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Redditometro nullo per scostamento non biennale

La Corte di Cassazione ha stabilito che un accertamento fiscale basato sul redditometro è nullo se non viene provato uno scostamento significativo tra reddito dichiarato e spesa presunta per almeno due periodi d’imposta consecutivi. Nel caso di specie, l’annullamento dell’accertamento per il primo dei due anni contestati ha reso illegittima anche la pretesa per l’anno successivo, confermando così la decisione dei giudici di merito a favore del contribuente.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro Nullo: La Cassazione Conferma la Necessità dello Scostamento Biennale

L’accertamento sintetico tramite redditometro nullo se non sussiste la condizione dello scostamento per due periodi d’imposta consecutivi. Questo è il principio chiave ribadito dalla Corte di Cassazione con una recente ordinanza, che mette un punto fermo su uno dei requisiti fondamentali per la legittimità di questo strumento di accertamento fiscale. La decisione chiarisce che l’annullamento in sede giudiziale della pretesa per uno dei due anni in contestazione fa crollare l’intero impianto accusatorio del Fisco, rendendo illegittimo anche l’accertamento sull’annualità residua.

I fatti di causa

Un contribuente si è visto recapitare un avviso di accertamento basato sul cosiddetto ‘redditometro’ per gli anni di imposta 2007 e 2008. L’Agenzia delle Entrate contestava un reddito superiore a quello dichiarato, presumendolo dalla disponibilità di alcuni beni-indice: un immobile adibito a residenza, due autoveicoli, una motocicletta e un natante a vela. Il contribuente ha impugnato l’atto, ottenendo in primo grado un parziale accoglimento con una rimodulazione del reddito accertato. Insoddisfatte, entrambe le parti hanno proposto appello. La Commissione Tributaria Regionale ha dato piena ragione al contribuente, annullando integralmente la pretesa tributaria. L’Amministrazione finanziaria ha quindi deciso di ricorrere per Cassazione.

I motivi del ricorso e il potenziale redditometro nullo

L’Agenzia delle Entrate ha basato il suo ricorso su tre motivi principali, contestando la sentenza di secondo grado per violazione di legge. In sintesi, l’erario lamentava che i giudici d’appello avessero:
1. Depotenziato ingiustamente il valore probatorio dei beni-indice, che per legge costituiscono una presunzione di maggiore capacità di reddito.
2. Errato nel non considerare il calcolo a ritroso del reddito per l’acquisto dei beni, secondo le normative vigenti.
3. Ritenuto erroneamente che l’annullamento parziale della pretesa per il primo anno potesse invalidare l’accertamento anche per il secondo anno, contestando il venir meno del requisito dello scostamento biennale.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la sentenza d’appello e la nullità dell’accertamento.

I primi due motivi sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha chiarito che non è suo compito riesaminare nel merito le prove e le valutazioni già effettuate dai giudici dei gradi precedenti. La valutazione dell’apporto probatorio delle parti è di competenza esclusiva dei giudici di merito, e la loro decisione, se correttamente motivata, non può essere messa in discussione in sede di legittimità.

Il cuore della decisione risiede però nell’analisi del terzo motivo, che è stato ritenuto infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’accertamento sintetico da redditometro, secondo la normativa applicabile al caso (art. 38, comma 4, D.P.R. 600/1973), è legittimo solo se lo scostamento tra il reddito dichiarato e quello presunto si verifica per almeno due periodi d’imposta consecutivi. Questo requisito non è un mero dettaglio formale, ma una condizione di legittimità dell’azione accertatrice.

Nel momento in cui, nel corso del giudizio, l’accertamento relativo a uno dei due anni viene annullato, viene meno la ‘continuità’ richiesta dalla norma. Di conseguenza, l’accertamento per l’anno residuo perde il suo presupposto legale e diventa illegittimo. L’avviso di accertamento cristallizza la pretesa, ma la sua validità è soggetta alla verifica giudiziale. Se tale verifica fa cadere uno dei pilastri su cui si fonda l’accertamento (in questo caso, la contestazione sul primo anno), crolla l’intera struttura.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela al contribuente contro un uso non corretto del redditometro. La decisione sottolinea che i requisiti previsti dalla legge per l’accertamento sintetico devono essere rigorosamente rispettati non solo al momento dell’emissione dell’atto, ma devono ‘resistere’ anche alla prova del contenzioso. L’annullamento della pretesa per un anno ha un effetto a catena, invalidando anche quella per l’anno successivo e rendendo di fatto l’intero redditometro nullo. Per i contribuenti, ciò significa che una difesa efficace su una singola annualità può essere decisiva per far cadere l’intera pretesa fiscale basata su questo specifico strumento presuntivo.

Quando un accertamento basato sul redditometro è considerato nullo?
Secondo la Corte, l’accertamento con redditometro (nella versione applicabile al caso) è nullo se non sussiste uno scostamento significativo tra reddito dichiarato e quello accertato sinteticamente per almeno due periodi d’imposta consecutivi.

Cosa succede se l’accertamento per uno dei due anni contestati viene annullato in giudizio?
Se l’accertamento per uno dei due anni viene annullato con pronuncia passata in giudicato, viene meno il requisito della continuità biennale. Di conseguenza, anche l’accertamento per l’anno residuo diventa illegittimo e deve essere annullato.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove valutate dai giudici di merito?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito le prove e le argomentazioni valutate dai giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e non rifare il processo (giudizio di merito).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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