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Rendita catastale impianti eolici: torri escluse

Una società energetica ha contestato l’inclusione delle torri eoliche nella base imponibile catastale. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che le torri sono componenti funzionali del macchinario e quindi escluse dalla rendita catastale degli impianti eolici, in applicazione della Legge 208/2015. La sentenza del giudice di secondo grado è stata annullata con rinvio per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rendita catastale impianti eolici: la Cassazione esclude le torri dal calcolo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha consolidato un principio fondamentale per il settore delle energie rinnovabili, specificando i criteri per il calcolo della rendita catastale impianti eolici. La decisione chiarisce che le torri di sostegno degli aerogeneratori, essendo componenti essenziali del macchinario produttivo, devono essere escluse dalla stima diretta ai fini catastali. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione per gli operatori del settore e per la fiscalità immobiliare applicata agli impianti industriali.

Il caso: l’accertamento della rendita di un parco eolico

La vicenda trae origine dall’impugnazione, da parte di una società operante nel settore delle energie rinnovabili, di una serie di avvisi di accertamento catastale emessi dall’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione Finanziaria aveva rettificato la rendita catastale di un parco eolico, aumentando significativamente il valore imponibile da 8.600,00 a 23.000,00 euro.

Il cuore della controversia risiedeva nel metodo di calcolo: l’Agenzia aveva incluso nella stima anche il valore delle torri che sostengono le turbine eoliche. La società contribuente, invece, sosteneva che tali strutture dovessero essere escluse, in quanto parti integranti dell'”impianto” e non mere “costruzioni”.

Dopo un primo grado favorevole alla società, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

I motivi del ricorso e la questione della rendita catastale impianti eolici

La società ricorrente ha basato il proprio ricorso per cassazione su tre motivi principali:

1. Violazione della Legge n. 208/2015: Si contestava l’errata inclusione delle torri eoliche nella base di calcolo della rendita, in violazione della norma che esclude dalla stima catastale i cosiddetti “imbullonati”, ovvero i macchinari funzionali al processo produttivo.
2. Difetto di motivazione: Si lamentava che gli avvisi di accertamento fossero motivati in modo generico e con formule di stile, non consentendo di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dall’Amministrazione.
3. Erroneità dei criteri di valorizzazione: Si criticava l’eccessività del valore accertato e l’illegittimità dei criteri utilizzati per la stima.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi.

Il rigetto del motivo sulla carenza di motivazione

In via prioritaria, la Corte ha analizzato e respinto il secondo motivo. I giudici hanno ribadito che, nel contesto di accertamenti scaturiti da una procedura DOCFA, l’obbligo di motivazione dell’Agenzia è meno stringente. Se non vengono contestati i dati di fatto forniti dal contribuente (come consistenza e ubicazione), ma solo la loro valutazione tecnica, è sufficiente indicare i dati oggettivi e la classe attribuita. Inoltre, il motivo è stato ritenuto inammissibile per violazione del principio di autosufficienza, poiché la società non aveva trascritto nel ricorso le parti degli avvisi di accertamento ritenute carenti.

La fondatezza del motivo sull’esclusione delle torri eoliche

Il fulcro della decisione risiede nell’accoglimento del primo motivo. La Cassazione ha confermato il proprio orientamento consolidato in materia di rendita catastale impianti eolici. Richiamando l’art. 1, comma 21, della Legge n. 208/2015, la Corte ha stabilito che la torre di un aerogeneratore, benché stabilmente infissa al suolo, è esente dal carico impositivo.

La ragione di tale esclusione non risiede nella sua natura di bene “mobile”, bensì nella sua funzione. La torre non è un mero sostegno passivo, ma svolge un ruolo attivo ed essenziale nel funzionamento della macchina: sostiene rotore e navicella e contrasta la forza impressa dal vento sulle pale. È, a tutti gli effetti, una componente integrante e indispensabile dell’aerogeneratore, qualificabile come parte del macchinario destinato alla produzione di energia. Pertanto, non può essere considerata come una “costruzione” autonoma e tassabile separatamente, ma rientra tra gli elementi esclusi dalla stima catastale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Cassazione, cassando la sentenza impugnata, ha riaffermato un principio di diritto cruciale per la tassazione degli impianti di energia rinnovabile. Stabilendo che le torri eoliche non concorrono alla formazione della rendita catastale impianti eolici, la Corte fornisce certezza giuridica agli operatori del settore e previene accertamenti fiscali basati su un’interpretazione errata della normativa.

Il caso è stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, che dovrà attenersi al principio enunciato e ricalcolare la rendita escludendo il valore delle torri. Sarà interessante notare anche lo sviluppo del suggerimento della Corte riguardo all’integrazione del contraddittorio nei confronti dei nudi proprietari dei suoli, un aspetto processuale che potrebbe avere riflessi in contenziosi simili.

La torre di un aerogeneratore deve essere inclusa nel calcolo della rendita catastale?
No, secondo la Corte di Cassazione la torre è esente dal carico impositivo poiché è una componente essenziale e attiva della macchina per la produzione di energia elettrica, e non una semplice costruzione.

Quale legge regola l’esclusione degli “imbullonati” dalla rendita catastale?
La norma di riferimento è l’articolo 1, comma 21, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, che esclude dalla stima catastale macchinari, congegni, attrezzature ed altri impianti, funzionali allo specifico processo produttivo.

Perché il motivo sulla scarsa motivazione dell’avviso di accertamento è stato respinto?
La Corte lo ha ritenuto inammissibile e infondato, in primo luogo per violazione del principio di autosufficienza (il ricorrente non ha trascritto i testi degli atti impugnati) e in secondo luogo perché, in procedure DOCFA, l’obbligo di motivazione è soddisfatto con l’indicazione dei dati oggettivi e della classe attribuita, quando non vi è una contestazione sui fatti ma solo sulla loro valutazione tecnica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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