LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Redditometro e prova: non basta la disponibilità

La Cassazione, con ordinanza n. 3045/2024, ha rigettato il ricorso di un contribuente contro un accertamento basato sul redditometro. Ha ribadito che per vincere la presunzione di maggior reddito non è sufficiente dimostrare la mera disponibilità di redditi esenti, ma occorre fornire prova documentale su circostanze che colleghino tali somme alle spese contestate, come la durata del loro possesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro e Prova Contraria: Non Basta la Disponibilità di Fondi

Quando le spese superano il reddito dichiarato, scatta l’allarme del Fisco e, spesso, l’accertamento basato sul redditometro. Questo strumento permette all’Agenzia delle Entrate di presumere un reddito maggiore basandosi su elementi come il possesso di auto di lusso o incrementi patrimoniali. Ma come può difendersi il contribuente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3045/2024) ribadisce un principio cruciale: non basta dimostrare di avere avuto a disposizione redditi esenti o già tassati, ma bisogna provare che proprio quelle somme siano state, o avrebbero potuto essere, utilizzate per coprire le spese contestate.

I Fatti di Causa: L’Accertamento Sintetico

Il caso riguarda due coniugi destinatari di avvisi di accertamento per un maggior reddito IRPEF relativo all’anno d’imposta 2006. L’accertamento si fondava sull’applicazione del cosiddetto redditometro, in base al quale l’amministrazione finanziaria aveva rilevato una sproporzione tra i redditi dichiarati e alcuni elementi indicativi di capacità contributiva. Per il marito, gli indici erano la residenza principale, l’acquisto di un’auto di lusso e la sottoscrizione di quote sociali. Per la moglie, la titolarità di un’autovettura e spese per un altro veicolo.

La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione al Fisco, ritenendo che i contribuenti non avessero fornito una prova sufficiente a superare la presunzione di maggior reddito. In particolare, le somme percepite dal marito in anni precedenti o successivi all’acquisto del bene non potevano giustificare la spesa. I coniugi hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di aver assolto il loro onere probatorio dimostrando la disponibilità di provvista esente e che fosse onere del Fisco provare il contrario.

La Prova Contraria nel Redditometro: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del marito (dichiarando invece estinto il giudizio per la moglie, che aveva aderito alla definizione agevolata), consolidando il proprio orientamento in materia di prova contraria nell’accertamento con metodo sintetico.

I giudici hanno chiarito che il redditometro introduce una presunzione legale relativa. Ciò significa che, una volta che il Fisco dimostra l’esistenza di spese o beni indice di una maggiore capacità di spesa, la palla passa al contribuente. Quest’ultimo non può limitarsi ad affermare e dimostrare genericamente di disporre di redditi non imponibili (ad esempio, derivanti da liquidazioni, buoni postali o polizze).

L’Insufficienza della Mera Disponibilità

Il punto centrale della decisione è che la semplice dimostrazione della disponibilità di ulteriori redditi non è sufficiente. Il contribuente è onerato di fornire la prova relativa a ‘circostanze sintomatiche del fatto che ciò sia accaduto o sia potuto accadere’. In altre parole, deve creare un collegamento logico e temporale tra la provvista extra-reddito e le spese che hanno generato l’accertamento.

La Necessità di una Prova Documentale e Circostanziata

La norma (art. 38 del d.P.R. 600/1973, nel testo applicabile al caso) richiede espressamente una ‘prova documentale’ che attesti non solo l’entità di tali eventuali redditi, ma anche la ‘durata’ del relativo possesso. Questo requisito, sottolinea la Corte, ha lo scopo di ancorare a fatti oggettivi la disponibilità economica, permettendo di riferire la maggiore capacità contributiva proprio a quelle somme. Documenti come gli estratti dei conti correnti bancari, ad esempio, possono dimostrare la permanenza di una certa liquidità nel tempo, rendendo plausibile il suo utilizzo per le spese contestate.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando il proprio consolidato orientamento. La disciplina del redditometro impone al contribuente un onere probatorio più stringente della mera dimostrazione di disponibilità economica. È necessario fornire una prova documentale che supporti circostanze di fatto, sia quantitative che temporali, capaci di collegare i redditi esenti alla spesa contestata. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la Commissione Tributaria Regionale avesse correttamente applicato questi principi. La motivazione della sentenza di appello, secondo cui le somme percepite in passato erano state ‘presumibilmente’ usate per finanziare la società di famiglia, è stata interpretata dalla Cassazione non come un’inversione dell’onere della prova, ma come un modo per rafforzare la conclusione che mancasse una prova adeguata dell’utilizzo di tali fondi per le spese personali contestate.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che affrontare un accertamento da redditometro richiede una strategia difensiva precisa e ben documentata. I contribuenti non possono sperare di superare la presunzione del Fisco semplicemente esibendo la quietanza di una somma percepita in un dato momento. È fondamentale essere in grado di dimostrare, con documenti alla mano (come estratti conto completi), che quelle somme sono rimaste nella propria disponibilità per un periodo congruo e che erano quindi utilizzabili per sostenere il tenore di vita o gli investimenti che hanno attirato l’attenzione dell’amministrazione finanziaria. Una lezione importante per una gestione consapevole della propria posizione fiscale e documentale.

In un accertamento basato sul redditometro, è sufficiente per il contribuente dimostrare di possedere redditi esenti o già tassati?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte di Cassazione, il contribuente deve anche fornire una prova documentale su circostanze sintomatiche del fatto che tali redditi siano stati utilizzati, o avrebbero potuto essere utilizzati, per coprire le spese contestate. La mera dimostrazione della loro disponibilità non basta.

Che tipo di prova deve fornire il contribuente per superare la presunzione del redditometro?
Il contribuente deve fornire una prova documentale idonea a dimostrare non solo l’entità degli ulteriori redditi non imponibili, ma anche la ‘durata’ del loro possesso. Questa prova serve a collegare in modo oggettivo (quantitativo e temporale) la disponibilità di tali fondi alla maggiore capacità contributiva accertata. Un esempio di prova idonea sono gli estratti dei conti correnti bancari.

Cosa succede al processo se un contribuente aderisce alla definizione agevolata della controversia?
Se un contribuente presenta domanda di definizione agevolata e l’Agenzia delle Entrate la inserisce nell’elenco delle controversie definite, il giudizio pendente viene dichiarato estinto, come accaduto nel caso di specie per una delle ricorrenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati