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Redditometro: è presunzione legale, non semplice

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31376/2024, ha stabilito che l’accertamento basato sul redditometro si fonda su una presunzione legale relativa, non su una presunzione semplice. Di conseguenza, l’onere di dimostrare che il reddito presunto non esiste o è inferiore spetta interamente al contribuente. Il caso riguardava un contribuente a cui era stato contestato un maggior reddito per gli anni 2006, 2007 e 2008 sulla base della disponibilità di immobili, auto e un cavallo. La Corte ha cassato la decisione della Commissione Tributaria Regionale che aveva erroneamente alleggerito l’onere probatorio del contribuente, ribadendo che quest’ultimo deve fornire una prova documentale specifica sull’origine e l’utilizzo di eventuali redditi non imponibili.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro: la Cassazione conferma la presunzione legale

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per i contribuenti: la natura e l’efficacia del redditometro. Questo strumento, utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per l’accertamento sintetico del reddito, si basa su una presunzione legale. Ciò significa che l’onere di dimostrare la legittimità del proprio tenore di vita, qualora questo appaia sproporzionato rispetto al reddito dichiarato, ricade interamente sul cittadino. L’ordinanza n. 31376 del 2024 chiarisce in modo definitivo la ripartizione dell’onere probatorio, rafforzando la posizione del Fisco.

Il Caso: Accertamento Sintetico e Redditometro

Un contribuente si è visto recapitare tre avvisi di accertamento per gli anni d’imposta 2006, 2007 e 2008. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando il metodo sintetico, aveva rideterminato il suo reddito complessivo basandosi sulla disponibilità di beni che indicavano una capacità contributiva superiore a quella dichiarata. Nello specifico, gli indici presi in considerazione erano il possesso di immobili, autovetture e un cavallo.

Il contribuente ha impugnato gli avvisi, ma il ricorso è stato inizialmente respinto dalla Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha accolto l’appello del contribuente, ritenendo che la prova fornita (la disponibilità di risorse finanziarie) fosse sufficiente a superare la presunzione del Fisco. Secondo la CTR, l’accertamento da redditometro si basava su una ‘presunzione semplice’, che necessitava di ulteriori prove da parte dell’Amministrazione Finanziaria. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione avverso tale decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: il redditometro non dà luogo a una presunzione semplice, bensì a una presunzione legale relativa.

Questa distinzione è fondamentale:

* Presunzione Semplice: Richiede che l’Amministrazione Finanziaria fornisca ulteriori elementi di prova per corroborare l’accertamento.
* Presunzione Legale: Inverte l’onere della prova. Una volta che il Fisco dimostra l’esistenza dei fatti-indice (es. il possesso di un’auto di lusso), spetta esclusivamente al contribuente fornire la prova contraria.

Redditometro e l’Onere della Prova a Carico del Contribuente

La Corte ha chiarito che il contribuente non può limitarsi a dimostrare genericamente di avere avuto a disposizione ulteriori redditi (esenti o soggetti a ritenuta alla fonte). È necessario un passo in più: deve fornire una prova documentale che attesti non solo l’entità di tali redditi e la durata del loro possesso, ma anche che siano stati effettivamente utilizzati per coprire le spese contestate.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come la CTR abbia commesso un error in iudicando (errore di giudizio) nel qualificare la presunzione del redditometro come semplice. Il sistema delineato dall’art. 38 del d.P.R. n. 600/1973 dispensa l’Amministrazione da qualunque ulteriore prova rispetto alla dimostrazione dell’esistenza dei fattori-indice di capacità contributiva.

Secondo la Cassazione, è la legge stessa a collegare al fatto certo (la disponibilità di certi beni) la presunzione dell’esistenza di una capacità contributiva adeguata. Il giudice tributario, una volta accertata la sussistenza di tali beni, non può privarli del loro valore presuntivo. Può solo valutare la prova contraria offerta dal contribuente.

Inoltre, la Corte ha specificato che la prova contraria deve essere rigorosa. Non basta allegare l’esistenza di disponibilità finanziarie, ma bisogna dimostrare con documenti (come estratti di conti correnti) l’origine di tali somme e il loro effettivo impiego per il mantenimento dei beni-indice. Anche la distinzione fatta dalla CTR tra cavallo da corsa e da passeggiata è stata ritenuta irrilevante, poiché la normativa non prevede tale distinguo ai fini dell’accertamento sintetico.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce la forza probatoria dello strumento del redditometro. Per i contribuenti, ciò si traduce in un onere probatorio particolarmente stringente. In caso di accertamento sintetico, non è sufficiente affermare di avere altre fonti di reddito; è indispensabile documentare in modo preciso e circostanziato come queste risorse abbiano finanziato il tenore di vita che ha dato origine alla contestazione del Fisco. Questa pronuncia consolida un orientamento che mira a rendere più efficace la lotta all’evasione, ponendo sul contribuente la responsabilità di giustificare in modo trasparente e documentato eventuali discrepanze tra reddito dichiarato e capacità di spesa manifestata.

Che tipo di presunzione legale stabilisce il redditometro?
Il redditometro stabilisce una ‘presunzione legale relativa’. Questo significa che, una volta che l’Agenzia delle Entrate dimostra la disponibilità di beni indicativi di capacità di spesa (come auto, immobili, etc.), si presume legalmente l’esistenza di un reddito superiore a quello dichiarato. La presunzione è ‘relativa’ perché il contribuente può fornire una prova contraria.

Su chi ricade l’onere della prova in un accertamento basato sul redditometro?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. Non è l’Amministrazione Finanziaria a dover trovare ulteriori prove per sostenere l’accertamento, ma è il contribuente a dover dimostrare, con prove documentali, che il maggior reddito presunto non esiste o è inferiore.

Quale tipo di prova deve fornire il contribuente per contestare l’accertamento da redditometro?
Il contribuente deve fornire una prova documentale specifica. Non è sufficiente dimostrare la mera disponibilità di redditi esenti o già tassati alla fonte. È necessario documentare l’entità di tali redditi, la durata del loro possesso e, soprattutto, che siano stati effettivamente utilizzati per coprire le spese e il mantenimento dei beni che hanno generato l’accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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