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Redditometro: illegittimo per beni futuri

Un contribuente ha visto il suo reddito ricalcolato dall’Agenzia delle Entrate tramite il “redditometro”, basandosi in parte su un’auto acquistata nel 2006 per l’anno fiscale 2005. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo tale accertamento, stabilendo che un acquisto futuro non può fungere da indicatore di reddito per un anno precedente. La Corte ha precisato che, al massimo, solo un quinto del costo del bene poteva essere imputato al reddito del 2005, conformemente alla normativa sulla ripartizione pluriennale delle spese. Il caso è stato rinviato al giudice di merito per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro: L’acquisto di un bene futuro non giustifica l’accertamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fissato un importante paletto sull’utilizzo del redditometro, lo strumento che consente al Fisco di effettuare un accertamento sintetico del reddito. Il principio chiave è che la capacità di spesa di un contribuente non può essere presunta sulla base di un bene acquistato in un anno successivo a quello oggetto di verifica fiscale. Questa decisione chiarisce i limiti temporali dell’accertamento sintetico, proteggendo il contribuente da presunzioni fiscali errate.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un contribuente che aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2005. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando il redditometro, aveva rideterminato il suo reddito, ritenendolo incongruo rispetto ad alcuni indicatori di spesa. Tra questi, spiccava la proprietà di un’autovettura che, tuttavia, era stata acquistata dal contribuente solo nel febbraio del 2006, ovvero nell’anno successivo a quello accertato.

Il contribuente si era difeso sostenendo di aver coperto le proprie spese con altre disponibilità economiche, tra cui somme derivanti da un’eredità materna e la pensione di invalidità del fratello convivente, di cui era tutore legale. I giudici di merito, tuttavia, avevano respinto le sue argomentazioni, ritenendo che tali somme fossero state destinate ad altri scopi.

La Decisione della Cassazione e i limiti del redditometro

Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, il ricorso del contribuente ha trovato parziale accoglimento proprio sul punto più controverso: l’utilizzo dell’auto come “bene indice” per l’anno 2005. La Corte ha stabilito che l’accertamento era viziato da una falsa applicazione della legge.

I giudici hanno richiamato l’articolo 38 del D.P.R. 600/1973, nella versione applicabile all’epoca dei fatti. Tale norma prevede che le spese per incrementi patrimoniali (come l’acquisto di un’auto) si presumono sostenute con redditi conseguiti, in quote costanti, nell’anno in cui la spesa è stata effettuata e nei quattro anni precedenti. Di conseguenza, per l’acquisto di un’auto nel 2006, solo un quinto del costo poteva essere imputato come reddito presunto per l’anno 2005, e non l’intero importo o generici costi di manutenzione per un bene non ancora posseduto.

La prova contraria e l’uso del redditometro

La Corte ha invece respinto le altre doglianze del contribuente relative alla prova delle proprie disponibilità economiche. I giudici di merito avevano ritenuto, con una valutazione di fatto non sindacabile in sede di legittimità, che la perdurante giacenza di ingenti somme sul conto corrente del contribuente, a fronte delle spese sostenute, fosse un indicatore sufficiente della percezione di redditi non dichiarati. La presunzione del Fisco, in questo caso, ha retto al vaglio della Corte, poiché il contribuente non era riuscito a fornire una prova contraria pienamente convincente sulla destinazione esclusiva dei fondi ereditari e della pensione del fratello ai bisogni di quest’ultimo.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della sentenza risiede nella corretta interpretazione del principio di competenza temporale nell’accertamento sintetico. La presunzione legale su cui si basa il redditometro deve ancorarsi a fatti certi e temporalmente pertinenti. Un bene acquistato nel 2006 non costituisce un “fatto certo” per l’anno 2005 che possa giustificare la presunzione di un maggior reddito in quell’anno. La Corte ha specificato che l’amministrazione finanziaria avrebbe dovuto limitarsi ad applicare la ripartizione della spesa in quinti, attribuendo a ciascuno dei cinque anni (dal 2002 al 2006) una quota del costo d’acquisto. La decisione dei giudici di merito di considerare invece i “costi di manutenzione” per un bene non ancora posseduto è stata definita come un’affermazione priva di fondamento logico e giuridico, integrando un vizio di falsa applicazione della legge.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame. Il nuovo giudizio dovrà attenersi al principio secondo cui un bene acquistato in un anno successivo non può essere utilizzato come indice di capacità contributiva per l’anno precedente, se non nei limiti della ripartizione pluriennale della spesa prevista dalla legge. Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per i contribuenti, ribadendo che l’accertamento basato sul redditometro non può fondarsi su congetture o presunzioni temporalmente slegate dalla realtà dei fatti.

È possibile utilizzare l’acquisto di un bene, come un’auto, per un accertamento con redditometro relativo all’anno precedente l’acquisto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che è illegittimo utilizzare un bene acquistato in un anno successivo come indice di capacità di spesa per l’anno d’imposta precedente. La presunzione deve basarsi su fatti certi e pertinenti a tale anno.

Come viene considerata la spesa per un bene durevole in un accertamento con redditometro?
Secondo la normativa applicabile al caso (art. 38, comma 5, d.P.R. 600/1973), la spesa per un incremento patrimoniale si presume sostenuta con redditi conseguiti in quote costanti nell’anno dell’acquisto e nei quattro precedenti. Pertanto, solo un quinto della spesa può essere attribuito al reddito di ciascuno di questi cinque anni.

La mancata presentazione della dichiarazione dei redditi impedisce l’accertamento sintetico da parte del Fisco?
No. La Corte ha chiarito che l’amministrazione finanziaria ha il diritto di procedere con l’accertamento sintetico anche in caso di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi per verificare l’effettività e la consistenza dei redditi del contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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