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Rendita catastale impianti: pozzi geotermici esclusi

La Corte di Cassazione ha stabilito che i pozzi di produzione e reiniezione di una centrale geotermica non devono essere inclusi nel calcolo della rendita catastale. L’ordinanza chiarisce che, in base alla normativa in vigore dal 1° gennaio 2016, tali strutture sono considerate impianti funzionali al processo produttivo (‘imbullonati’) e non parti strutturali dell’immobile. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia fiscale, confermando la decisione dei giudici di merito ma correggendone la motivazione giuridica, basandola sulla corretta applicazione temporale della Legge di Stabilità 2016.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rendita Catastale Impianti: la Cassazione Esclude i Pozzi Geotermici

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla determinazione della rendita catastale impianti a destinazione speciale, come le centrali geotermiche. La questione centrale riguardava se il valore dei pozzi di estrazione e reiniezione dovesse essere incluso nella stima catastale. La risposta della Corte è stata negativa, consolidando un principio di grande rilevanza per il settore energetico e industriale.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore dell’energia geotermica aveva presentato una dichiarazione di variazione catastale (DOCFA) per una delle sue centrali. L’Agenzia fiscale, ritenendo la rendita proposta troppo bassa, emetteva un avviso di rettifica, sostenendo che nel calcolo avrebbero dovuto essere incluse anche le componenti essenziali al processo produttivo, specificamente i pozzi di produzione e di reiniezione del vapore geotermico.
La società impugnava l’avviso, ma la Commissione Tributaria Provinciale respingeva il ricorso. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo l’appello della contribuente e affermando che i pozzi non dovessero concorrere alla determinazione della rendita. L’Agenzia fiscale, insoddisfatta, proponeva quindi ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la rendita catastale impianti

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia fiscale, confermando la decisione di secondo grado ma con una motivazione giuridica differente e più corretta. Il punto cruciale del ragionamento della Corte è l’applicazione del principio ratione temporis, ovvero la necessità di applicare la legge in vigore al momento dei fatti.
L’avviso di rettifica era stato emesso nel 2016, anno in cui era già entrata in vigore la Legge di Stabilità per il 2016 (L. n. 208/2015). Questa legge ha introdotto una modifica sostanziale ai criteri di calcolo della rendita catastale impianti speciali (categorie D ed E).

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che, a decorrere dal 1° gennaio 2016, la stima catastale deve tenere conto del suolo, delle costruzioni e degli elementi strutturalmente connessi che aumentano la qualità e l’utilità dell’immobile. Tuttavia, la stessa norma esclude esplicitamente dalla stima ‘macchinari, congegni, attrezzature ed altri impianti, funzionali allo specifico processo produttivo’.
Questi elementi, noti come ‘imbullonati’, sono sottratti al carico impositivo anche se infissi stabilmente al suolo, poiché la loro funzione è legata al processo produttivo e non alla struttura dell’immobile in sé. I giudici hanno chiarito che i pozzi geotermici rientrano a pieno titolo in questa categoria. Essi sono ‘impianti funzionali al ciclo produttivo’ e ‘componenti strutturali essenziali al funzionamento stesso dell’impianto’. Non sono semplici pertinenze o costruzioni, ma parti integranti del processo di trasformazione dell’energia geotermica in energia elettrica.
La Corte ha quindi corretto l’errore della Commissione Regionale, che aveva basato la sua decisione su una normativa superata relativa alle miniere, riconducendo il caso nell’alveo corretto della L. n. 208/2015. La decisione si allinea a un orientamento ormai consolidato, che privilegia la destinazione produttiva dell’impianto rispetto alla sua natura strutturale o al suo grado di connessione al suolo.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per la fiscalità immobiliare delle imprese: nella determinazione della rendita catastale impianti industriali, il valore dei macchinari e delle attrezzature strettamente funzionali alla produzione deve essere escluso. Questa decisione offre certezza giuridica alle aziende del settore energetico e manifatturiero, impedendo una sovrastima del valore catastale che comporterebbe un ingiustificato aumento del carico fiscale (ad esempio, ai fini IMU). La distinzione tra ciò che è ‘immobile’ e ciò che è ‘impianto produttivo’ viene così nettamente definita, in linea con la volontà del legislatore del 2015 di alleggerire la pressione fiscale sui beni strumentali alla produzione.

I pozzi di una centrale geotermica devono essere inclusi nel calcolo della rendita catastale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, a partire dal 1° gennaio 2016, i pozzi geotermici sono considerati impianti funzionali allo specifico processo produttivo e, pertanto, il loro valore deve essere escluso dalla stima diretta per la determinazione della rendita catastale.

Quale legge regola la determinazione della rendita catastale per gli impianti industriali dopo il 2016?
La normativa di riferimento è l’art. 1, comma 21, della Legge n. 208/2015 (Legge di Stabilità 2016), che ha modificato i criteri di stima escludendo dal calcolo macchinari, congegni e altri impianti funzionali al processo produttivo, comunemente definiti ‘imbullonati’.

Perché la Corte ha corretto la motivazione della sentenza precedente pur confermando la decisione?
La Corte ha confermato l’esclusione dei pozzi dalla rendita ma ha ritenuto errata la base giuridica utilizzata dalla Commissione Tributaria Regionale (un Regio Decreto del 1931 sulle miniere). La motivazione corretta andava individuata nella Legge n. 208/2015, applicabile ratione temporis poiché l’accertamento fiscale era avvenuto nel 2016.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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