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Redditometro e prova: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9021/2024, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che un accertamento basato sul redditometro è illegittimo se l’Amministrazione non fornisce una prova certa della disponibilità del bene indice (in questo caso un’imbarcazione) in capo al contribuente. La semplice indicazione del bene nell’avviso di accertamento non costituisce prova, ribadendo che l’onere probatorio iniziale spetta al Fisco.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro e Onere della Prova: La Cassazione Blocca l’Accertamento Indimostrato

L’utilizzo del redditometro da parte dell’Amministrazione Finanziaria è uno strumento potente ma non infallibile. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta sull’onere della prova, stabilendo che un accertamento sintetico non può fondarsi su mere presunzioni non supportate da prove concrete. La decisione sottolinea un principio fondamentale: prima di poter chiedere al contribuente di giustificare le proprie spese, è il Fisco a dover dimostrare in modo certo i fatti su cui basa le sue pretese.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Basato su una Presunzione

La vicenda trae origine da un controllo fiscale nei confronti di un contribuente che non aveva presentato la dichiarazione dei redditi per l’anno 2009. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando il redditometro, aveva individuato una presunta capacità di spesa derivante dal possesso di un’autovettura e, soprattutto, dalla comproprietà di un’imbarcazione a vela di quasi 23 metri.

Sulla base di questi elementi, l’Amministrazione Finanziaria emetteva un avviso di accertamento. Il contribuente impugnava l’atto, negando fermamente di essere proprietario o di avere la disponibilità di alcuna imbarcazione. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale dava torto al cittadino, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, annullando l’accertamento. Secondo i giudici d’appello, l’Agenzia non aveva fornito alcuna prova effettiva della comproprietà o della disponibilità del bene indice, un presupposto essenziale per l’accertamento sintetico.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’uso del Redditometro

L’Agenzia delle Entrate ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo di poter utilizzare qualsiasi tipo di informazione per fondare l’accertamento e che la semplice indicazione del bene nell’atto impositivo fosse sufficiente a invertire l’onere della prova in capo al contribuente.

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso del Fisco, confermando la decisione dei giudici d’appello. Il punto centrale della pronuncia è la riaffermazione del corretto funzionamento dell’onere probatorio in materia di redditometro.

Le Motivazioni: Non Basta Affermare, Bisogna Provare

La Corte ha chiarito che, sebbene sia vero che per l’accertamento sintetico è sufficiente la mera disponibilità del bene (non necessariamente la proprietà formale), tale disponibilità deve essere provata dall’Amministrazione Finanziaria. I giudici hanno definito l’argomentazione del Fisco, secondo cui la prova consisterebbe nella semplice menzione del bene nei prospetti dell’avviso di accertamento, come palesemente insufficiente e autoreferenziale.

In altre parole, non si può provare un fatto semplicemente affermandolo in un atto amministrativo. L’onere della prova iniziale grava sempre e comunque sull’Ente impositore, il quale deve assicurare al processo elementi certi e concreti che dimostrino il collegamento tra il contribuente e il bene indice. Solo una volta che il Fisco ha assolto a questo compito, la palla passa al contribuente, che avrà l’onere di dimostrare che le spese sono state sostenute con redditi esenti, già tassati o legalmente esclusi dalla base imponibile.

In questo caso, l’Agenzia delle Entrate non ha fornito alcuna prova che il contribuente avesse la disponibilità, anche solo parziale, dell’imbarcazione. Di conseguenza, l’intero castello accusatorio è crollato perché privo delle fondamenta probatorie richieste dalla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Contribuenti e Fisco

Questa ordinanza consolida un importante baluardo a tutela del contribuente. L’accertamento sintetico tramite redditometro è legittimo, ma non può trasformarsi in un processo alle intenzioni basato su dati non verificati. Il Fisco ha il dovere di condurre indagini accurate e di portare in giudizio prove solide prima di poter presumere un reddito maggiore.

Per i contribuenti, la decisione rappresenta una garanzia fondamentale: un accertamento fiscale deve poggiare su basi fattuali concrete e dimostrate. Di fronte a pretese basate su presupposti indimostrati, è non solo legittimo ma doveroso difendere le proprie ragioni, come ha fatto con successo il protagonista di questa vicenda.

L’Amministrazione Finanziaria può basare un accertamento con redditometro su una semplice presunzione di possesso di un bene?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’Amministrazione Finanziaria ha l’onere di provare in modo certo la disponibilità del bene indice (es. un’imbarcazione) in capo al contribuente. La semplice indicazione del bene nell’avviso di accertamento non è una prova sufficiente.

Per un accertamento sintetico è necessario dimostrare la proprietà del bene o è sufficiente la sua disponibilità?
È sufficiente dimostrare la mera disponibilità del bene. Tuttavia, la Corte chiarisce che anche questa disponibilità deve essere provata concretamente dall’Ente impositore e non può essere solo presunta.

Su chi ricade l’onere della prova iniziale in un accertamento basato sul redditometro?
L’onere della prova iniziale ricade sull’Amministrazione Finanziaria. Essa deve dimostrare la sussistenza degli elementi certi (i “beni indice”) che indicano una capacità di spesa superiore al reddito dichiarato. Solo dopo tale prova, l’onere si sposta sul contribuente, che dovrà giustificare la provenienza delle somme utilizzate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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