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Responsabilità amministratore di fatto: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16452/2025, ha chiarito i limiti della responsabilità dell’amministratore di fatto per le sanzioni fiscali di una società esterovestita. Il caso riguardava una società con sede formale all’estero ma gestita dall’Italia. L’Amministrazione Finanziaria aveva sanzionato personalmente l’amministratore di fatto, ma la Corte ha stabilito che, non trattandosi di una società fittizia ma di un’entità reale con soci effettivi, la responsabilità per le sanzioni ricade esclusivamente sulla persona giuridica, in applicazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003. Di conseguenza, la responsabilità amministratore di fatto è stata esclusa.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Responsabilità amministratore di fatto: la Cassazione chiarisce i limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto tributario: la responsabilità amministratore di fatto per le sanzioni fiscali in caso di società esterovestita. La pronuncia stabilisce un principio chiaro: se la società, seppur gestita dall’Italia, è un’entità reale e non un mero schermo fittizio, la responsabilità per le violazioni fiscali ricade esclusivamente sulla persona giuridica, escludendo quella personale dell’amministratore.

I Fatti del Caso: Società Estera e Gestione dall’Italia

Il caso trae origine da accertamenti fiscali su società con sede formale in Lussemburgo e Liechtenstein, ma che, secondo l’Amministrazione Finanziaria, erano di fatto gestite e amministrate in Italia da un contribuente. Una di queste società, attiva nella valorizzazione di immobili, era stata ritenuta soggetta alla normativa fiscale italiana. Le violazioni contestate includevano plusvalenze non dichiarate, mancata tenuta della contabilità e omessi versamenti.

Inizialmente, le sanzioni erano state irrogate alla società. Successivamente, l’Agenzia Fiscale aveva notificato un ulteriore avviso di contestazione direttamente all’amministratore di fatto, ritenendolo personalmente responsabile. La Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto le ragioni del fisco, riconoscendo la responsabilità personale dell’amministratore solo per le omissioni formali (come la mancata conservazione delle scritture contabili). Entrambe le parti hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte sulla responsabilità amministratore di fatto

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di merito, respingendo il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria e accogliendo quello del contribuente. Il punto centrale della decisione è l’applicazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003, secondo cui le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di società con personalità giuridica sono esclusivamente a carico della persona giuridica stessa.

La Corte ha distinto nettamente due scenari:

1. Società reale: Se la società, pur esterovestita, è un’entità effettiva con una propria compagine sociale e un’attività reale (sebbene gestita dall’amministratore di fatto), le sanzioni gravano unicamente su di essa. Il vantaggio fiscale dell’illecito è, in questo caso, riferibile alla società.
2. Società come mero schermo: Se la società è una costruzione fittizia, un mero ‘schermo’ creato artificiosamente solo per permettere a una persona fisica di trarre un vantaggio fiscale personale, allora la responsabilità della sanzione ricade direttamente su quest’ultima.

Nel caso specifico, era stato accertato che la società era vitale e faceva capo a soci reali e identificabili. Pertanto, non poteva essere considerata un mero schermo. Di conseguenza, la responsabilità amministratore di fatto doveva essere esclusa.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su una consolidata interpretazione della normativa sanzionatoria tributaria. Il legislatore, con l’art. 7 del D.L. n. 269/2003, ha inteso allineare il sistema sanzionatorio fiscale al principio di responsabilità degli enti, escludendo di norma la responsabilità personale del cosiddetto intraneus (amministratore, sindaco, etc.).

I giudici hanno sottolineato che, una volta accertata l’esistenza effettiva della società, è irrilevante che l’amministratore di fatto possa trarre benefici indiretti (ad esempio, remunerativi) dalla sua gestione. Il vantaggio fiscale diretto derivante dall’illecito è imputabile solo alla persona giuridica, beneficiaria dell’evasione.

La Corte ha inoltre chiarito che non è possibile operare una distinzione tra le diverse violazioni fiscali. Anche le omissioni formali, come la mancata tenuta della contabilità, rientrano pienamente negli obblighi strutturali della società e sono quindi coperte dal principio di responsabilità esclusiva dell’ente. Tentare di scindere tali violazioni per attribuirle personalmente all’amministratore sarebbe in contrasto con la portata onnicomprensiva della norma.

Conclusioni

La sentenza rafforza un importante principio di civiltà giuridica: la netta separazione tra il patrimonio e la responsabilità della società e quelli dei suoi amministratori. La responsabilità amministratore di fatto per le sanzioni fiscali sorge solo in casi estremi, quando la struttura societaria è una finzione palese creata per eludere il fisco a vantaggio personale. In tutti gli altri casi, anche in presenza di una gestione di fatto dall’Italia, è la società a rispondere delle proprie violazioni. Questa pronuncia offre quindi maggiore certezza giuridica agli operatori, ribadendo che il soggetto passivo delle sanzioni è l’ente che trae il beneficio diretto dall’illecito tributario.

Chi risponde delle sanzioni fiscali di una società esterovestita?
Di norma, risponde esclusivamente la persona giuridica stessa, in base all’art. 7 del D.L. n. 269/2003. Il principio è che la sanzione deve colpire il soggetto che ha tratto il vantaggio fiscale dall’illecito, ovvero la società.

Quando l’amministratore di fatto può essere ritenuto personalmente responsabile per le sanzioni fiscali della società?
L’amministratore di fatto risponde personalmente solo quando la società si rivela essere un mero ‘schermo sociale’, ovvero un’entità fittizia creata al solo scopo di consentire alla persona fisica di ottenere un vantaggio fiscale personale. Se la società è un’entità reale, con soci effettivi, la responsabilità personale dell’amministratore è esclusa.

La sanzione per omissioni formali, come la mancata tenuta delle scritture contabili, ricade sull’amministratore o sulla società?
Secondo la sentenza, anche le sanzioni per violazioni formali, come la mancata tenuta della contabilità, ricadono esclusivamente sulla società. Tali obblighi sono considerati obblighi fiscali strutturali dell’ente e non è possibile distinguerli dalle altre violazioni per attribuirne la responsabilità all’amministratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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