LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità consulente fiscale: la Cassazione decide

Un consulente fiscale è stato sanzionato per aver presentato una dichiarazione dei redditi fraudolenta per conto di una società, dopo aver cessato la sua carica di amministratore. Le corti di merito avevano annullato la sanzione, ritenendo responsabile solo la società. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che la norma che limita la responsabilità alla sola persona giuridica non si applica al professionista esterno (‘estraneo’). Quest’ultimo risponde personalmente per il suo concorso nell’illecito. La sentenza definisce i confini della responsabilità consulente fiscale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità consulente fiscale: quando il professionista risponde per le frodi della società cliente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta sulla responsabilità consulente fiscale in caso di concorso in illeciti tributari commessi da una società. La decisione chiarisce che il professionista esterno, pur agendo su incarico della società, non può beneficiare dello ‘scudo’ normativo che limita le sanzioni alla sola persona giuridica, rispondendo personalmente del proprio operato. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Frode Fiscale Complessa

La vicenda trae origine da un’indagine su una società a responsabilità limitata, risultata essere una ‘scatola vuota’ dedita a frodi intracomunitarie. La società, priva di una reale struttura aziendale, era utilizzata per emettere lettere di intento false, effettuare cessioni sottocosto senza versare l’IVA incassata e occultare le scritture contabili. A causa di queste operazioni, era emerso un debito IVA di oltre un milione di euro per l’anno d’imposta 2010.

L’Agenzia delle Entrate ha irrogato sanzioni non solo alla società, ma anche a un professionista. Quest’ultimo aveva ricoperto il ruolo di amministratore unico per circa dieci mesi nel 2010, ma le sanzioni gli venivano contestate per un’azione successiva: in qualità di consulente fiscale e intermediario, aveva predisposto e inviato la dichiarazione dei redditi per il 2010, inserendo elementi passivi fittizi per azzerare il debito d’imposta.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) hanno dato ragione al professionista, annullando l’atto di irrogazione delle sanzioni. I giudici di merito hanno fondato la loro decisione sull’art. 7 del D.L. n. 269/2003, il quale stabilisce che le sanzioni amministrative per violazioni fiscali di enti con personalità giuridica sono a carico ‘esclusivamente’ della persona giuridica stessa. Secondo questa interpretazione, la responsabilità della persona fisica che agisce per conto della società (l’amministratore) sarebbe assorbita da quella della società, proteggendo l’individuo dalla sanzione.

L’Errore di Prospettiva delle Corti Territoriali

La Corte di Cassazione ha evidenziato come i giudici di merito abbiano commesso un errore fondamentale. Essi hanno valutato la posizione del professionista unicamente come ‘amministratore’, ovvero come soggetto ‘intraneo’ alla società. Tuttavia, la condotta sanzionata non era stata posta in essere in tale veste, bensì in quella di consulente fiscale esterno (‘estraneo’), dopo la cessazione dalla carica amministrativa.

La Responsabilità del Consulente Fiscale secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato il verdetto, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il punto centrale della decisione è la distinzione tra la figura dell’intraneo (chi agisce in nome e per conto della società, come un amministratore) e quella dell’estraneo (chi concorre all’illecito dall’esterno, come un consulente).

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la regola della riferibilità esclusiva della sanzione alla persona giuridica (art. 7 D.L. n. 269/2003) rappresenta una deroga al principio generale della personalità della sanzione. Tale deroga è stata pensata per il rapporto ‘binario’ tra la società e chi la rappresenta legalmente (l’intraneo). In questo specifico caso, la legge sceglie di concentrare il carico sanzionatorio sull’ente, ‘manlevando’ l’amministratore.

Questa deroga, però, non può essere estesa a terzi. L’estraneo che, con la propria condotta, contribuisce alla realizzazione della violazione fiscale, risponde in base al principio generale del ‘concorso di persone’ (art. 9 del D.Lgs. n. 472/1997). La sua responsabilità è autonoma e deriva direttamente dal contributo causale fornito all’illecito. Nel caso di specie, la predisposizione e l’invio di una dichiarazione fraudolenta da parte del consulente costituiscono un atto di concorso pienamente sanzionabile.

La violazione in cui concorre l’estraneo è quella commessa dall’ente (tramite il suo rappresentante legale, che però non è punibile). Pertanto, il professionista esterno risponde per aver contribuito all’illecito della società, e non può invocare a sua discolpa la norma che protegge l’amministratore.

Conclusioni

Questa sentenza ha implicazioni pratiche di grande rilievo per tutti i professionisti fiscali. Essa afferma con forza un principio di auto-responsabilità: la responsabilità consulente fiscale è personale e diretta quando la sua condotta contribuisce a un illecito tributario. Il professionista non può considerare il cliente-società come uno ‘schermo’ dietro cui celare il proprio operato. L’invio di una dichiarazione non veritiera, anche se su incarico del cliente, configura un concorso nell’illecito che espone il consulente a sanzioni dirette, indipendentemente dalla sorte sanzionatoria degli amministratori della società. I professionisti sono quindi chiamati a un livello ancora più alto di diligenza e aderenza alla legalità, poiché il loro ruolo tecnico non li esime dalle conseguenze di atti illeciti a cui prendono parte.

Un consulente fiscale che presenta una dichiarazione dei redditi fraudolenta per conto di una società cliente può essere sanzionato personalmente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il consulente agisce come ‘estraneo’ che concorre all’illecito. La sua condotta è sanzionabile in base al principio del concorso di persone (art. 9, D.Lgs. 472/1997) e non è protetta dalla norma che concentra le sanzioni sulla sola società.

La regola che le sanzioni tributarie si applicano solo alla società vale anche per i professionisti esterni?
No. La sentenza chiarisce che il principio della riferibilità esclusiva della sanzione alla persona giuridica (art. 7, D.L. 269/2003) si applica solo al rapporto tra la società e i suoi organi interni con poteri di rappresentanza (gli ‘intranei’, come gli amministratori), ma non si estende ai concorrenti esterni (‘estranei’).

Qual è la differenza di responsabilità tra un amministratore e un consulente esterno in una violazione fiscale societaria?
L’amministratore (‘intraneo’), pur compiendo materialmente la violazione per conto della società, non è personalmente sanzionabile grazie alla norma speciale che concentra la sanzione sull’ente. Il consulente esterno (‘estraneo’), invece, se contribuisce alla stessa violazione (ad esempio, presentando la dichiarazione fraudolenta), risponde personalmente in concorso, poiché la norma speciale di protezione non si applica a lui.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati