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Responsabilità associazioni: basta notifica al coobbligato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9980/2024, ha stabilito un principio fondamentale in tema di responsabilità delle associazioni non riconosciute. In caso di debiti tributari, l’Amministrazione Finanziaria può legittimamente notificare l’avviso di accertamento solo al soggetto che ha agito in nome e per conto dell’associazione, senza necessità di notificarlo anche all’ente stesso. Questa decisione si fonda sul principio della solidarietà passiva, che conferisce al creditore la facoltà di scegliere a quale dei debitori in solido rivolgersi per ottenere il pagamento dell’intera obbligazione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità associazioni non riconosciute: per il Fisco basta la notifica al coobbligato

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema cruciale per la responsabilità delle associazioni non riconosciute, come quelle sportive dilettantistiche. La questione è semplice ma dalle conseguenze significative: in caso di debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate deve notificare l’avviso di accertamento sia all’associazione sia a chi ha agito per suo conto, oppure è sufficiente notificarlo a uno solo dei due? La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara, consolidando un principio fondamentale in materia di solidarietà tributaria.

I fatti di causa: l’avviso di accertamento notificato solo al coobbligato

Il caso trae origine da una verifica fiscale a carico di un’associazione sportiva dilettantistica, a seguito della quale l’Agenzia delle Entrate emetteva avvisi di accertamento per diverse imposte (IRES, IRAP, IVA) e ritenute non versate. Tali avvisi, non impugnati, diventavano definitivi per l’associazione. Successivamente, l’Ufficio notificava avvisi di accertamento anche a una persona fisica che aveva agito per conto dell’ente, considerandola coobbligata in solido ai sensi dell’art. 38 del codice civile.

Il contribuente impugnava gli atti, sostenendo la loro nullità. La sua tesi era che, non essendo stato notificato l’accertamento all’associazione (debitore principale), non poteva sorgere alcuna obbligazione tributaria a carico di quest’ultima e, di conseguenza, neppure una responsabilità solidale a carico suo.

La questione giuridica e la responsabilità delle associazioni non riconosciute

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 38 del codice civile applicato al contesto tributario. Questa norma stabilisce che per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano un’associazione non riconosciuta, rispondono personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione stessa.

Il ricorrente interpretava questa responsabilità come ‘sussidiaria’, ovvero attivabile solo dopo aver accertato e richiesto il debito all’associazione. Secondo la sua visione, la mancata notifica all’ente rendeva l’obbligazione principale inesistente, facendo crollare l’intero impianto accusatorio.

La decisione della Corte di Cassazione: la scelta del debitore

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato e fornendo una ricostruzione chiara della natura della responsabilità in esame.

Il principio della solidarietà passiva nel diritto tributario

I giudici hanno ribadito che la responsabilità di chi agisce per un’associazione non riconosciuta è di natura solidale, non sussidiaria. Questo significa che l’associazione e la persona che ha agito per essa sono obbligati in solido. In base all’articolo 1292 del codice civile, in caso di solidarietà passiva, il creditore (in questo caso, l’Amministrazione Finanziaria) ha la facoltà di scegliere a quale dei condebitori rivolgersi per esigere l’adempimento dell’intera prestazione. Non esiste alcun ‘beneficium excussionis’ che obblighi il creditore a escutere prima il patrimonio del debitore principale (l’associazione).

La responsabilità come garanzia ‘ex lege’

La Corte ha qualificato la responsabilità personale e solidale prevista dall’art. 38 c.c. come una forma di ‘garanzia ex lege’, assimilabile alla fideiussione. Lo scopo di questa norma è offrire al creditore una garanzia patrimoniale ulteriore, costituita dal patrimonio personale di chi ha agito per l’ente, per compensare l’assenza di un sistema di pubblicità legale sul patrimonio dell’associazione stessa.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che la responsabilità di chi agisce per un ente non riconosciuto ha carattere ‘accessorio’ ma non ‘sussidiario’. È accessoria perché il debito è e resta dell’associazione, ma non è sussidiaria perché la legge non impone un ordine di escussione. L’obbligazione di colui che ha agito ha carattere solidale, con la conseguenza che le regole della solidarietà si applicano ‘in toto’. Tra queste regole vi è la facoltà di scelta del creditore. Pertanto, è pienamente legittima la notificazione dell’avviso di accertamento nei confronti del solo soggetto che ha agito per l’associazione, essendo quest’ultimo solidalmente obbligato. La notifica a uno solo dei condebitori è sufficiente a consolidare il debito e a consentire la riscossione.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Chi assume ruoli operativi all’interno di associazioni non riconosciute (sportive, culturali, di volontariato, etc.) deve essere consapevole che il proprio patrimonio personale è esposto a una responsabilità diretta e immediata per le obbligazioni, anche tributarie, assunte per conto dell’ente. L’Amministrazione Finanziaria ha il diritto di agire direttamente nei confronti della persona fisica, senza dover preventivamente accertare il debito nei confronti dell’associazione. La sentenza sottolinea l’importanza di una gestione contabile e fiscale rigorosa e trasparente per queste entità, al fine di proteggere il patrimonio di coloro che vi operano.

È valido un avviso di accertamento notificato solo a chi ha agito per un’associazione, e non all’associazione stessa?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è pienamente legittimo. Poiché la persona che agisce per l’ente e l’associazione stessa sono coobbligati in solido, l’Amministrazione Finanziaria ha la facoltà di scegliere a quale dei due notificare l’atto e richiedere il pagamento dell’intero debito.

La responsabilità di chi agisce per un’associazione non riconosciuta è sussidiaria, cioè si può agire contro di lui solo dopo aver tentato con l’associazione?
No, la responsabilità non è sussidiaria ma solidale. Non esiste il cosiddetto ‘beneficium excussionis’. Il creditore non è tenuto a tentare di recuperare il credito prima dall’associazione, ma può rivolgersi direttamente e immediatamente alla persona fisica che ha agito per suo conto.

Qual è la natura della responsabilità personale per i debiti di un’associazione non riconosciuta secondo la Cassazione?
La Corte la definisce come una responsabilità personale e solidale che funge da ‘garanzia ex lege’, assimilabile a una fideiussione. Non si tratta di un ‘debito proprio’ di chi agisce, ma di un debito dell’associazione per il quale egli risponde con il proprio patrimonio come garanzia aggiuntiva per i creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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