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Rendimento fondi pensione: la prova del contribuente

Un ex dirigente ha richiesto un rimborso fiscale sulla liquidazione del suo fondo pensione, sostenendo di avere diritto a una tassazione agevolata sul rendimento. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il contribuente non ha fornito prove adeguate per dimostrare che le somme percepite derivassero da un effettivo rendimento di mercato. L’ordinanza sottolinea come sul contribuente gravi l’onere di provare la natura del rendimento dei fondi pensione per poter beneficiare di un regime fiscale favorevole, non essendo sufficiente una documentazione generica.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rendimento Fondi Pensione: La Prova Incombe sul Contribuente

La tassazione del rendimento fondi pensione è un tema complesso, specialmente per le posizioni aperte prima delle grandi riforme previdenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: per ottenere un’aliquota agevolata, è il contribuente a dover dimostrare in modo inequivocabile la natura e l’entità del rendimento derivante da investimenti reali sul mercato. Documenti generici non sono sufficienti.

I Fatti di Causa: La Richiesta di Rimborso Fiscale

Il caso esaminato riguarda un ex dirigente di una nota società energetica, titolare di una posizione in un fondo pensione aziendale. Al momento della liquidazione, il contribuente ha ritenuto che una parte delle somme ricevute, qualificabile come rendimento, dovesse essere tassata con l’aliquota agevolata del 12,5%, anziché con quella più onerosa applicata dal sostituto d’imposta.

Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia delle Entrate alla sua istanza di rimborso, il contribuente ha avviato un contenzioso tributario. Dopo un lungo iter processuale, che ha visto anche un primo intervento della Cassazione con rinvio, la Commissione Tributaria Regionale ha infine respinto le sue pretese. Da qui, il nuovo ricorso alla Suprema Corte.

L’Onere della Prova nel Rendimento Fondi Pensione

Il fulcro della controversia risiede nella distinzione tra due tipi di somme che compongono la prestazione pensionistica integrativa:

1. Somme derivanti da calcoli tecnico-attuariali: necessarie a garantire la copertura delle prestazioni promesse.
2. Somme derivanti dall’effettivo rendimento di mercato: ovvero il guadagno reale ottenuto investendo il capitale accantonato.

Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, richiamato anche in questa ordinanza, solo il secondo tipo di somme può beneficiare della tassazione agevolata del 12,5% prevista dalla vecchia normativa (legge n. 482 del 1985). Il punto cruciale, tuttavia, è chi debba provare la natura di tali somme e come.

La Corte di Cassazione ribadisce che l’onere probatorio grava interamente sul contribuente. Non basta affermare di aver diritto a un’agevolazione; è necessario dimostrare con prove concrete e specifiche che una determinata parte della liquidazione corrisponde a un rendimento fondi pensione effettivo, generato dalla gestione del capitale sui mercati.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha rigettato il ricorso del contribuente ritenendo infondati i motivi presentati. In primo luogo, ha stabilito che il giudice di merito si è correttamente attenuto ai principi di diritto enunciati in precedenza dalla stessa Cassazione, in particolare dalle Sezioni Unite. Tali principi impongono di distinguere nettamente il rendimento da investimento di mercato da quello puramente nozionale o attuariale.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto decisivo, la Corte ha ritenuto del tutto insufficiente la documentazione prodotta dal ricorrente. Quest’ultimo aveva depositato delle semplici lettere provenienti dal suo ex datore di lavoro, considerate generiche e prive di qualsiasi riferimento specifico agli elementi necessari per la quantificazione. Mancava, in sostanza, la prova dell’effettivo impiego del capitale accantonato sul mercato e del conseguente rendimento conseguito. Il contribuente, in qualità di attore in senso sostanziale (colui che chiede il rimborso), non ha assolto al proprio onere probatorio, non dimostrando l’esistenza degli elementi costitutivi del suo diritto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

La decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i titolari di fondi pensione, specialmente per le posizioni più datate. L’ordinanza chiarisce che, per poter beneficiare di regimi fiscali di favore sul rendimento fondi pensione, non è sufficiente presentare documentazione generica o attestazioni dell’ex datore di lavoro. È indispensabile fornire prove specifiche che attestino in modo chiaro e dettagliato:

– L’effettivo investimento del capitale accantonato sui mercati finanziari.
– La quantificazione precisa del rendimento netto generato da tali investimenti.

In assenza di una prova rigorosa, la pretesa di rimborso fiscale è destinata a essere respinta. Questo principio rafforza la posizione dell’Amministrazione finanziaria e pone in capo al contribuente la responsabilità di raccogliere e conservare tutta la documentazione idonea a supportare le proprie richieste.

Chi deve provare la natura del rendimento di un fondo pensione per ottenere un’agevolazione fiscale?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente, il quale deve dimostrare che le somme per cui chiede l’agevolazione derivano da un effettivo investimento sul mercato.

Quale tipo di rendimento dei fondi pensione gode della tassazione agevolata del 12,50% per le posizioni nate prima delle riforme degli anni ’90?
Soltanto il “rendimento netto imputabile alla gestione sul mercato da parte del Fondo del capitale accantonato”, ovvero il guadagno reale derivante da investimenti effettivi, e non le somme calcolate con criteri tecnico-attuariali.

Una semplice lettera dell’ex datore di lavoro è una prova sufficiente a dimostrare il rendimento di mercato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una documentazione generica, come semplici lettere dell’ex datore di lavoro prive di riferimenti specifici all’investimento e al suo rendimento, è considerata insufficiente a soddisfare l’onere probatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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