specifico, il semplice fatto che il contribuente non avesse materialmente eseguito l’operazione di compensazione non era sufficiente a escludere una sua ‘culpa in vigilando’. Pertanto, la Corte ha cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria per un nuovo esame che tenga conto di questi principi e verifichi se il contribuente avesse effettivamente assolto al suo onere probatorio.

Conclusioni: L’Onere della Prova e la Vigilanza del Contribuente

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per tutti i contribuenti, sia persone fisiche che società. La scelta di un professionista qualificato è solo il primo passo; è essenziale mantenere un ruolo attivo nel controllo degli adempimenti fiscali. Conservare la documentazione, chiedere riscontri e ricevute delle operazioni effettuate e monitorare la propria posizione fiscale sono attività imprescindibili. La decisione della Cassazione serve da monito: la delega non è mai un’abdicazione totale dalle proprie responsabilità. Per evitare sanzioni, il contribuente deve essere in grado di dimostrare, in caso di contestazione, di aver fatto tutto il possibile per assicurarsi che i suoi obblighi fiscali fossero correttamente adempiuti.

Delegare gli adempimenti fiscali a un commercialista esonera il contribuente da ogni responsabilità per le sanzioni?
No, la semplice delega non è sufficiente. Il contribuente rimane tenuto a vigilare sul puntuale adempimento del professionista e la sua responsabilità per le sanzioni può essere esclusa solo fornendo la prova dell’assenza di colpa.

Cosa deve dimostrare il contribuente per evitare le sanzioni in caso di errore del professionista?
Il contribuente deve dimostrare l’assenza di colpa, provando di aver diligentemente vigilato sull’operato del professionista incaricato. Non basta dimostrare di essere estraneo alla condotta materiale che ha causato la violazione.

La responsabilità del contribuente è esclusa se il commercialista agisce in modo fraudolento?
Sì, la giurisprudenza citata nell’ordinanza afferma che la responsabilità del contribuente è esclusa solo con la prova del comportamento fraudolento del professionista, finalizzato a mascherare il proprio inadempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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