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Regime premiale: Riduzione termini per società capitali

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27229/2025, ha stabilito che il regime premiale, con la conseguente riduzione di un anno dei termini di accertamento, si applica anche alle società di capitali. Il caso riguardava una società che aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’anno 2012, ritenuto tardivo in quanto notificato oltre il termine ridotto. La Corte ha chiarito che la norma generale (art. 10, comma 9, D.L. 201/2011) per i soggetti sottoposti a studi di settore si estende a tutti i contribuenti, incluse le società di capitali, a condizione che dimostrino congruità e coerenza con gli indicatori previsti, respingendo così il ricorso dell’Agenzia Fiscale.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Regime Premiale Esteso: Sì alla Riduzione dei Termini di Accertamento per le Società di Capitali

L’introduzione di un regime premiale nel nostro ordinamento fiscale mira a incentivare la trasparenza e la compliance dei contribuenti. Uno dei benefici più significativi è la riduzione dei termini di decadenza per l’attività di accertamento. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che tale vantaggio si applica anche alle società di capitali, a patto che rispettino determinate condizioni legate agli studi di settore. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Contesato

Una società a responsabilità limitata riceveva un avviso di accertamento fiscale relativo all’annualità 2012. L’accertamento si basava su presunte incongruenze emerse dall’applicazione degli studi di settore. La società impugnava l’atto, sostenendo che fosse nullo perché notificato oltre i termini di legge.

Secondo la difesa, la società aveva diritto all’applicazione del regime premiale previsto dall’art. 10 del D.L. n. 201/2011, che comporta la riduzione di un anno dei termini di decadenza. Poiché i suoi dati dichiarati erano congrui e coerenti con gli studi di settore per l’anno 2012, il termine per l’accertamento era già scaduto. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano la tesi della società, annullando l’avviso di accertamento.

L’Appello dell’Agenzia Fiscale e l’Applicazione del Regime Premiale

L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione, proponeva ricorso in Cassazione. La sua tesi si basava su un’interpretazione restrittiva della norma. Secondo l’Agenzia, il regime premiale che riduce i termini non sarebbe applicabile alle società di capitali. L’Amministrazione Finanziaria sosteneva che la normativa facesse una distinzione tra diverse categorie di contribuenti, escludendo le società di capitali dai benefici previsti per i soggetti congrui agli studi di settore.

La Distinzione Normativa al Centro del Dibattito

Il cuore della questione risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 10 del D.L. n. 201/2011, che contiene due disposizioni apparentemente simili ma con destinatari diversi:

1. Il comma 1: Prevede benefici per ‘soggetti che svolgono attività artistica o professionale ovvero attività di impresa in forma individuale o con le forme associative di cui all’art.5 TUIR’. Questa norma, con decorrenza dal 2013, esclude chiaramente le società di capitali.
2. Il comma 9: Si rivolge in generale ai ‘contribuenti soggetti al regime di accertamento basato sugli studi di settore’ che dichiarano ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dagli studi stessi. Questa norma non pone esclusioni soggettive esplicite.

L’Agenzia Fiscale tentava di estendere i limiti soggettivi del comma 1 anche al comma 9, sostenendo un’unica ratio normativa che escluderebbe le società di capitali da qualsiasi beneficio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, fornendo una lettura chiara e sistematica della normativa. I giudici hanno stabilito che i commi 1 e 9 dell’art. 10 delineano due regimi premiali autonomi e distinti, con platee di beneficiari e condizioni di applicazione diverse.

La Corte ha chiarito che il comma 9 costituisce una norma di carattere generale, applicabile a tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, incluse le società di capitali. La sua finalità è incentivare la compliance spontanea agli studi. Le uniche condizioni per accedere alla riduzione dei termini sono quelle esplicitate nella norma stessa e nel successivo comma 10:

– Essere soggetti a studi di settore.
– Aver assolto regolarmente gli obblighi di comunicazione dei dati.
– Risultare coerenti con gli specifici indicatori previsti dai decreti di approvazione degli studi.

Al contrario, il comma 1 introduce un regime specifico e più ristretto, applicabile solo a determinate categorie di contribuenti (imprenditori individuali, professionisti, etc.) e a partire da un momento successivo (2013). La Corte ha sottolineato che, sul piano temporale, per l’annualità 2012 (oggetto del contendere) solo la norma di cui al comma 9 poteva trovare applicazione.

In sostanza, la norma del comma 9 è generale e si applica a chiunque sia soggetto a studi di settore e ne rispetti i parametri, mentre quella del comma 1 è speciale e si sovrappone solo per alcune categorie di soggetti, ma non può essere usata per limitare la portata della norma generale.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa ordinanza della Cassazione ha un’importante implicazione pratica: conferma che il regime premiale per la riduzione dei termini di accertamento non è un beneficio riservato solo a persone fisiche o società di persone. Anche una società di capitali, se soggetta a studi di settore e se dimostra di essere ‘virtuosa’ dichiarando ricavi congrui e coerenti, ha diritto alla riduzione di un anno del termine entro cui l’Amministrazione Finanziaria può effettuare un accertamento.

La decisione rafforza il principio di premialità basato sulla trasparenza e sulla compliance, offrendo maggiore certezza giuridica alle imprese che si adeguano spontaneamente agli strumenti di accertamento presuntivo come gli studi di settore. Per le aziende, ciò si traduce in un orizzonte temporale più breve di incertezza fiscale, un vantaggio non di poco conto nella pianificazione delle attività d’impresa.

Una società di capitali può beneficiare della riduzione dei termini di accertamento prevista dal regime premiale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il regime premiale previsto dall’art. 10, comma 9, del D.L. n. 201/2011, che riduce di un anno i termini di accertamento, si applica a tutti i contribuenti soggetti a studi di settore che rispettano le condizioni di congruità e coerenza, incluse le società di capitali.

Qual è la differenza tra il comma 1 e il comma 9 dell’art. 10 del D.L. 201/2011?
Il comma 9 stabilisce una regola generale applicabile a tutti i soggetti sottoposti a studi di settore (comprese le società di capitali) già per l’annualità 2012. Il comma 1, invece, introduce un regime specifico e più limitato, applicabile solo dal 2013 e riservato a determinate categorie di contribuenti (come imprenditori individuali e professionisti), escludendo le società di capitali.

Quali sono le condizioni per ottenere la riduzione dei termini di accertamento secondo il comma 9?
Per beneficiare della riduzione, un contribuente deve: 1) essere soggetto agli studi di settore; 2) risultare congruo e coerente con gli specifici indicatori previsti; 3) aver regolarmente assolto gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti; 4) non aver commesso violazioni che comportino l’obbligo di denuncia penale per reati tributari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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