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Responsabilità cessionario: limiti al debito solidale

Il caso riguarda la responsabilità del cessionario di un credito d’imposta fittizio. Un gruppo societario aveva creato un credito inesistente, poi ceduto a due società del medesimo gruppo. La Commissione Tributaria Regionale aveva limitato la responsabilità delle società cessionarie al solo valore del credito ricevuto, escludendo sanzioni e interessi. L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato tale decisione, sostenendo che la partecipazione consapevole alla frode dovrebbe comportare una responsabilità solidale per l’intero debito. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito ma ha rinviato la causa a nuovo ruolo per sanare un difetto di notifica del ricorso a una delle parti, garantendo il corretto svolgimento del contraddittorio.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Credito d’imposta fittizio: fino a dove si estende la responsabilità del cessionario?

La questione della responsabilità del cessionario di crediti d’imposta, specialmente quando questi si rivelano inesistenti, è un tema di cruciale importanza nel diritto tributario. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione (n. 3502/2024) riaccende i riflettori su un dibattito fondamentale: il cessionario risponde solo nei limiti del credito ricevuto o la sua consapevole partecipazione a una frode lo rende responsabile per l’intero debito, incluse sanzioni e interessi?

I Fatti del Caso: Una Cessione di Crediti Fittizi

La vicenda trae origine da una verifica fiscale condotta su un gruppo societario. L’Amministrazione Finanziaria accertava che una delle società del gruppo, la Società Cedente S.r.l., aveva fraudolentemente creato un credito d’imposta inesistente. Parte di questo credito era stato successivamente ceduto a due altre società appartenenti allo stesso gruppo, la Società Cessionaria Fiduciaria S.r.l. e la Società Cessionaria Valore S.p.A. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate emetteva avvisi di accertamento e cartelle di pagamento, ritenendo le società cessionarie obbligate in solido per l’intero debito tributario della società cedente.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Le società coinvolte impugnavano gli atti impositivi dinanzi alle Commissioni Tributarie. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) della Lombardia, decidendo sugli appelli riuniti, accoglieva parzialmente le ragioni delle società cessionarie. I giudici di secondo grado stabilivano che, in base alla normativa specifica (artt. 43-bis e 43-ter del D.P.R. 602/1973), la responsabilità del cessionario di crediti d’imposta è limitata esclusivamente all’importo del credito che gli è stato ceduto. Pertanto, la CTR escludeva che tale responsabilità potesse estendersi anche alle sanzioni e agli interessi maturati sul debito originario della società cedente.

Il Ricorso in Cassazione e la questione sulla responsabilità del cessionario

Insoddisfatta della decisione, l’Amministrazione Finanziaria proponeva ricorso per Cassazione, basandosi su due motivi principali. Con il primo, denunciava la violazione delle norme sulla responsabilità solidale (art. 1292 c.c.). Secondo la tesi erariale, la CTR avrebbe errato nel non considerare un fatto decisivo: la consapevole partecipazione di tutte le società del gruppo al meccanismo fraudolento. Tale condotta dolosa avrebbe dovuto far prevalere il principio generale della responsabilità solidale, rendendo le cessionarie responsabili per l’intero importo accertato, comprensivo di sanzioni e interessi, e non solo per la quota di credito ricevuta. Il Fisco lamentava, in sostanza, che la norma speciale che limita la responsabilità non dovesse applicarsi in un contesto di evasione pianificata.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito della controversia. Con un’ordinanza interlocutoria, i giudici hanno rilevato un vizio procedurale. Nello specifico, il ricorso non era stato notificato correttamente all’avvocato che aveva rappresentato una delle società cessionarie nel giudizio d’appello. La mancata notifica al difensore costituito rappresenta una violazione del principio del contraddittorio, che impone di garantire a tutte le parti il diritto di difendersi in ogni fase del processo. Per sanare questo difetto, la Suprema Corte ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, ordinando all’Amministrazione Finanziaria di rinnovare la notifica del ricorso entro sessanta giorni. Solo dopo la regolarizzazione del contraddittorio, la Corte potrà procedere all’esame del merito della questione.

Conclusioni

Sebbene l’ordinanza sia di natura puramente processuale, essa sospende il giudizio su una questione di grande rilevanza pratica. La decisione finale della Cassazione sarà determinante per chiarire i confini della responsabilità del cessionario in casi di frode fiscale. Si dovrà stabilire se la normativa speciale, che limita la responsabilità al valore del credito ceduto, possa essere derogata quando viene provata la partecipazione consapevole del cessionario all’illecito commesso dal cedente. La pronuncia futura avrà importanti implicazioni per le operazioni di cessione dei crediti d’imposta, delineando con maggiore precisione i rischi per gli acquirenti, specialmente in operazioni infragruppo.

Qual è la regola generale, secondo i giudici di merito, sulla responsabilità del cessionario di un credito d’imposta?
Secondo la Commissione Tributaria Regionale, in applicazione degli artt. 43-bis e 43-ter del d.P.R. n. 602 del 1973, la responsabilità del cessionario di crediti di imposta è limitata ai soli crediti ceduti, senza estendersi a sanzioni e interessi.

Cosa sostiene l’Amministrazione Finanziaria riguardo alla responsabilità in caso di frode?
L’Amministrazione Finanziaria sostiene che, in caso di partecipazione consapevole del cessionario a un’evasione fiscale, non si applicherebbe la limitazione di responsabilità. Dovrebbe invece prevalere il principio generale della responsabilità solidale (art. 1292 c.c.), che renderebbe il cessionario responsabile per l’intero debito del cedente, incluse sanzioni e interessi.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso il caso nel merito?
La Corte non ha deciso nel merito perché ha riscontrato un vizio procedurale: la mancata notifica del ricorso all’avvocato di una delle società nel precedente grado di giudizio. Per garantire il diritto alla difesa (principio del contraddittorio), ha ordinato la rinnovazione della notifica prima di poter esaminare la questione sostanziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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