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Responsabilità consulente tributario: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro una società di consulenza, accusata di concorso in violazione tributaria di un’azienda cliente. La decisione si fonda su due principi: l’inapplicabilità di sanzioni a persone giuridiche per il principio personalistico del sistema sanzionatorio tributario e l’effetto preclusivo dell’accertamento con adesione del cliente, che impedisce di verificare l’esistenza della violazione. La Corte ha ritenuto che l’Agenzia non abbia adeguatamente contestato le motivazioni della sentenza d’appello, confermando la decisione favorevole alla società di consulenza.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità consulente tributario: quando una società non risponde per il cliente

La questione della responsabilità del consulente tributario per le violazioni fiscali commesse da un suo cliente è un tema di grande attualità e delicatezza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti, stabilendo i confini entro cui una società di consulenza può essere ritenuta corresponsabile. Vediamo nel dettaglio cosa ha deciso la Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Un Consulente Sotto Accusa

L’Agenzia delle Entrate aveva emesso due atti di irrogazione di sanzioni nei confronti di una società di consulenza e del suo legale rappresentante. L’accusa era quella di aver concorso nella violazione di infedele dichiarazione IRAP e IRES commessa da una società cliente, alla quale avevano prestato la loro opera professionale. In pratica, secondo il Fisco, il consulente non solo era a conoscenza dell’illecito, ma vi aveva contribuito attivamente.

La società di consulenza ha impugnato l’atto sanzionatorio e sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale le hanno dato ragione. I giudici d’appello, in particolare, hanno annullato le sanzioni sulla base di due distinte motivazioni.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha fondato la sua decisione su due pilastri argomentativi (le cosiddette rationes decidendi):

1. Principio Personalistico delle Sanzioni: La CTR ha affermato che la disciplina sanzionatoria tributaria (D.Lgs. 472/1997) ha un’impostazione prettamente personalistica. Ciò significa che la responsabilità per un illecito tributario è attribuibile a una persona fisica. Di conseguenza, una persona giuridica, come una società di consulenza, non potrebbe essere chiamata a rispondere a titolo di concorso per la violazione commessa da un’altra società.
2. Effetto Preclusivo dell’Accertamento con Adesione: La società cliente, autrice materiale della violazione, aveva definito la propria posizione con il Fisco attraverso un accertamento con adesione. Secondo la CTR, questo accordo ha precluso la possibilità di verificare in un secondo momento l’effettiva esistenza della violazione contestata, facendo così venir meno il presupposto stesso per applicare una sanzione al presunto concorrente (la società di consulenza).

L’Appello dell’Agenzia delle Entrate e la Responsabilità del Consulente Tributario

Insoddisfatta della decisione, l’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione. L’Agenzia ha contestato entrambe le motivazioni della CTR, sostenendo che la normativa non escluderebbe la responsabilità concorsuale di un soggetto extraneus (estraneo al rapporto fiscale principale), come la società di consulenza. Inoltre, ha argomentato che l’accertamento con adesione non dovrebbe impedire la sanzione per il concorrente.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate inammissibile. La Suprema Corte ha evidenziato come l’appello non fosse riuscito a scalfire le fondamenta della decisione della CTR.

In primo luogo, riguardo al principio personalistico, la Cassazione ha notato che l’Agenzia non ha efficacemente contestato la specifica ratio decidendi dei giudici d’appello. La CTR aveva basato la sua decisione sull’impossibilità di configurare una responsabilità concorsuale in capo a una persona giuridica secondo i principi del D.Lgs. 472/1997, mentre l’Agenzia ha incentrato le sue difese su altre norme, senza centrare il cuore del ragionamento della sentenza impugnata. Il motivo d’appello, quindi, non ha colto nel segno.

In secondo luogo, e in via definitiva, la Cassazione ha ricordato che quando una sentenza si basa su due motivazioni autonome e sufficienti a sorreggerla, è necessario che il ricorso le contesti validamente entrambe. Poiché la contestazione alla prima motivazione è stata ritenuta inefficace, questo sarebbe già bastato a dichiarare inammissibile il ricorso. Ad ogni modo, la Corte ha anche giudicato generica e inefficace la critica mossa alla seconda motivazione, quella relativa agli effetti dell’accertamento con adesione.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio: la struttura del sistema sanzionatorio tributario, basata sulla responsabilità personale, pone seri ostacoli all’applicazione di sanzioni per concorso a soggetti strutturati come società. Inoltre, l’adesione all’accertamento da parte del contribuente principale può creare una barriera alla successiva azione sanzionatoria verso terzi concorrenti. Per i professionisti e le società di consulenza, questa decisione rappresenta un rilevante precedente che definisce con maggiore chiarezza i perimetri della loro responsabilità professionale in ambito fiscale.

Una società di consulenza può essere sanzionata per aver concorso nella violazione tributaria di una società cliente?
Secondo la decisione analizzata, basata sul principio personalistico del sistema sanzionatorio tributario (D.Lgs. 472/1997), è inapplicabile una sanzione per concorso in illecito tributario a un ente dotato di personalità giuridica, come una società di consulenza. La responsabilità ricade sulle persone fisiche.

L’accertamento con adesione da parte del contribuente principale impedisce di sanzionare il consulente che ha concorso nell’illecito?
Sì, la sentenza della Commissione Tributaria Regionale, confermata in Cassazione, ha stabilito che l’avvenuto accertamento con adesione da parte della società autrice della violazione preclude la possibilità di verificare successivamente la sussistenza della violazione stessa. Questo fa venir meno il presupposto per applicare le sanzioni al consulente in qualità di concorrente.

Perché il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non ha efficacemente censurato le due autonome ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui si fondava la sentenza d’appello. La Corte di Cassazione ha ritenuto che l’Agenzia non abbia contestato in modo specifico e pertinente il ragionamento dei giudici di secondo grado, rendendo il suo appello inidoneo a ribaltare la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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