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Regolarizzazione fattura: i limiti del cliente

Un istituto bancario, conduttore di un immobile, è stato sanzionato per non aver regolarizzato l’omessa fatturazione da parte del locatore, un fondo pensioni. Quest’ultimo riteneva l’operazione esente IVA. La Corte di Cassazione ha annullato la sanzione, stabilendo che l’obbligo di regolarizzazione fattura in capo al cliente (cessionario/committente) non si estende a una complessa verifica di merito sulla corretta qualificazione fiscale dell’operazione. Tale compito spetta all’Amministrazione Finanziaria, mentre il cliente è tenuto solo a un controllo formale.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Regolarizzazione Fattura: Quali Sono i Veri Obblighi del Cliente?

Nell’ambito delle transazioni commerciali, può capitare che un fornitore ometta di emettere fattura, magari perché ritiene l’operazione esente da IVA. Cosa deve fare il cliente in questi casi? La legge prevede un obbligo di regolarizzazione fattura, ma fino a che punto si estende questa responsabilità? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questo dovere, stabilendo che il controllo richiesto al cliente è puramente formale e non sostanziale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio di diritto affermato.

I Fatti del Caso

La controversia nasce da un rapporto di locazione tra un fondo pensioni (locatore) e un istituto di credito (conduttore). Il fondo pensioni, ritenendo che i canoni di locazione fossero esenti da IVA, non ha mai emesso le relative fatture. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria ha notificato un atto di contestazione all’istituto di credito, sanzionandolo per non aver adempiuto all’obbligo di regolarizzazione previsto dalla normativa IVA in caso di omessa fatturazione da parte del fornitore.

Secondo l’Ufficio, il cliente avrebbe dovuto non solo rilevare la mancata ricezione del documento, ma anche effettuare una valutazione di merito sulla natura dell’operazione, concludere per la sua imponibilità IVA e procedere autonomamente al versamento dell’imposta. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione per definire la portata e i limiti della diligenza richiesta al cliente.

La Questione Giuridica e l’Obbligo di Regolarizzazione Fattura

Il fulcro della questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 6, comma 8, del D.Lgs. n. 471/1997. Questa norma stabilisce che il cliente (cessionario o committente), se non riceve la fattura entro i termini di legge o ne riceve una irregolare, deve presentare un documento sostitutivo e versare l’imposta dovuta.

Il dubbio interpretativo è il seguente: l’obbligo di “regolarizzare” impone al cliente di sostituirsi al Fisco e condurre una vera e propria indagine sulla corretta qualificazione fiscale dell’operazione, anche quando questa è complessa e controversa? Oppure il suo dovere si ferma a un controllo di natura prettamente formale, come la semplice ricezione o meno di un documento?

La Posizione del Fisco vs. la Difesa del Contribuente

L’Agenzia delle Entrate sosteneva una visione estensiva dell’obbligo, trasformando di fatto il cliente in un garante della corretta applicazione dell’imposta. Per l’istituto di credito, invece, un simile onere sarebbe sproporzionato, in quanto lo obbligherebbe a complesse e approfondite verifiche che sono di esclusiva pertinenza dell’Amministrazione Finanziaria, dotata di poteri ispettivi e valutativi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi del contribuente, fornendo un’interpretazione chiara e restrittiva degli obblighi del cliente. I giudici hanno affermato che trasformare l’obbligato in rivalsa (il cliente) in un “collaboratore con supplenza in funzioni di esclusiva pertinenza dell’Ufficio finanziario” andrebbe oltre la ratio della norma.

Imporre al cliente un’analisi di merito sulla tassabilità dell’operazione significherebbe:
1. Introdurre un accertamento “privato”: Il cliente sarebbe costretto a rettificare la valutazione giuridica del proprio fornitore.
2. Imporre il pagamento di un credito incerto: Si richiederebbe al cliente di versare un’imposta non ancora accertata dall’autorità competente, basandosi sulla mera “prefigurabilità” di una futura iniziativa del Fisco.

La Corte ha ribadito che l’obbligo di regolarizzazione, sia in caso di fattura irregolare che omessa, implica il solo dovere di verificare la regolarità formale. Questo include il controllo sulla ricezione del documento nei termini di legge e sulla presenza dei requisiti essenziali previsti dall’art. 21 del d.P.R. 633/72. Non esige, invece, un controllo sostanziale sulla corretta qualificazione fiscale dell’operazione. Tale attività investigativa e valutativa rimane di pertinenza tipica dell’Amministrazione Finanziaria.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: l’obbligo di regolarizzare l’operazione imponibile, previsto in capo al cessionario di un bene o committente di un servizio, comporta, sia in caso di omessa che di irregolare emissione della fattura, la sola necessità di verificare la regolarità formale dell’operazione. Resta escluso che il cliente sia tenuto a compiere approfondimenti di merito per individuare la corretta disciplina fiscale applicabile. Un tale onere si risolverebbe nell’esercizio, da parte di un soggetto privato, di funzioni investigative e valutative che sono tipiche dell’Amministrazione Finanziaria in sede di rettifica della dichiarazione del cedente/prestatore, unico ed effettivo debitore d’imposta.

Se un fornitore non emette fattura, quali sono gli obblighi del cliente?
Il cliente (cessionario/committente) è tenuto ad attivare la procedura di regolarizzazione, che consiste nel presentare un documento integrativo all’Agenzia delle Entrate e versare l’eventuale imposta. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, questo obbligo riguarda principalmente gli aspetti formali e non impone una verifica di merito sulla tassabilità.

L’obbligo di regolarizzazione fattura include la verifica della corretta applicazione dell’IVA?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo del cliente non si estende al controllo sostanziale sulla corretta qualificazione fiscale dell’operazione. Il cliente non è tenuto a compiere complesse analisi per determinare se un’operazione sia imponibile, esente o non soggetta a IVA, soprattutto quando la questione non è di pacifica soluzione.

Chi è il responsabile per la corretta qualificazione fiscale di un’operazione ai fini IVA?
La responsabilità principale ricade sul fornitore (cedente/prestatore), che è il soggetto passivo d’imposta tenuto a emettere correttamente la fattura e versare l’IVA. L’Amministrazione Finanziaria ha il compito di verificare e, se del caso, rettificare la sua dichiarazione. Il ruolo del cliente è marginale e limitato al controllo formale per non incorrere in sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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