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Redditometro: come fornire la prova contraria

Una contribuente ha subito un accertamento fiscale sintetico basato sul Redditometro, a causa di spese per veicoli e immobili ritenute sproporzionate rispetto al reddito dichiarato. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6188/2024, ha accolto il ricorso della contribuente, stabilendo un principio fondamentale sull’onere della prova. Per contrastare la presunzione del Fisco, è sufficiente che il contribuente dimostri di aver avuto la disponibilità di ulteriori somme (derivanti, ad esempio, dalla vendita di beni) durante il periodo d’imposta, non essendo necessario provare l’impiego specifico di tali fondi per coprire le spese contestate. La Corte ha cassato la sentenza precedente e rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Redditometro: la Cassazione chiarisce l’onere della prova

L’accertamento basato sul Redditometro rappresenta da sempre uno degli strumenti più discussi a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria. Con l’ordinanza n. 6188 del 7 marzo 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui confini della prova contraria che il contribuente è tenuto a fornire, stabilendo un principio di fondamentale importanza pratica: è sufficiente dimostrare la disponibilità di fondi, non anche il loro specifico utilizzo.

I Fatti del Caso: un Accertamento da Redditometro

Il caso ha origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate recuperava a tassazione una maggiore IRPEF per l’anno d’imposta 2007 nei confronti di una contribuente. L’accertamento era di tipo sintetico, basato sull’applicazione del Redditometro, ai sensi dell’art. 38 del d.p.r. 600/1973.

Il Fisco aveva riscontrato una significativa incongruenza tra il reddito dichiarato e alcuni beni-indice di capacità contributiva, nello specifico due veicoli e due immobili a disposizione della contribuente. Sebbene le commissioni tributarie di primo grado avessero dato ragione alla contribuente, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, confermando la pretesa del Fisco. Di qui il ricorso in Cassazione.

La Prova Contraria e i Limiti del Redditometro

Il cuore della controversia verteva sulla natura e sui limiti della prova che il contribuente deve fornire per superare la presunzione legale di maggior reddito posta dal Redditometro. La contribuente sosteneva di aver avuto a disposizione ingenti somme di denaro, oltre un milione di euro, derivanti dalla cessione di opere d’arte da parte del marito, avvenuta proprio nelle annualità oggetto di accertamento.

La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, aveva ritenuto tale prova insufficiente, affermando che la contribuente non aveva dimostrato che quelle somme fossero state effettivamente utilizzate per sostenere le spese contestate e non, invece, per altri investimenti. Inoltre, il giudice d’appello non aveva adeguatamente motivato la sua decisione sui costi relativi ai veicoli e alla disponibilità degli immobili.

La Decisione della Cassazione sull’Onere della Prova

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso relativi alla violazione dell’art. 38 del d.p.r. 600/1973 e al difetto di motivazione. I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato, cruciale per la difesa del contribuente negli accertamenti basati sul Redditometro.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che, per vincere la presunzione del Fisco, il contribuente deve fornire la prova contraria documentale circa la disponibilità di redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte. Questa prova, tuttavia, non si estende fino a dover dimostrare lo specifico collegamento tra la provvista finanziaria e le singole spese che costituiscono gli indici di capacità contributiva.

In altre parole, non è sufficiente dimostrare di aver incassato una somma di denaro in un singolo momento, ma è necessario provare che tale somma sia rimasta nella disponibilità del contribuente per un periodo congruo a giustificare il tenore di vita. Una volta dimostrata l’esistenza e la permanenza di tali disponibilità finanziarie, non è onere del contribuente provare che non siano state utilizzate per altri scopi (come l’acquisto di altre opere d’arte, come erroneamente sostenuto dalla CTR). È un errore, secondo la Corte, porre a carico del contribuente una prova così onerosa, quasi una “probatio diabolica”, di un fatto negativo.

La sentenza impugnata è stata quindi cassata perché:
1. Non ha fornito alcuna motivazione sulla congruità dei costi dei veicoli e sulla disponibilità degli immobili.
2. Ha erroneamente ritenuto insufficiente la prova della disponibilità di ingenti somme, richiedendo anche la prova del loro specifico utilizzo per le spese contestate.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio garantista a favore del contribuente. Di fronte a un accertamento da Redditometro, l’onere probatorio si ferma alla dimostrazione di aver posseduto, per un periodo di tempo adeguato, risorse finanziarie (provenienti da redditi esenti, vendite, donazioni, etc.) sufficienti a coprire la differenza tra il reddito accertato e quello dichiarato. Non spetta al cittadino tracciare ogni singolo euro speso, ma solo dimostrare di avere avuto i mezzi per sostenere quel determinato tenore di vita. La palla passa quindi al giudice di rinvio, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo fondamentale principio di diritto.

In un accertamento con Redditometro, cosa deve dimostrare il contribuente per difendersi?
Il contribuente deve dimostrare la disponibilità di redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta (ad esempio redditi esenti, soggetti a ritenuta alla fonte, o derivanti da vendite) che possano giustificare le spese contestate. È necessario provare non solo l’esistenza di tali somme, ma anche la loro disponibilità per un periodo congruo.

È sufficiente dimostrare di aver avuto una somma di denaro in un certo momento per giustificare le spese contestate dal Fisco?
No, non è sufficiente. La Corte specifica che la mera prova della presenza di una somma in un dato momento non è significativa, poiché potrebbe essere stata immediatamente reinvestita. Il contribuente deve dimostrare la durata del possesso, ovvero che le somme sono rimaste a sua disposizione per finanziare le spese durante il periodo d’imposta.

Il contribuente deve provare come ha speso i soldi derivanti da redditi esenti per vincere contro il Redditometro?
No. Secondo la Corte, una volta provata la disponibilità di fondi sufficienti, non è onere del contribuente dimostrare che tali somme non siano state utilizzate per altri scopi (es. altri investimenti). Richiedere questa ulteriore prova sarebbe un errore e un onere eccessivo per il contribuente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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