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Redditometro: contraddittorio e onere della prova

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in materia di accertamento con redditometro, il contraddittorio preventivo non è obbligatorio per le annualità antecedenti al 2009. Inoltre, ha ribadito che la documentazione non prodotta in fase pre-accertativa è inutilizzabile in giudizio e che spetta al contribuente fornire una prova rigorosa e documentata per superare le presunzioni dell’amministrazione finanziaria.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro: La Cassazione detta le regole su contraddittorio e onere della prova

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso di accertamento fiscale basato sul redditometro, fornendo chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali: l’obbligatorietà del contraddittorio preventivo e l’onere della prova a carico del contribuente. La decisione ribalta le sentenze dei gradi precedenti e fissa principi importanti per la difesa del contribuente in questo tipo di contenziosi.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Basato su Spese e Investimenti

L’Agenzia delle Entrate aveva notificato a un contribuente due avvisi di accertamento sintetico per gli anni 2007 e 2008, contestando un reddito significativamente superiore a quello dichiarato. L’accertamento si basava su importanti incrementi patrimoniali, tra cui l’acquisto di azioni per un valore complessivo di 900.000 euro, un conferimento in denaro per la costituzione di una società e l’acquisto di un’autovettura.

Il contribuente aveva impugnato gli atti, sostenendo che le somme utilizzate per gli investimenti provenissero da donazioni dei familiari e che il Fisco non avesse tenuto conto del reddito familiare complessivo. Le Commissioni Tributarie di primo e secondo grado avevano accolto le ragioni del contribuente, annullando gli accertamenti, in particolare la Commissione Tributaria Regionale aveva rilevato un difetto di contraddittorio preventivo. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto tre dei cinque motivi di ricorso presentati dall’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame.

Redditometro e Contraddittorio Preventivo: Un Obbligo non Retroattivo

Il punto centrale della decisione riguarda il contraddittorio preventivo. La Cassazione ha stabilito che la Commissione Tributaria Regionale ha errato nel ritenerlo obbligatorio per gli anni d’imposta 2007 e 2008. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di instaurare un contraddittorio in materia di redditometro è stato introdotto solo con la riforma del D.L. n. 78/2010 e si applica esclusivamente agli accertamenti relativi ai periodi d’imposta successivi al 2009. Per gli anni precedenti, tale obbligo generalizzato non sussisteva, se non in casi specifici non ricorrenti nella vicenda.

L’Inammissibilità dei Documenti Tardivi

Un altro motivo di accoglimento riguarda l’inutilizzabilità dei documenti presentati dal contribuente solo in sede giudiziale. L’Agenzia aveva lamentato che il giudice di merito non si fosse pronunciato sulla richiesta di dichiarare inammissibile la documentazione prodotta per la prima volta in giudizio, in violazione dell’art. 32 del d.P.R. 600/1973. Questa norma sanziona con la preclusione processuale la mancata esibizione di documenti richiesti dall’Ufficio in fase amministrativa. La Corte ha ritenuto fondata la doglianza, affermando che il giudice del rinvio dovrà valutare l’ammissibilità di tale documentazione alla luce di questo principio.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Infine, la Corte ha accolto il motivo relativo alla violazione delle norme sulla prova. Il redditometro introduce una presunzione legale relativa: una volta che il Fisco dimostra la disponibilità di certi beni o spese, si presume l’esistenza di un reddito superiore. Spetta al contribuente superare questa presunzione. La Cassazione ha ritenuto che le prove fornite dal contribuente (dichiarazioni di moglie e figlia sull’esistenza di donazioni, estratti conto che mostravano assenza di movimenti finanziari) non fossero sufficienti. Tali prove, secondo la Corte, non dimostravano in modo rigoroso e documentato che gli incrementi patrimoniali fossero stati finanziati con redditi esenti o già tassati.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato le sue decisioni sulla base di un consolidato orientamento giurisprudenziale. Sul contraddittorio, ha ribadito la portata non retroattiva della normativa introdotta nel 2010, circoscrivendo l’obbligo di interlocuzione preventiva ai soli casi espressamente previsti dalla legge per gli anni anteriori. Riguardo alla preclusione documentale, la Corte ha sottolineato la funzione di leale collaborazione tra fisco e contribuente sottesa all’art. 32, la cui violazione comporta la sanzione dell’inutilizzabilità in giudizio, rilevabile anche d’ufficio. Infine, sull’onere della prova, i giudici hanno specificato che il contribuente non può limitarsi a dimostrare una generica disponibilità di ulteriori redditi, ma deve fornire una prova documentale su ‘circostanze sintomatiche del fatto che ciò sia accaduto o sia potuto accadere’, ancorando la disponibilità economica a fatti oggettivi e temporalmente definiti, idonei a giustificare la spesa contestata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi. In primo luogo, conferma che per gli accertamenti con redditometro relativi ad annualità antecedenti al 2009, la mancata attivazione del contraddittorio preventivo non è, di per sé, un motivo di invalidità dell’atto. In secondo luogo, evidenzia l’importanza cruciale della fase pre-contenziosa: rispondere in modo completo ed esauriente alle richieste del Fisco è fondamentale, poiché i documenti omessi non potranno, di regola, essere utilizzati in un eventuale giudizio. Infine, la decisione ribadisce il rigore richiesto nella prova contraria: per vincere la presunzione del redditometro, il contribuente deve fornire prove documentali precise e circostanziate, in grado di dimostrare non solo la disponibilità di fondi alternativi, ma anche il loro effettivo utilizzo per le spese contestate.

Il contraddittorio preventivo è sempre obbligatorio per gli accertamenti basati sul redditometro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di contraddittorio preventivo per gli accertamenti con redditometro si applica solo a partire dal periodo d’imposta 2009, a seguito della modifica normativa introdotta dal D.L. n. 78/2010. Per gli anni precedenti, come il 2007 oggetto della sentenza, tale obbligo non era previsto in via generale.

È possibile presentare per la prima volta in tribunale documenti che il Fisco aveva richiesto in fase di controllo ma che non sono stati forniti?
Di norma, no. La sentenza conferma che la mancata risposta alle richieste dell’Amministrazione finanziaria in fase procedimentale comporta l’inutilizzabilità dei dati e dei documenti non forniti nel successivo processo. Tale preclusione può essere superata solo se il contribuente dichiara e dimostra di non aver potuto adempiere per causa a lui non imputabile.

Quale tipo di prova deve fornire il contribuente per contestare un accertamento da redditometro?
Il contribuente deve fornire una prova documentale rigorosa e specifica che dimostri che le spese o gli investimenti contestati sono stati finanziati con redditi esenti, già tassati alla fonte o derivanti da altre disponibilità non imponibili. Non è sufficiente una generica dimostrazione di disponibilità economica o dichiarazioni di terzi; è necessario provare con fatti oggettivi e documentati la connessione tra le fonti di reddito alternative e le specifiche spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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