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Regime fiscale agevolato: quando è escluso?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per omessa dichiarazione a carico del legale rappresentante di una società sportiva dilettantistica. La sentenza chiarisce che il mancato rispetto dei requisiti formali, come la tempestiva presentazione del modello EAS, e lo svolgimento di attività prettamente commerciali precludono l’accesso al regime fiscale agevolato, rendendo penalmente rilevante l’omissione della dichiarazione IVA.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Regime Fiscale Agevolato per Enti Sportivi: Requisiti e Rischi

Le associazioni e società sportive dilettantistiche possono beneficiare di un regime fiscale agevolato, ma l’accesso a tali vantaggi è subordinato al rispetto rigoroso di specifici requisiti formali e sostanziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito che la superficialità nella gestione degli adempimenti fiscali può portare non solo alla perdita dei benefici, ma anche a gravi conseguenze penali. Analizziamo il caso per comprendere quali sono i limiti e le condizioni per l’applicazione di questo regime speciale.

I Fatti del Caso

Il legale rappresentante di una società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di omessa dichiarazione, previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa riguardava la mancata presentazione delle dichiarazioni IVA per gli anni di imposta 2015, 2016 e 2017.

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la società avesse diritto ad applicare il regime speciale previsto dalla Legge n. 398/1991, che esonera tali enti dalla presentazione della dichiarazione IVA annuale. Secondo la difesa, diversi elementi avrebbero dovuto escludere la responsabilità penale, tra cui una sentenza tributaria favorevole e la tardiva presentazione del Modello EAS, che a loro avviso avrebbe dovuto sanare la situazione.

I Requisiti del Regime Fiscale Agevolato

La Corte ha colto l’occasione per fare chiarezza sui presupposti necessari per accedere al regime fiscale agevolato. Non è sufficiente la mera iscrizione al CONI. Per beneficiare delle agevolazioni, una società sportiva deve:

1. Esercitare un’opzione specifica, comunicandola agli uffici competenti.
2. Rispettare un limite di proventi commerciali (fissato a 250.000 euro, poi elevato a 400.000 dal 2017).
3. Trasmettere telematicamente il Modello EAS all’Agenzia delle Entrate, contenente i dati rilevanti ai fini fiscali.

L’analisi dei giudici si è concentrata proprio su questi punti, smontando le argomentazioni difensive.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la condanna. I giudici hanno stabilito che la società non poteva godere del regime speciale per una serie di ragioni decisive, evidenziando come il mancato rispetto delle norme tributarie abbia reso l’omissione della dichiarazione IVA un fatto penalmente rilevante.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni:

* Mancanza dei Requisiti Sostanziali e Formali: La società non solo aveva presentato il Modello EAS in grave ritardo (nel 2017, a fronte di una costituzione nel 2014), ma svolgeva anche attività prettamente commerciali, come la gestione di un parco acquatico e la vendita di pacchetti fitness a terzi non tesserati. Tali attività, aventi scopo di lucro, sono incompatibili con le finalità istituzionali di un ente non profit e, pertanto, escludono l’accesso al regime fiscale agevolato.

* Irrilevanza del Ravvedimento Operoso: La presentazione tardiva del modello EAS non poteva sanare le omissioni degli anni precedenti. Il beneficio del ravvedimento, secondo la Corte, opera solo per le operazioni successive alla regolarizzazione, non retroattivamente.

* Corretta Qualificazione del Reato: I giudici hanno confermato che il reato contestato è quello di omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. 74/2000) e non di dichiarazione infedele (art. 4). La mancata presentazione della dichiarazione IVA è un’omissione totale, distinta e non fungibile rispetto alla presentazione della sola dichiarazione dei redditi.

* Sussistenza del Dolo di Evasione: La Corte ha ritenuto provato l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo specifico di evasione. L’entità del superamento delle soglie di punibilità, unita alla consapevolezza dell’obbligo di presentare il modello EAS (poi adempiuto in ritardo), è stata considerata sufficiente a dimostrare la volontà dell’imputato di sottrarsi al pagamento delle imposte.

Conclusioni

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro a tutti gli enti del terzo settore e, in particolare, alle associazioni e società sportive dilettantistiche: l’accesso ai regimi fiscali di favore non è automatico. È indispensabile un’attenta e scrupolosa osservanza di tutti gli adempimenti formali e dei limiti sostanziali imposti dalla legge. La natura dell’attività effettivamente svolta prevale sempre sulla forma giuridica adottata. La mancata conformità non solo comporta la perdita dei benefici fiscali, ma può integrare gravi reati tributari, con conseguenze penali per i legali rappresentanti.

Quando un’associazione sportiva perde il diritto al regime fiscale agevolato?
Un’associazione sportiva perde il diritto al regime fiscale agevolato quando non rispetta i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge. Tra questi, la mancata o tardiva presentazione del modello EAS e lo svolgimento di attività prettamente commerciali con scopo di lucro, rivolte a terzi e non ai soli soci o tesserati.

La tardiva presentazione del modello EAS sana le irregolarità fiscali precedenti?
No. Secondo la sentenza, la presentazione tardiva del modello EAS non ha efficacia retroattiva e non sana le omissioni relative ai periodi d’imposta precedenti. I benefici fiscali, eventualmente, possono essere applicati solo per le operazioni successive alla regolarizzazione.

L’omessa presentazione della dichiarazione IVA costituisce reato anche se è stata presentata quella sui redditi?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la dichiarazione IVA e quella sui redditi sono adempimenti distinti e non fungibili. La mancata presentazione della dichiarazione IVA, superate le soglie di punibilità, integra autonomamente il reato di omessa dichiarazione previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 74/2000.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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