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Responsabilità amministratori associazioni e debiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16754/2024, ha confermato la responsabilità personale e solidale di un’amministratrice di un’associazione non riconosciuta per i debiti fiscali (IRES e IVA) dell’ente. La decisione si fonda sul ruolo di gestione attiva e sulle decisioni rilevanti assunte dalla consigliera, sottolineando come la responsabilità amministratori associazioni non derivi dalla mera carica formale, ma dall’effettiva ingerenza nella gestione, specialmente per obbligazioni tributarie che sorgono per legge.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità Amministratori Associazioni: Quando si Risponde dei Debiti Fiscali

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 16754/2024 affronta un tema cruciale per chi opera nel terzo settore: la responsabilità amministratori associazioni non riconosciute per i debiti tributari. La sentenza chiarisce che non è la carica formale a determinare la responsabilità, ma l’effettivo svolgimento di compiti di gestione e direzione. Chi amministra un’associazione deve essere consapevole che le sue decisioni possono comportare una responsabilità personale e illimitata per le obbligazioni fiscali dell’ente.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento per IRES e IVA relativo all’anno 2011, notificato a una consigliera di un’associazione culturale. L’Agenzia delle Entrate la riteneva personalmente e solidalmente responsabile per il mancato pagamento delle imposte dovute dall’associazione, ai sensi dell’art. 38 del codice civile.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano confermato la pretesa fiscale, motivando la decisione sulla base del ruolo attivo svolto dalla consigliera. Secondo i giudici di merito, la contribuente aveva assunto tutte le decisioni rilevanti per la vita dell’associazione e aveva sottoscritto i verbali del Consiglio di amministrazione. Insoddisfatta della decisione, la consigliera proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la sua responsabilità non potesse derivare dalla mera carica ricoperta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale e, di conseguenza, la responsabilità personale della ricorrente. Gli Ermellini hanno ribadito i principi consolidati della loro giurisprudenza in materia, ritenendo che la corte di merito li avesse correttamente applicati al caso di specie.

Le Motivazioni: la responsabilità amministratori associazioni e il ruolo di gestione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 38 del codice civile. La Corte ha chiarito che, in tema di associazioni non riconosciute, la responsabilità solidale di chi agisce in nome e per conto dell’ente si applica sia alle sanzioni pecuniarie sia al tributo non corrisposto.

Il punto fondamentale, tuttavia, è che tale responsabilità non è collegata alla mera titolarità di una carica formale, ma all’attività concretamente svolta. Per i debiti tributari, che sorgono ex lege (cioè per legge) e non da un contratto, a rispondere è il soggetto che, in forza del ruolo rivestito, ha diretto la gestione complessiva dell’associazione nel periodo di riferimento.

Si presume, infatti, che chi ha poteri di amministrazione abbia concorso alle decisioni che hanno generato i debiti fiscali. Nel caso specifico, la Corte ha valorizzato le prove emerse nei gradi di merito: la ricorrente non solo era membro del Consiglio di amministrazione, ma aveva partecipato attivamente a tutte le decisioni rilevanti per la vita dell’ente ed era stata indicata all’Amministrazione finanziaria come amministratrice. Questo dimostrava un’ingerenza effettiva e una direzione della gestione, sufficienti a fondare la sua responsabilità personale e solidale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ribadisce un principio di fondamentale importanza pratica per chiunque ricopra cariche in associazioni non riconosciute. La responsabilità amministratori associazioni per i debiti fiscali non è un rischio astratto, ma una conseguenza diretta dell’esercizio di poteri gestionali.

Chi accetta una carica amministrativa deve essere consapevole che, in caso di inadempimenti fiscali da parte dell’ente, il proprio patrimonio personale può essere aggredito dai creditori, inclusa l’Amministrazione finanziaria. Non basta astenersi dalla firma di contratti: la responsabilità per debiti tributari deriva dalla direzione della gestione complessiva dell’associazione. È quindi essenziale esercitare il proprio ruolo con diligenza, vigilando sulla corretta tenuta della contabilità e sul puntuale adempimento di tutti gli obblighi fiscali.

Chi è responsabile per i debiti fiscali di un’associazione non riconosciuta?
Rispondono solidalmente e personalmente coloro che hanno agito in nome e per conto dell’associazione, in particolare chi, in forza del ruolo rivestito, ha diretto la gestione complessiva dell’ente nel periodo in cui il debito è sorto.

La responsabilità dell’amministratore deriva solo dalla carica formale?
No. La responsabilità personale e solidale prevista dall’art. 38 del codice civile non è collegata alla mera titolarità della carica, ma all’attività negoziale e di gestione concretamente svolta per conto dell’associazione.

Perché la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso in questo caso?
La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente applicato i principi di diritto, evidenziando che la ricorrente aveva effettivamente gestito l’associazione, facendo parte del Consiglio di amministrazione, prendendo tutte le decisioni rilevanti e venendo indicata come amministratrice all’Amministrazione finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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