LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Regime del margine: no per beni extra UE con regime 42

La Corte di Cassazione ha stabilito che il regime del margine IVA non è applicabile alla vendita di beni usati (nella specie, telefoni ricondizionati) provenienti da un Paese extra UE, anche se importati nel territorio comunitario attraverso un altro Stato membro con l’applicazione del regime doganale 42. Quest’ultimo, infatti, è una mera agevolazione doganale che differisce il pagamento dell’IVA ma non modifica l’origine extra-comunitaria del bene, presupposto che esclude l’accesso al regime del margine, il quale richiede un acquisto originario all’interno dell’Unione Europea da specifici soggetti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Regime del Margine: la Cassazione fa chiarezza su beni extra UE e regime 42

L’applicazione del regime del margine rappresenta un tema cruciale per le imprese che commercializzano beni di seconda mano. Questo speciale regime IVA consente di tassare solo l’utile lordo, evitando una doppia imposizione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso, chiarendo l’impossibilità di cumulare tale beneficio con le agevolazioni previste dal regime doganale “42” per beni provenienti da Paesi extra UE. Analizziamo la decisione per comprenderne i dettagli e le implicazioni.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un’impresa individuale attiva nella vendita di telefoni cellulari usati e rigenerati. Questi dispositivi venivano inviati in Cina per essere ricondizionati e successivamente reintrodotti nel mercato dell’Unione Europea. L’importazione avveniva attraverso la dogana belga, applicando il cosiddetto “regime doganale 42”, una procedura che consente l’immissione in libera pratica con differimento del versamento dell’IVA nel Paese di destinazione finale. Una volta in Italia, l’impresa vendeva i telefoni applicando l’IVA secondo il regime del margine.

L’Agenzia delle Entrate ha contestato questa pratica, emettendo un avviso di accertamento per recuperare l’IVA non versata, sostenendo che i presupposti per l’applicazione del regime speciale del margine non fossero soddisfatti.

La Controversia sull’Applicazione del Regime del Margine

Il cuore del dibattito legale verteva sulla compatibilità di due distinti regimi fiscali e doganali. Da un lato, il contribuente sosteneva che, poiché i beni entravano fisicamente in Italia dal Belgio (Stato membro UE), l’operazione dovesse essere considerata un acquisto intracomunitario, legittimando così l’uso del regime del margine. Dall’altro, l’Amministrazione Finanziaria ribatteva che l’origine extra UE dei beni (la Cina) fosse un ostacolo insormontabile, indipendentemente dalla triangolazione logistica europea.

Mentre il giudice di primo grado aveva dato ragione all’Agenzia, la Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva riformato la decisione, accogliendo la tesi del contribuente. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, fornendo una motivazione dettagliata e rigorosa che distingue nettamente le finalità e i presupposti dei due regimi.

I giudici hanno chiarito che il regime del margine è un’agevolazione speciale, facoltativa e derogatoria rispetto al sistema ordinario dell’IVA. Come tale, deve essere interpretata restrittivamente. Il suo scopo è evitare la doppia imposizione su beni che hanno già scontato l’IVA in via definitiva al momento del loro primo acquisto. La norma (art. 36 del d.l. 41/1995) richiede specifici presupposti soggettivi: i beni devono essere stati acquistati presso privati o altri soggetti passivi che non hanno potuto detrarre l’IVA, e tale acquisto deve avvenire nel territorio dello Stato o in un altro Stato membro dell’Unione Europea.

Il regime doganale “42”, invece, ha una finalità completamente diversa. È uno strumento di semplificazione doganale e di gestione della liquidità. Esso permette di importare beni da un Paese extra UE in uno Stato membro (es. Belgio) e di trasferirli immediatamente a un acquirente in un altro Stato membro (es. Italia), differendo il pagamento dell’IVA al momento dell’immissione in consumo nel paese di destinazione finale tramite il meccanismo del reverse charge. La Corte sottolinea che questa procedura non altera in alcun modo la circostanza di fatto fondamentale: il bene è stato importato da un soggetto extra UE.

L’applicazione del regime “42” non trasforma un’importazione in un’operazione intracomunitaria ai fini dei requisiti soggettivi del regime del margine. La provenienza originaria del bene resta extra UE, e l’acquisto non avviene da uno dei soggetti qualificati previsti dalla normativa sul margine. Pertanto, i due regimi non solo sono distinti, ma i loro presupposti sono incompatibili nel caso di specie.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha enunciato un principio di diritto chiaro: l’applicazione del regime doganale “42” comporta l’immissione in libera pratica dei beni importati da Paesi extra UE con differimento del pagamento dell’IVA, ma non incide sulle condizioni e modalità di acquisto del bene, che rimane avvenuto da un soggetto extra UE. Di conseguenza, ne deriva l’inapplicabilità alla successiva cessione del regime del margine in materia di IVA.

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli operatori economici che trattano beni usati o ricondizionati di provenienza extra-comunitaria. Essi non possono beneficiare contemporaneamente della semplificazione doganale del regime “42” e dell’agevolazione fiscale del regime del margine. La scelta di importare beni da fuori l’UE preclude l’accesso a quest’ultimo, rendendo dovuta l’applicazione dell’IVA con le regole ordinarie.

Il regime del margine si può applicare a beni usati importati da un paese extra UE?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il regime del margine non si applica alle operazioni di importazione di beni acquistati da soggetti di Paesi extra UE. Il presupposto fondamentale è che l’acquisto avvenga all’interno del territorio dell’Unione Europea da specifiche categorie di venditori (es. privati).

L’utilizzo della procedura doganale “42” trasforma un’importazione in un’operazione intracomunitaria ai fini IVA?
No. La procedura “42” è un’agevolazione doganale che semplifica le formalità e differisce il pagamento dell’IVA, ma non modifica la natura giuridica dell’operazione, che resta un’importazione da un Paese terzo. Non fa sorgere i presupposti per l’applicazione di regimi fiscali, come quello del margine, che richiedono un acquisto intracomunitario.

Perché il regime del margine e il regime doganale 42 sono stati ritenuti incompatibili in questo caso?
Sono incompatibili perché perseguono finalità diverse e si basano su presupposti differenti. Il regime del margine mira a evitare la doppia tassazione su beni già circolanti nell’UE, mentre il regime doganale 42 gestisce l’immissione di beni extra UE nel mercato unico. L’origine extra UE dei beni, elemento centrale per l’applicazione del regime 42, è proprio la condizione che esclude l’accesso al regime del margine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati