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Responsabilità amministratore e sanzioni: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16454/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di responsabilità amministratore per sanzioni fiscali. Se una società di capitali commette una violazione tributaria nel proprio interesse, le relative sanzioni sono a carico esclusivo della società stessa. L’amministratore non risponde personalmente, a meno che non venga provato che la società è un ‘mero schermo’, ossia un’entità fittizia creata al solo scopo di consentire all’amministratore di ottenere un vantaggio fiscale illecito. Nel caso di specie, l’Agenzia delle Entrate non è riuscita a dimostrare la natura fittizia della società, pertanto il ricorso è stato respinto e le sanzioni a carico dell’amministratrice annullate.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità amministratore: chi paga le sanzioni fiscali della società?

La questione della responsabilità amministratore per le sanzioni fiscali di una società di capitali è un tema cruciale e spesso fonte di preoccupazione. In caso di accertamento fiscale, le sanzioni devono essere pagate solo dalla società o anche personalmente da chi la amministra? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 16454 del 18 giugno 2025, ha fornito un chiarimento fondamentale, tracciando una linea netta tra la responsabilità dell’ente e quella della persona fisica che lo gestisce.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un accertamento dell’Agenzia delle Entrate nei confronti di una S.p.A., la quale aveva utilizzato fatture per operazioni oggettivamente inesistenti emesse da altre società riconducibili allo stesso nucleo familiare dell’amministratrice. L’Agenzia non si era limitata a sanzionare la società per l’evasione fiscale, ma aveva emesso un atto di irrogazione sanzioni anche nei confronti dell’amministratrice. La tesi dell’erario era che l’amministratrice avesse perseguito un proprio illecito interesse economico, usando la società come uno schermo.

Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione all’Agenzia, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, annullando le sanzioni a carico della persona fisica. Secondo i giudici d’appello, la società non era un mero schermo, ma il soggetto effettivo nel cui interesse era stata tentata l’evasione. Di conseguenza, doveva trovare applicazione il principio della responsabilità esclusiva dell’ente.

La Decisione e la Responsabilità Amministratore

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte lo ha respinto, confermando la sentenza di secondo grado. La Corte ha consolidato il suo orientamento sull’interpretazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003, che disciplina proprio le sanzioni amministrative per le persone giuridiche.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nel rapporto tra due norme: l’art. 9 del D.Lgs. 472/1997, che stabilisce un principio generale di concorso nella violazione, e l’art. 7 del D.L. 269/2003, che introduce una regola speciale per le società.

1. La Regola Generale: Responsabilità Esclusiva della Società
La Corte ha ribadito che l’art. 7 citato stabilisce che le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di società o enti con personalità giuridica sono esclusivamente a carico della persona giuridica stessa. Questa norma rappresenta una deroga esplicita al principio generale del concorso di persone. Il legislatore ha scelto di imputare la sanzione al soggetto che trae un vantaggio diretto dall’illecito fiscale, ovvero la società.

2. L’Eccezione: La Società come ‘Mero Schermo’
Esiste però un’importante eccezione. La responsabilità amministratore diventa personale e diretta quando la società è una fictio, un ‘mero schermo’. Ciò accade quando l’ente è un’entità fittizia, priva di una reale attività economica, costituita al solo scopo di permettere a una persona fisica di realizzare un vantaggio fiscale illecito. In questo scenario, la persona giuridica è solo uno strumento interposto, e il vero soggetto passivo del rapporto tributario è la persona fisica che la manovra. In questo caso, il velo societario viene ‘sollevato’ e la responsabilità ricade direttamente sull’amministratore, che è al tempo stesso trasgressore e contribuente.

3. L’Onere della Prova
Nel caso esaminato, l’Agenzia delle Entrate non è riuscita a fornire la prova che la società fosse un mero schermo. Anzi, la stessa Agenzia l’aveva trattata come un soggetto reale, notificandole l’accertamento e le sanzioni. Elementi come la mancanza di un compenso per l’amministratore o l’inserimento della società in un più ampio schema evasivo familiare non sono stati ritenuti sufficienti a dimostrarne la natura fittizia.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di garanzia per gli amministratori. La loro responsabilità personale per le sanzioni fiscali societarie non è la regola, ma l’eccezione. Finché la società è un’entità operativa reale, che agisce nel mercato e persegue un proprio interesse economico (seppur illecito, nel caso dell’evasione), le conseguenze sanzionatorie ricadono esclusivamente sul suo patrimonio. Per far scattare la responsabilità personale, l’amministrazione finanziaria ha l’onere di dimostrare che la struttura societaria è una finzione, un guscio vuoto utilizzato per mascherare l’operato e l’interesse esclusivo di una persona fisica. Questa decisione rafforza la distinzione tra il patrimonio dell’ente e quello personale dell’amministratore, un pilastro del diritto societario.

L’amministratore di una società di capitali risponde personalmente delle sanzioni fiscali della società?
Di norma, no. In base all’art. 7 del D.L. n. 269/2003, le sanzioni per violazioni fiscali commesse nell’interesse di una persona giuridica sono poste esclusivamente a carico dell’ente stesso, in quanto è quest’ultimo a trarre vantaggio dall’illecito.

In quali casi l’amministratore può essere ritenuto personalmente responsabile per le sanzioni fiscali?
L’amministratore risponde personalmente solo quando la società è un ‘mero schermo’, ovvero un’entità fittizia, senza una reale operatività economica, creata al solo scopo di fungere da strumento per consentire a una persona fisica di ottenere un illecito vantaggio fiscale. In tale ipotesi, la responsabilità si sposta sulla persona fisica che è il vero beneficiario della violazione.

Cosa deve dimostrare l’Agenzia delle Entrate per sanzionare personalmente l’amministratore?
L’Agenzia delle Entrate ha l’onere di provare che la società è un’entità fittizia e che esiste un totale asservimento della stessa all’interesse personale dell’amministratore. Non è sufficiente dimostrare un generico interesse o un vantaggio indiretto (come la percezione di utili), ma è necessario provare che la società non ha una sua autonomia e una sua reale attività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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