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Responsabilità cessionario azienda: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito i contorni della responsabilità del cessionario d’azienda per i debiti fiscali del cedente. Il caso riguardava un’azione di pignoramento avviata nei confronti di una società acquirente un ramo d’azienda, senza la preventiva notifica delle cartelle di pagamento originariamente indirizzate alla società venditrice. La Suprema Corte ha annullato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che non è necessaria la notifica dell’avviso di accertamento o della cartella di pagamento originaria al cessionario. È sufficiente notificargli un atto successivo, come l’intimazione di pagamento, per procedere legittimamente alla riscossione, data la sua responsabilità “da posizione”. La Corte ha inoltre precisato che la contestazione relativa al mancato rispetto del beneficio di preventiva escussione del cedente rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non di quello tributario.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità cessionario azienda: la Cassazione fa chiarezza sulla notifica degli atti

Quando un’azienda viene ceduta, cosa succede ai debiti fiscali pregressi? La questione della responsabilità cessionario azienda è un tema cruciale che può avere impatti significativi per chi acquista un’attività. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sugli obblighi di notifica dell’amministrazione finanziaria prima di poter agire contro l’acquirente. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il caso: Debiti fiscali e cessione di ramo d’azienda

La controversia nasce dall’impugnazione di due atti di pignoramento presso terzi notificati a una società che aveva acquistato un ramo d’azienda. L’agente della riscossione agiva nei confronti della società acquirente (cessionaria) in qualità di coobbligata in solido per i debiti tributari della società venditrice (cedente), ai sensi dell’art. 14 del D.Lgs. n. 472/1997.

La società cessionaria lamentava un vizio procedurale fondamentale: l’omessa notifica delle cartelle di pagamento, atti presupposti al pignoramento. Sia la Corte di giustizia tributaria di primo grado che quella di secondo grado avevano accolto le ragioni della società, sostenendo che l’ente della riscossione, per attivare la responsabilità del cessionario, avrebbe dovuto emettere un atto specifico per accertare tale responsabilità, non potendo procedere direttamente con l’esecuzione forzata senza aver notificato alcuna cartella di pagamento all’acquirente.

La decisione della Cassazione sulla responsabilità cessionario azienda

La Corte di Cassazione ha ribaltato il verdetto dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici supremi hanno affermato un principio di diritto di grande rilevanza pratica: ai fini della riscossione dei debiti fiscali, non è necessario notificare al cessionario dell’azienda gli atti impositivi originari (come avvisi di accertamento o cartelle di pagamento) già notificati al cedente.

Notifica degli atti: cosa è sufficiente?

Secondo la Corte, l’obbligo di notifica nei confronti del coobbligato sussidiario, quale è il cessionario, è soddisfatto con la comunicazione di un atto che lo renda edotto della pretesa, come la stessa cartella di pagamento o, come nel caso di specie, una semplice intimazione di pagamento. L’articolo 25 del D.P.R. 602/1973 prevede infatti che la notifica possa essere effettuata alternativamente “al debitore iscritto a ruolo o al coobbligato nei confronti dei quali procede”.

Il principio della responsabilità “da posizione”

La Cassazione ha richiamato l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite, secondo cui la responsabilità del cessionario è una responsabilità “da posizione”. Essa non deriva da un fatto proprio, ma sorge automaticamente per legge dalla sua qualità di acquirente dell’azienda. L’obbligo del cessionario, sebbene sussidiario, ha lo stesso oggetto di quello del cedente (il debito d’imposta). Pertanto, una volta che il titolo esecutivo (il ruolo) si è formato validamente nei confronti del debitore principale (il cedente), è sufficiente notificare al cessionario un atto della procedura di riscossione per poter agire nei suoi confronti.

Il Beneficium Excussionis e la ripartizione della giurisdizione

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il cosiddetto beneficium excussionis, ovvero il diritto del cessionario di pretendere che il creditore agisca prima nei confronti del cedente. La Cassazione ha chiarito che la violazione di questo beneficio non costituisce un vizio proprio della cartella di pagamento, ma un’eccezione che attiene alla fase esecutiva.

Di conseguenza, la relativa contestazione non deve essere sollevata davanti al giudice tributario, ma dinanzi al giudice ordinario, in sede di opposizione all’esecuzione. Spetta infatti a quest’ultimo valutare le questioni relative alla legittimità formale dell’atto esecutivo e ai fatti impeditivi della pretesa creditoria sorti dopo la notifica della cartella o dell’intimazione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una ricostruzione sistematica della normativa e della giurisprudenza in materia. La Suprema Corte ha sottolineato come la posizione del cessionario sia assimilabile a quella del socio illimitatamente responsabile per i debiti sociali. In entrambi i casi, si tratta di una responsabilità propria ma derivata, che non richiede la formazione di un nuovo e autonomo titolo esecutivo nei confronti del responsabile sussidiario. Il titolo esecutivo è unico ed è quello formato nei confronti del debitore principale. La notifica della cartella o dell’intimazione al coobbligato ha la funzione di portarlo a conoscenza della pretesa e di consentirgli di adempiere o di difendersi, non di creare un nuovo titolo. Sulla questione della giurisdizione, i giudici hanno applicato i principi stabiliti dalle Sezioni Unite, che tracciano una linea di demarcazione netta: alla giurisdizione tributaria spetta la cognizione sui fatti che incidono sulla pretesa tributaria fino alla notifica della cartella; alla giurisdizione ordinaria spettano le questioni sull’esecuzione forzata successive a tale notifica, inclusa l’eccezione di mancata preventiva escussione del debitore principale.

Le conclusioni

In sintesi, l’ordinanza stabilisce tre principi fondamentali:
1. Per agire contro il cessionario d’azienda per i debiti fiscali del cedente, non è necessario notificargli gli atti impositivi originari.
2. È sufficiente la notifica di un atto della riscossione (cartella o intimazione di pagamento) per procedere esecutivamente nei suoi confronti.
3. L’eventuale violazione del beneficio di preventiva escussione deve essere fatta valere davanti al giudice ordinario in sede di opposizione all’esecuzione, e non davanti al giudice tributario.

È necessario notificare l’avviso di accertamento originario al cessionario di un’azienda per agire nei suoi confronti per i debiti del cedente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’avviso di accertamento, relativo al pagamento delle imposte e delle sanzioni, diretto al cedente dell’azienda non deve essere notificato anche al cessionario.

Quale atto è sufficiente notificare al cessionario d’azienda per avviare la riscossione dei debiti fiscali del cedente?
È sufficiente notificare al cessionario la cartella di pagamento o anche soltanto un atto successivo come l’intimazione di pagamento. L’articolo 25 del D.P.R. n. 602 del 1973 consente al concessionario di notificare alternativamente la cartella al debitore principale o al coobbligato.

Dove può il cessionario d’azienda contestare la mancata escussione preventiva del cedente (beneficium excussionis)?
La contestazione della violazione del “beneficium excussionis” deve essere fatta valere dinanzi al giudice ordinario in sede di impugnazione dell’atto di pignoramento, poiché rientra nel perimetro dell’esecuzione e non attiene a un vizio proprio della pretesa tributaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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