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Regime del margine: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 730/2024, si è pronunciata sul caso di un autosalone che aveva applicato il regime del margine per la vendita di auto usate. La Corte ha stabilito che l’errata applicazione di questo regime fiscale agevolato costituisce evasione d’imposta. È stato ribadito che l’onere di provare la sussistenza dei presupposti per beneficiare del regime del margine spetta interamente al contribuente, il quale deve dimostrare la propria buona fede e diligenza nel verificare che l’IVA sia già stata assolta a monte senza possibilità di detrazione.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Regime del margine: la Cassazione conferma l’onere della prova sul contribuente

Con la recente ordinanza n. 730/2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare luce su un tema cruciale per chi opera nel settore dei beni usati: il regime del margine. Questa pronuncia chiarisce in modo definitivo le responsabilità del contribuente e le conseguenze di un’applicazione non corretta di questa disciplina IVA speciale, sottolineando come la buona fede debba essere supportata da prove concrete.

I Fatti del Caso: La controversia sull’IVA per le auto usate

Il caso ha origine da un avviso di accertamento IVA notificato a un autosalone specializzato nella vendita di veicoli usati. L’Agenzia delle Entrate contestava l’errata applicazione del regime del margine, sostenendo che la società non avesse i requisiti per beneficiare di tale agevolazione. La questione è passata attraverso i vari gradi di giudizio tributario. La Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto le ragioni del contribuente, ritenendo che, pur in presenza di una non corretta applicazione delle norme, non si configurasse un’evasione d’imposta per quanto riguarda le vendite. Insoddisfatta della decisione, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il regime del margine

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il cuore della decisione si fonda su un principio cardine: l’onere della prova per l’applicazione del regime del margine grava interamente sul contribuente. Non è sufficiente affermare di aver agito in buona fede; è necessario dimostrarlo con elementi concreti.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ribadito che il regime del margine è una disciplina speciale e derogatoria rispetto all’ordinaria disciplina IVA. Proprio per questa sua natura, chi intende avvalersene deve provare in modo inequivocabile la sussistenza di tutti i presupposti di fatto richiesti dalla legge.

Nello specifico, per la compravendita di veicoli usati, il contribuente deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza per accertare che l’IVA sul bene fosse già stata assolta a monte da un soggetto privato o da altro soggetto senza possibilità di detrazione. Ciò significa verificare i precedenti intestatari del veicolo, utilizzando i dati della carta di circolazione e altri elementi facilmente reperibili.

La Corte ha inoltre specificato che l’applicazione del regime speciale è illegittima se il bene è stato acquistato da un soggetto passivo d’imposta che aveva diritto alla detrazione dell’IVA. L’affermazione del giudice di merito, secondo cui non vi era evasione, è stata ritenuta priva di fondamento giuridico. Infatti, il meccanismo del regime del margine comporta un carico impositivo inferiore, e la sua applicazione in assenza dei presupposti legali costituisce, a tutti gli effetti, un’indebita fruizione di un vantaggio fiscale, configurando quindi un’evasione.

Conclusioni: Implicazioni per gli operatori del settore

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutte le imprese che operano nel mercato dell’usato. La decisione conferma che la diligenza e la corretta tenuta della documentazione non sono semplici formalità, ma elementi essenziali per poter legittimamente applicare il regime del margine. Le aziende del settore devono quindi implementare procedure rigorose per la verifica della provenienza dei beni e per la conservazione di tutta la documentazione idonea a provare che l’IVA è stata assolta a monte in via definitiva. In caso di accertamento, la semplice affermazione di buona fede non sarà sufficiente a evitare sanzioni, se non supportata da prove oggettive e verificabili.

A chi spetta l’onere di provare i presupposti per applicare il regime del margine?
L’onere di provare la sussistenza dei presupposti di fatto per applicare il regime del margine spetta interamente al contribuente.

Cosa deve dimostrare un rivenditore di auto usate per applicare correttamente il regime del margine?
Il rivenditore deve dimostrare la propria buona fede e di aver utilizzato la necessaria diligenza per verificare le caratteristiche degli acquisti. In particolare, deve accertare, anche in via presuntiva, che l’IVA sia già stata assolta a monte dal precedente proprietario senza possibilità di detrazione.

L’applicazione scorretta del regime del margine costituisce evasione fiscale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’applicazione di questo regime di favore in assenza dei presupposti legali è priva di fondamento e implica l’applicazione di un minor carico impositivo, configurando quindi un’evasione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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