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Relata di notifica: prova sufficiente per l’informativa

Un contribuente contesta un pignoramento, sostenendo la mancata notifica dell’atto presupposto. La Commissione Tributaria Regionale gli dà ragione per omessa prova della spedizione della raccomandata informativa. La Corte di Cassazione, però, ribalta la decisione, affermando che la relata di notifica, se completa dei dati di spedizione, ha efficacia fidefacente e costituisce prova sufficiente dell’invio. La causa viene rinviata per un nuovo esame basato su questo principio.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Relata di Notifica: La Cassazione Conferma il suo Valore Probatorio

La corretta notificazione degli atti tributari è un pilastro fondamentale per la validità delle pretese fiscali. Una notifica viziata può invalidare l’intero procedimento di riscossione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un aspetto cruciale: il valore probatorio della relata di notifica per dimostrare l’avvenuta spedizione della raccomandata informativa. Questa comunicazione è obbligatoria quando l’atto viene consegnato a una persona diversa dal destinatario, come un familiare convivente. Vediamo come la Corte ha risolto la questione.

I Fatti di Causa

Un contribuente si opponeva a un atto di pignoramento, lamentando di non aver mai ricevuto gli atti presupposti, tra cui un avviso di accertamento esecutivo. La sua tesi era che la notifica fosse nulla, invalidando di conseguenza anche il successivo pignoramento.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) respingeva il ricorso, ritenendo la notifica regolare. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in sede di appello, accoglieva le ragioni del contribuente. Secondo la CTR, l’Agenzia delle Entrate non aveva fornito una prova adeguata della spedizione della raccomandata informativa, necessaria perché l’atto era stato consegnato al nipote convivente del destinatario. La sola relata di notifica non era stata considerata sufficiente.

Il Valore della Relata di Notifica nella Prova di Spedizione

L’Agenzia delle Entrate ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la CTR avesse sbagliato nel non riconoscere l’efficacia probatoria della relata di notifica. L’Agenzia evidenziava come la relazione compilata dal messo notificatore contenesse tutti gli elementi necessari per attestare l’avvenuta spedizione: il numero della raccomandata, la data di spedizione e l’ufficio postale di partenza. Essendo un atto pubblico redatto da un pubblico ufficiale, tali attestazioni avrebbero dovuto godere di efficacia fidefacente, ovvero fare piena prova fino a querela di falso.

La questione giuridica centrale era quindi stabilire se le indicazioni contenute nella relata di notifica potessero, da sole, costituire prova sufficiente dell’invio della raccomandata informativa, senza necessità di produrre ulteriori documenti, come la ricevuta di spedizione postale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un nuovo giudice per una nuova valutazione.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che la CTR ha commesso un errore omettendo di esaminare compiutamente un documento decisivo: la relata di notifica dell’avviso di accertamento. I giudici di secondo grado si erano limitati ad affermare la mancanza di prova senza analizzare il contenuto della relata e il suo valore giuridico. La Cassazione ha chiarito che le attestazioni del messo notificatore, in quanto pubblico ufficiale, riguardo alle operazioni da lui compiute – inclusa la spedizione della raccomandata informativa con indicazione di numero e data – sono dotate di efficacia probatoria privilegiata ai sensi dell’art. 2700 del Codice Civile. Pertanto, la CTR avrebbe dovuto valutare se quelle specifiche attestazioni, presenti nel documento, costituissero prova della spedizione. Ignorare questo aspetto ha rappresentato un vizio di omesso esame di un fatto decisivo.

Conclusioni

La decisione rafforza il principio secondo cui la relata di notifica, se compilata in modo completo e puntuale, è uno strumento probatorio di fondamentale importanza. Per gli enti impositori, ciò significa che la cura nella redazione di tale atto da parte dei messi notificatori è essenziale per blindare la validità delle notifiche. Per i contribuenti, implica che per contestare quanto attestato nella relata non è sufficiente una semplice negazione, ma è necessario avviare una procedura specifica (la querela di falso) per dimostrarne l’infedeltà. La sentenza, quindi, riafferma la centralità e la forza probatoria degli atti pubblici nel contenzioso tributario.

La relata di notifica è sufficiente a provare la spedizione della raccomandata informativa?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la relata di notifica, in quanto atto pubblico, può costituire prova sufficiente se contiene l’attestazione dell’avvenuta spedizione con dettagli specifici, come il numero della raccomandata, la data e l’ufficio postale. Tali attestazioni hanno efficacia fidefacente.

Cosa succede se un atto fiscale viene consegnato a un familiare convivente?
La notifica è valida, ma la legge (art. 60, d.P.R. n. 600/73) prevede un adempimento aggiuntivo per perfezionarla: il messo notificatore deve spedire al destinatario una raccomandata semplice, detta ‘informativa’, per avvisarlo dell’avvenuta consegna.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
La Corte ha annullato la sentenza perché il giudice d’appello (CTR) ha omesso di esaminare un fatto decisivo per il giudizio, ovvero il contenuto della relata di notifica. Invece di valutare se le attestazioni del messo notificatore nel documento fossero sufficienti a provare la spedizione, ha semplicemente concluso che la prova non era stata fornita, commettendo un errore di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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