LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità amministratori: quando pagano le tasse

La Corte di Cassazione chiarisce la diretta responsabilità degli amministratori di una società ‘schermo’ per i debiti fiscali (II.DD. e IVA). Se gli amministratori agiscono ‘uti dominus’, ovvero come effettivi proprietari, la società viene considerata una mera interposizione fittizia. Di conseguenza, il reddito e le imposte vengono imputate direttamente alle persone fisiche in base all’art. 37 del d.P.R. n. 600/1973, senza necessità di un preventivo accertamento definitivo nei confronti della società.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Amministratori e Società Schermo: La Cassazione fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata su un tema cruciale del diritto tributario: la responsabilità amministratori per i debiti fiscali di una società di capitali. La decisione analizza il caso di una società ‘cartiera’ e chiarisce quando l’amministratore, di fatto o di diritto, è chiamato a rispondere personalmente delle imposte evase, superando lo schermo della personalità giuridica.

I Fatti di Causa: Una Società “Cartiera” al Centro del Contenzioso

Il caso esaminato trae origine da un avviso di accertamento per imposte dirette (II.DD.) e IVA emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una S.r.l. e dei suoi amministratori, sia formali che di fatto. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, la società era una mera ‘cartiera’, un’entità creata al solo scopo di realizzare operazioni inesistenti per figurare costi mai sostenuti, abbattendo così il carico fiscale. Le indagini avevano rivelato che, a fronte di amministratori formali (definiti ‘nullatenenti’), la gestione effettiva era in mano ad altri soggetti che operavano come veri e propri dominus dell’attività.

Le Decisioni Precedenti e l’Errore di Diritto

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici tributari avevano confermato le pretese fiscali per quanto riguarda le imposte, ma avevano annullato le sanzioni. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale aveva escluso la responsabilità degli amministratori per le imposte, ritenendo che fosse necessario un preventivo accertamento definitivo del debito in capo alla società, applicando erroneamente l’art. 36 del d.P.R. 602/1973, norma che disciplina la responsabilità sussidiaria nella fase di riscossione.

La Responsabilità Amministratori Diretta e non Sussidiaria

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione di secondo grado e delineando un principio di diritto fondamentale. La Suprema Corte ha chiarito che la norma applicabile in casi di società ‘schermo’ non è l’art. 36 del d.P.R. 602/1973, bensì l’art. 37, comma 3, del d.P.R. 600/1973.

Questa norma disciplina il fenomeno dell’interposizione fittizia. Quando viene dimostrato, anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, che una società è solo uno schermo giuridico fraudolento e che le persone fisiche ne sono gli effettivi possessori del reddito, agendo uti dominus (cioè come veri proprietari), si verifica una traslazione diretta dell’imponibile e delle relative imposte dalla società ai gestori di fatto.

In questi scenari, la responsabilità amministratori non è sussidiaria o dipendente da un debito della società, ma è una responsabilità diretta e originaria. L’amministratore di fatto è considerato il vero soggetto passivo d’imposta, sia ai fini delle imposte dirette che dell’IVA. Di conseguenza, non è richiesto alcun accertamento preventivo nei confronti della società interposta.

Le Sanzioni Personali in caso di Società Schermo

La Corte ha anche rigettato il ricorso incidentale degli amministratori, i quali sostenevano che le sanzioni avrebbero dovuto essere applicate solo alla società in virtù dell’art. 7 del D.L. 269/2003. I giudici hanno specificato che tale principio, che concentra le sanzioni sull’ente dotato di personalità giuridica, non si applica quando la società è una mera fictio, uno schermo utilizzato per commettere illeciti a vantaggio personale degli amministratori. In questi casi, la ratio della norma viene meno e viene ripristinata la regola generale secondo cui la sanzione pecuniaria colpisce la persona fisica autrice dell’illecito.

Le motivazioni

La Suprema Corte motiva la sua decisione distinguendo nettamente due diversi titoli di responsabilità. La responsabilità ex art. 36 d.P.R. 602/73 è una forma di responsabilità sussidiaria che sorge nella fase di riscossione quando la società non paga. Al contrario, la responsabilità ex art. 37 d.P.R. 600/73 si fonda sul presupposto che la società sia un mero schermo e che il vero possessore del reddito sia la persona fisica che la controlla. In tale scenario, l’imputazione del reddito e delle imposte è diretta e non richiede passaggi intermedi. L’amministratore che agisce uti dominus non risponde per la società, ma risponde in luogo della società, in quanto effettivo soggetto passivo del rapporto tributario.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Gli amministratori, soprattutto quelli di fatto, non possono nascondersi dietro lo schermo della personalità giuridica per evadere le imposte. Se una società viene utilizzata come un mero strumento per i propri affari, senza una reale operatività e autonomia, l’amministrazione finanziaria può imputare direttamente agli individui che la gestiscono sia le imposte (dirette e IVA) che le relative sanzioni, trattandoli come i veri e unici contribuenti.

Quando un amministratore risponde personalmente per i debiti fiscali di una società di capitali?
L’amministratore risponde personalmente e direttamente quando la società è considerata uno ‘schermo’ o una ‘società cartiera’ e l’amministratore stesso agisce ‘uti dominus’, ovvero come effettivo gestore e beneficiario dell’attività, trattando il patrimonio sociale come cosa propria. In questo caso, si configura un’interposizione fittizia e la responsabilità è diretta.

È necessario un accertamento fiscale definitivo verso la società prima di poter agire contro l’amministratore?
No, secondo la Corte di Cassazione, nel caso di interposizione fittizia e gestione ‘uti dominus’, non è necessario un preventivo accertamento definitivo nei confronti della società. La responsabilità dell’amministratore è originaria e diretta, poiché è considerato il vero soggetto passivo d’imposta.

In caso di società ‘schermo’, a chi vengono applicate le sanzioni amministrative?
Se la società è una mera ‘fictio’ giuridica, utilizzata come schermo per commettere illeciti tributari a vantaggio personale, le sanzioni non vengono applicate all’ente, ma direttamente alle persone fisiche che hanno commesso le violazioni, in quanto considerate le reali autrici dell’illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati