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Residenza anagrafica IMU: la dimora non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9955/2025, ha stabilito che per beneficiare dell’esenzione IMU per l’abitazione principale non è sufficiente la dimora abituale, ma è indispensabile il requisito della residenza anagrafica. Il caso riguardava una contribuente che viveva in un immobile situato in un Comune, pur avendo la residenza registrata in un altro a seguito di una vecchia variazione territoriale. La Corte ha chiarito che la residenza anagrafica IMU è un presupposto inderogabile previsto dalla legge, prevalendo sulla situazione di fatto.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Residenza Anagrafica IMU: Perché la Sola Dimora non Garantisce l’Esenzione

L’esenzione IMU sull’abitazione principale è uno dei benefici fiscali più noti, ma i suoi requisiti sono stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per non pagare l’imposta, non basta vivere in un immobile, ma è essenziale avervi anche la residenza anagrafica IMU. La situazione di fatto, se non supportata dal dato formale, non è sufficiente a garantire l’agevolazione.

Il Caso: Una Disputa Fiscale Nata da un Confine Comunale

Una contribuente ha impugnato un avviso di accertamento IMU emesso da un Comune per l’anno 2013. L’ente le contestava il mancato pagamento dell’imposta sulla sua abitazione, disconoscendo il diritto all’esenzione perché la sua residenza anagrafica non risultava in quel territorio comunale, bensì in quello della vicina Capitale.
La particolarità del caso risiedeva in una delibera comunale del 1986, con cui la via in cui si trovava l’immobile era passata dalla giurisdizione di un Comune a quella dell’altro. La contribuente sosteneva di non essere a conoscenza di tale variazione e che, in ogni caso, la sua dimora abituale nell’immobile avrebbe dovuto prevalere sul dato anagrafico formale.

L’Iter Giudiziario: Dalle Commissioni Tributarie alla Cassazione

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva dato torto alla contribuente, sottolineando la necessità della residenza anagrafica. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della cittadina. Secondo la CTR, la situazione di fatto (la dimora stabile) doveva prevalere, anche perché gli enti coinvolti avrebbero dovuto procedere d’ufficio alla variazione della residenza.
Il Comune, non accettando la sentenza di secondo grado, ha presentato ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione: la Residenza Anagrafica IMU è Inderogabile

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza della CTR e chiarendo in modo definitivo la questione. I giudici hanno affermato che la normativa sull’IMU (in particolare l’art. 13 del D.L. 201/2011) è inequivocabile. Per definire un immobile come “abitazione principale” e beneficiare dell’esenzione, sono necessari due requisiti cumulativi:

1. La dimora abituale: il possessore e la sua famiglia devono vivere stabilmente nell’immobile.
2. La residenza anagrafica: il possessore deve essere formalmente iscritto nei registri anagrafici del Comune in cui si trova l’immobile.

La Corte ha specificato che la legge non prevede alcuna iscrizione d’ufficio nelle liste anagrafiche in casi come questo. La delibera del 1986 era stata regolarmente pubblicata all’albo pretorio, acquisendo così piena efficacia legale e diventando conoscibile da tutti i cittadini. Era quindi onere della contribuente richiedere il cambio di residenza per poter usufruire del beneficio fiscale.
La giurisprudenza di legittimità è unanime su questo punto: il presupposto per il riconoscimento del beneficio è la residenza anagrafica nel Comune dove si trova l’immobile. La circostanza che la contribuente vivesse di fatto nell’abitazione non è sufficiente a integrare i requisiti per l’esenzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di tributi locali. La residenza anagrafica IMU non è una mera formalità, ma un presupposto giuridico essenziale per l’accesso alle agevolazioni fiscali. I contribuenti devono assicurarsi che la loro situazione anagrafica corrisponda alla loro situazione di fatto per evitare spiacevoli sorprese, come avvisi di accertamento per imposte non versate. La sentenza sottolinea l’importanza di essere proattivi nel verificare e aggiornare la propria posizione anagrafica, poiché la pubblicazione di atti amministrativi costituisce forma legale di conoscenza e fa sorgere oneri a carico del cittadino.

Per ottenere l’esenzione IMU sull’abitazione principale è sufficiente dimostrare di viverci abitualmente?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la dimora abituale è solo uno dei due requisiti necessari. L’altro, inderogabile, è la residenza anagrafica formale nell’immobile.

La residenza anagrafica è un requisito formale sempre necessario per l’esenzione IMU?
Sì. Secondo la normativa vigente e l’interpretazione costante della giurisprudenza, la residenza anagrafica nel Comune in cui si trova l’immobile è un presupposto essenziale per poter beneficiare dell’esenzione IMU per l’abitazione principale.

Se un Comune modifica i suoi confini territoriali, il cambio di residenza dei cittadini coinvolti è automatico?
No. La sentenza chiarisce che la legge non prevede un’iscrizione d’ufficio nelle liste anagrafiche. A seguito di una variazione territoriale, è onere del contribuente chiedere la variazione della propria residenza per poter usufruire dei benefici fiscali connessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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