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Requisiti ONLUS: la Cassazione sulla finalità sociale

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un’associazione culturale a cui era stato revocato lo status di ONLUS. L’Agenzia delle Entrate contestava la natura prevalentemente commerciale delle attività, non rivolte a soggetti svantaggiati. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso dell’Agenzia, ha stabilito che per mantenere i requisiti ONLUS non è sufficiente ricevere fondi statali, ma è necessario dimostrare in concreto l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale, annullando la decisione del giudice di merito che non aveva adeguatamente valutato questo aspetto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Requisiti ONLUS: La Finalità Sociale Va Dimostrata, Non Presunta

La qualifica di ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) rappresenta un pilastro del terzo settore, garantendo importanti agevolazioni fiscali a enti che operano per il bene comune. Tuttavia, mantenere i requisiti ONLUS è un esercizio rigoroso, come ribadito dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 31279/2024. La pronuncia chiarisce un punto fondamentale: la finalità di solidarietà sociale non può essere meramente presunta, ad esempio dalla ricezione di fondi pubblici, ma deve essere verificata in concreto attraverso l’analisi delle attività effettivamente svolte.

I Fatti di Causa: Annullamento dello Status di ONLUS

Il caso ha origine da un provvedimento con cui l’Agenzia delle Entrate disponeva la cancellazione di un’associazione culturale dall’Anagrafe delle Onlus. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, l’ente non soddisfaceva più i requisiti essenziali previsti dalla legge. In particolare, le attività di promozione culturale e artistica erano rivolte solo in minima parte a soggetti svantaggiati. Inoltre, l’Agenzia contestava la natura prevalentemente commerciale dell’ente, evidenziata dall’organizzazione di concerti, spettacoli ed eventi politici, e la presunta distribuzione di utili mascherata da rimborsi spese chilometrici agli amministratori.

L’associazione impugnava il provvedimento e, dopo un primo grado parzialmente favorevole, la Commissione Tributaria Regionale respingeva l’appello dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di secondo grado ritenevano che il beneficio di apporti economici statali fino al 2008 fosse un elemento decisivo per confermare la legittimità dello status di ONLUS. Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso per cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione e i Requisiti ONLUS

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso principale dell’Agenzia, incentrato sulla violazione dell’art. 10 del D.Lgs. 460/1997. I giudici di legittimità hanno affermato un principio cruciale: la ricezione di contributi pubblici non è, di per sé, sufficiente a qualificare le attività di un’associazione come intrinsecamente solidaristiche. Questo riconoscimento non esonera da una valutazione concreta dell’attività prevalentemente svolta e dalla verifica del perseguimento effettivo di finalità sociali.

La sentenza impugnata è stata criticata per essersi concentrata sulla legittimità delle singole attività culturali (per le quali erano stati ricevuti i fondi) senza valutare adeguatamente la contestazione principale mossa dall’Agenzia: l’insieme delle attività dell’associazione (iniziative culturali, eventi, spettacoli) era di natura prettamente commerciale e rivolto al pubblico generalista, non a soggetti svantaggiati, come richiesto per i requisiti ONLUS.

Le Attività Commerciali e la Finalità Solidaristica

La Corte ha richiamato il proprio orientamento consolidato, secondo cui le ONLUS devono perseguire “esclusive finalità di solidarietà sociale”. Questo requisito è un elemento essenziale che non può esaurirsi nella mera percezione di benefici statali. La legge (art. 10, comma 5, D.Lgs. 460/1997) prevede una disciplina estremamente rigorosa per le attività “connesse” a quelle istituzionali.

Queste attività, pur potendo avere natura commerciale, non devono essere prevalenti rispetto a quelle istituzionali e i loro proventi non devono superare una determinata percentuale (66%) delle spese complessive. La sentenza regionale, secondo la Cassazione, non si è confrontata con questi principi, omettendo di analizzare le numerose attività ulteriori (concerti, premi, manifestazioni) che, per loro natura, erano idonee a generare proventi commerciali e a snaturare la finalità solidaristica principale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di una rigida osservanza delle prescrizioni normative per mantenere la qualifica di ONLUS. Questa disciplina è mirata a limitare le agevolazioni fiscali agli enti effettivamente meritevoli e a evitare l’uso elusivo dell’istituto come schermo per attività commerciali. La sentenza del giudice d’appello è stata cassata perché non ha seguito questo percorso logico-giuridico: non ha verificato l’esistenza, la natura e la prevalenza delle attività di carattere commerciale svolte dall’associazione, né ha accertato l’effettivo perseguimento della finalità solidaristica dichiarata in astratto nello statuto. In sostanza, il giudice di merito si è fermato a un dato formale (i contributi statali) senza scendere nell’analisi sostanziale della gestione dell’ente.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto secondo cui la qualifica di ONLUS richiede una verifica concreta e sostanziale delle attività svolte, che devono essere prevalentemente e genuinamente rivolte a scopi di solidarietà sociale. La ricezione di finanziamenti pubblici è un indizio, ma non una prova assoluta, e non esime l’ente dal dimostrare il rispetto di tutti i rigorosi requisiti ONLUS previsti dalla normativa.

Ricevere fondi statali è sufficiente per essere considerati una ONLUS?
No. La Corte ha stabilito che la concessione di apporti economici statali non esonera l’ente da una valutazione concreta dell’attività svolta e dalla verifica del perseguimento effettivo di finalità solidaristiche, che costituisce un requisito essenziale.

Un’associazione culturale può perdere lo status di ONLUS se le sue attività sono rivolte al pubblico generico?
Sì. Se l’attività di promozione culturale e artistica non è rivolta in via prevalente a persone svantaggiate, ma al pubblico generalista, e assume i connotati di un’attività d’impresa, viene meno il requisito della finalità di solidarietà sociale condizionata, giustificando la cancellazione dall’anagrafe.

Le attività commerciali “connesse” possono far perdere la qualifica di ONLUS?
Sì. La normativa è molto rigorosa: le attività connesse non devono essere prevalenti rispetto a quelle istituzionali e i loro proventi devono rispettare limiti quantitativi precisi. Se queste condizioni non vengono rispettate, l’ente dimostra di avere una natura sostanzialmente commerciale, incompatibile con la qualifica di ONLUS.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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